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LA POSSESSIONE

Quando nacque Annelise Michel, meglio conosciuta, con la recente trasposizione cinematografica della sua storia, come Emily Rose, nel 1952, nessuno avrebbe mai immaginato la terribile vita e l’atroce morte, che la povera ragazza, avrebbe dovuto affrontare ventiquattro anni dopo…

L’incredibile storia di Annelise, una giovane ragazza tedesca, inizia all’età di sedici anni. Fino a quel momento la giovane, ebbe un’esistenza serena, dedita allo studio e alle classiche attività religiose di una buona cristiana. 
Nell’autunno del 1968, si manifestarono in lei strane crisi epilettiche, mai avute prima, cadendo in stati convulsivi indomabili che nessun farmaco somministratole, riuscì a placare.
Il periodico manifestarsi di tali stadi, accompagnati da profonda depressione emotiva, spinsero la giovane a raccontare che, spesso, durante le sue preghiere, era solita avere delle visioni. Puntualmente queste manifestazioni, sfociavano nello stato catatonico in cui poi cadeva, vittima di strane creature demoniache che le ripetevano frasi agghiaccianti come “Bollerai all’inferno!”

Passarono altri anni, fino al 1973 quando i genitori della povera ragazza decisero di rivolgersi al parroco della loro chiesa per chiedere un esorcismo, poiché nessuna delle cure ebbe esito positivo.
La risposta della chiesa fu un secco no!
Le motivazioni furono imputate all’inclassificabilità del fenomeno nella sfera delle possessioni demoniache. Alle manifestazioni convulsive della giovane, mancavano infatti, elementi essenziali, a detta della chiesa, perché potesse essere sottoposta ad un esorcismo.
In Annelise non c’era avversione per i simboli sacri, non aveva la capacità di parlare lingue arcaiche e/o sconosciute dal soggetto, non si manifestavano capacità “paranormali” tipiche degli indemoniati come la levitazione e la telecinesi.
L’apporto del parroco fu allora quello di suggerire alla famiglia di continuare, affidandosi ai medici esperti, le cure psichiatriche.

Ma più il tempo passava più il comportamento di Annaliese non cambiava, anzi, un disgustoso peggioramento del suo stato, la spinse a passare molto tempo sdraiata per terra cibandosi di ragni, insetti, strappandosi i vestiti, ferendosi da sola e bevendo la sua stessa urina. In vista del precipitarsi della situazione, il parroco, ormai convinto e pieno di rammarico, decise, nel 1975, di chiedere al Vescovo Josef Stangl di prendere visione del caso ed acconsentire affinché lui stesso, insieme a Padre Arnold Renz, esercitassero un esorcismo sulla ragazza.

L’esorcismo avvenne con il rito canonico risalente al 17° secolo conosciuto con il nome di “Rituale Romanum”. I sacerdoti furono però costretti a ripeterlo più e più volte, poiché la ragazza mostrava avere dentro di sé più demoni e non uno solo. Alla fine, Annelise riuscì a riprendere una vita semi normale, completando gli studio presso il liceo della sua città. Le manifestazioni demoniache però, non terminarono, il loro ripetersi fu soltanto affievolito dagli esorcismi continuamente praticati su di lei. 
Questo continuo rituale causò nella ragazza, delle fratture alle ginocchia a causa del continuo genuflettersi durante la pratica esorcistica, inginocchiandosi centinaia a e centinaia di volte. Ogni settimana, il rito diventava sempre più difficile da ripetersi poiché la ragazza, con una forza innaturale, necessitava addirittura di più uomini per essere tenuta ferma. Divenne inoltre, inappetente, oltre a cadere sovente in paralisi momentanee e stati di incoscienza.

Il precipitarsi delle sue condizioni fisiche sfociò in una terribile polmonite. Il 30 giugno del 1976 Annelise non aveva neanche più la forza di inginocchiarsi. Chiese allora l’assoluzione al suo esorcista e, il giorno dopo, viene trovata morta.

La strana morte della giovane, comportò l’apertura di un’indagine per omicidio ed omissione di soccorso, ai danni dei genitori della ragazza e dei due sacerdoti coinvolti nelle pratiche di esorcismo.
Un ruolo fondamentale ebbero i medici che seguirono in cura la ragazza durante i primi anni della sua malattia, i quali confermarono che le manifestazioni in esame erano da attribuirsi ad un comportamento psicotico della ragazza e non a cause demoniache o sovrannaturali.
La diagnosi dei medici fu: epilessia del lobo temporale.

Alla fine dell’inchiesta, Josef e Anna Michel, genitori della ragazza, e i due sacerdoti, vennero condannati per omicidio colposo per negligenza e omissione di soccorso, a sei mesi di carcere. 
La corte ritenne che gli accusati avrebbero dovuto aiutare la ragazza, esortandola e, se fosse stato necessario, costringendola a sottoporsi a trattamenti clinici.
I sacerdoti furono accusati di aver convinto la ragazza, con il loro comportamento, a ritenersi posseduta, fino a rifiutare le cure cliniche. 
Poco dopo il verdetto, una commissione di vescovi tedeschi decretò che il caso di Anneliese Michel non poteva definirsi di "possessione". 
Undici anni dopo la morte, il corpo di Annelise venne riesumato per accertare che il decesso fosse stato causato da morte “naturale”.

Il caso sembra chiuso e fine a sé stesso, ma molto spesso situazioni simili a questa, si riscontrano in pazienti affetti da attacchi di epilessia del lobo temporale. Tale malattia provoca una sensazione di distacco dalla realtà, allucinazioni visive o acustiche transitorie, comportamento aggressivo, senso di spersonalizzazione, false sensazioni, turbe emotive e paranoia.

La possessione demoniaca, per fortuna non così diffusa, ha caratteristiche simili nel comportamento del paziente, ma diverse da un punto di vista soprannaturale. Infatti si escludono dalla categoria degli indemoniati tutte quelle persone si giustificano dicendo che sono stati costretti o spinti dalle mani del diavolo, a compiere delitti o azioni malvagie, ai danni di innocenti. 
Posso invece catalogare come possibili indemoniati quelli che, come classifica anche la Chiesa, dimostrano strani ed inequivocabili comportamenti come:

- avversione ad oggetti e simboli sacri o consacrati (crocifissi, libri di preghiere, acqua santa, ostia consacrata), con la conseguente capacità di distinguere quelli consacrati da quelli non ancora consacrati, a completa insaputa del presunto indemoniato (ad esempio, la capacità di distinguere acqua consacrata manifestando reazioni estreme, e mantenere un comportamento equilibrato di fronte ad acqua normale).

- Capacità di esprimersi e parlare una lingua antica o comunque ignara al soggetto in situazione di non possessione.

- Resistenza a qualsiasi psicofarmaco o sonnifero solo durante la possessione

- Forza fisica straordinaria durante la possessione.

Un elemento citato spesso nelle interviste di Padre Amorth riguardo alle caratteristiche degli indemoniati:
"Non c'è dubbio che siano i giovani i più colpiti da Satana. Pure gli anziani, quando vengono da noi, sono stati colpiti quasi sempre da giovani. Anche perché la causa principale della possessione, nel 90% dei casi, è il maleficio: ovvero un male commissionato da un'altra persona a un mago legato a Satana. E i giovani sono per natura più esposti alle vendette, per esempio, cosi come più curiosi delle pratiche occultistiche, tipo sedute spiritiche o sette sataniche".
Non esistono testimonianze riguardo certe pratiche svolte da Annelise, né di persone che avrebbero potuto maledire la ragazza.

La complessità della nostra mente, un labirinto ancora tutto da percorrere, ha sempre bisogno di essere toccato con cura e guidato nel modo più equilibrato possibile. Ciò non vuol dire che il diavolo non esista, anzi, è un’entità fine, da non sottovalutare e da trattare con il dovuto rispetto, per non esserne vittima innocente…
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FOTO POSTMORTEM

Sin dalle epoche più antiche l'uomo ha sempre allontanato da sé il timore della morte per mezzo di rituali e particolari cure riservate ai defunti, nell'intento di aiutarli a compiere il loro viaggio verso l'oltretomba e non infastidire i vivi dai quali la morte li aveva ineluttabilmente distaccati.
Il dolore per la perdita della persona cara ha sempre spinto gli uomini di tutte le culture e di tutti i tempi ( pare che già i Neanderthal seppellissero i loro morti lasciando vicino alle tombe simboli ed amuleti ) a prendersi cura delle salme e associando il fenomeno della morte a quello del sonno.
Non di rado, infatti, i cadaveri venivano posti nelle fosse, sui catafalchi funebri o sulle pire, come se stessero dormendo un sonno profondo...difatti la posizione orizzontale è generalmente assunta dall'uomo mentre riposa ( o quando è morto ); mentre cioè il suo corpo è inattivo.
Il dormiente non interagisce con il mondo esterno, nel sonno persino i parametri vitali rallentano e questo ricorda molto da vicino come il morto appare agli occhi di chi lo guarda: un individuo assorto, distaccato dalla realtà che lo circonda. Così come l'uomo che dorme è immerso nel mondo dei sogni, il morto è proiettato nel mondo ultraterreno. Per gli antichi, infatti, i sogni erano messaggi divini, direttamente provenienti dal sovrannaturale. Ricordiamo, ad esempio, l'episodio biblico narrato nella Genesi in cui Giuseppe, figlio di Giacobbe, interpretava gli angoscianti sogni del faraone; o ai “libri dei sogni” degli antichi egizi, giunti fino a noi per mezzo di alcuni papiri conservatisi...per non parlare poi della grande considerazione in cui i sogni erano tenuti dai popoli cosiddetti animisti e non solo.
Se quindi le visioni notturne, talvolta enigmatiche, talaltra terribili, accompagnavano il dormiente nel suo misterioso stato di isolamento dal mondo materiale ( un isolamento temporaneo ), di sicuro il defunto doveva potersi spingere ancora più in là, abbandonato definitivamente dal suo spirito che era migrato verso qualche universo spirituale e remoto, inaccessibile ai vivi.
A prescindere da quello che potesse accadere all'anima del caro estinto, in viaggio verso l'aldilà, spesso immaginato come una riproduzione del mondo terreno di gran lunga perfezionato, o talvolta come un mondo puramente spirituale, quello che più premeva a coloro che rimanevano in vita era il dolore straziante che la separazione provocava loro; l'incapacità di accettare che la persona amata non ci fosse più.
Tutti i rituali funebri, la cura della salma, le preghiere, le offerte al defunto, altro non sono state ( ed altro non sono ) in tutte le culture umane, che un modo per elaborare il lutto, cercare di dare alla perdita della persona cara un senso che la renda accettabile. Tra i dolori umani quello del lutto è sicuramente uno dei peggiori e dei più difficili da superare; la consapevolezza che la nostra vita ha un tempo limitato e il mistero di cosa potrebbe esserci dopo, ammesso che ci sia, angosciano da sempre l'essere umano che spesso ha trovato conforto nelle convinzioni di tipo religioso che tendono a dare rassicurazioni riguardo al fatto che con la morte non si assiste ad una fine, ma che si tratta sostanzialmente della chiusura di un ciclo e l'inizio di un altro in cui l'individuo non cessa di esistere, ma va “altrove”, o assume un'altra forma non più fisica pur conservando le caratteristiche intrinseche del suo essere individuo.
Indipendentemente dalle convinzioni di natura escatologica delle persone, la perdita di un familiare, di un amico, di una persona con la quale si sia condiviso un tratto di esistenza, l'accettazione del distacco passa per mezzo di una serie di rituali che comprendono la manipolazione della salma, il contatto reale e materiale con essa come se ancora fosse in vita. Questo implica l'iniziale rifiuto da parte di chi subisce il lutto di considerare la persona cara effettivamente morta.
Quando veniamo colpiti da un lutto, spesso, le reazioni possono essere di due tipi: il rifiutarsi di toccare o vedere la persona morta o, al contrario, il desiderio di starle il più possibile vicino e trattarla come se ancora fosse presente a tutti gli effetti, viva ed esistente.
Spesso nei rituali funebri delle varie culture vi è una componente di convivialità con il defunto, o di condivisione di aspetti festosi e quotidiani. Talvolta si può usare la veglia della salma o il banchetto in una stanza adiacente alla camera del morto che viene lasciata di proposito con la porta aperta affinché il defunto possa “partecipare” insieme a parenti ed amici.
Ogni popolo ha i suoi usi e costumi relativi alla morte, come alla vita.
Vi sono singolari tradizioni del mondo occidentale che spesso sono poco conosciute ai più e, addirittura, non sono ancora state completamente studiate e comprese.
Una di queste è la fotografia post mortem. Pare che questa singolare pratica si sia sviluppata in epoca vittoriana, e comunque intorno alla metà del XVIII secolo. Dal mondo anglosassone sembra poi essersi diffusa anche in alcune parti d'Europa; ad esempio nell'Europa dell'Est ed è rimasta in auge per un secolo. Le fotografie post mortem più recenti risalgono alla prima metà del '900.
Questa usanza consisteva nel ritrarre i defunti poco dopo il decesso, direttamente all'interno della bara posta nella camera ardente, oppure in atteggiamenti del tutto “vitali” e che poco lasciassero intuire del loro effettivo stato di trapassati.
A causa dell'alto tasso di mortalità infantile sono numerosissime le foto post mortem a noi sopraggiunte che ritraggono bambini; questi ultimi spesso venivano fotografati su un divano, a letto, o su un cuscino come se fossero assorti in un sonno profondo, attorniati dai giocattoli preferiti, dai fratelli e, talvolta, dagli animali domestici cui erano stati particolarmente affezionati in vita.
I neonati deceduti durante il parto o nei primi mesi di vita erano tantissimi e spesso venivano fotografati in braccio alla madre, nel lettino o in minuscole bare aperte, adornate di merletti e fiori.
Ma tante sono anche le fotografie che immortalano gli adulti, nei loro abiti migliori, siano essi stati di estrazione umile o benestante. Indipendentemente dai mezzi economici della famiglia, nessuno voleva rinunciare ad una fotografia che riprendesse il caro estinto e ne perpetuasse il ricordo.
In alcuni casi è possibile assistere a composizioni fotografiche di notevole pregio, nelle quali è quasi impossibile riconoscere il morto comodamente seduto ad un tavolo tra i parenti, o addirittura in piedi in compagnia di un familiare.
I fotografi del post mortem dovevano aver sviluppato nel tempo delle abilità considerevoli, non solo nello scatto delle foto, ma anche e soprattutto nella composizione delle salme e dei set.
Ricordiamo che scattare una fotografia a quei tempi era un processo lungo e macchinoso; erano necessari lunghi tempi di posa e non sempre tutto andava per il verso giusto...nulla a che vedere con le macchine digitali, rapide ed indolore a cui siamo abituati oggi!
Tuttavia le tecnologie e le tecniche fotografiche hanno fatto in fretta passi avanti nel corso dell'Ottocento, ma i fotografi dovevano comunque portare con sé un'attrezzatura ingombrante e sicuramente non agevole da trasportare.
Tutto questo unito all'ulteriore abilità che un fotografo che ritraeva morti ( presumo che dovesse essere una vera e propria specializzazione ) doveva avere e cioè quella di comporre le salme in funzione del risultato finale che voleva ottenere. Non so se ci fossero dei compositori di salme specializzati che assistevano il fotografo, magari un vero e proprio staff professionale che si occupava di tutto quello che concerneva l'allestimento del set, ma è assai probabile che gli studi fotografici o i fotografi singoli fossero più che organizzati per assolvere le esigenze dei clienti.
Nei primi anni in cui la fotografia si è diffusa non era molto comune farsi ritrarre visto che si trattava di un processo costoso che non tutti potevano permettersi di sostenere; per questa ragione era frequente che una persona morisse, anche adulta, senza aver mai posato per una foto.

Ma era usanza che la fotografia scattata dopo il trapasso fosse d'obbligo affinché la famiglia potesse conservare un ricordo nitido della persona scomparsa...se poi la foto era composta in maniera tale che il defunto sembrasse ancora vivo, era molto meglio. I fotografi del post mortem erano anche molto abili nel ritoccare i ritratti, dando colorito alle gote delle salme e dipingendo gli occhi aperti sulle palpebre chiuse...una sorta di Photoshop ante litteram, eseguito con pennello e colori direttamente sulle fotografie.
Questo delle fotografie ai morti era un fenomeno assai diffuso e considerato del tutto naturale, a dispetto di come potrebbe apparire ai nostri occhi. In una società come quella vittoriana in cui tutto ciò che non fosse considerato in linea con i severi principi della corona britannica andava rigorosamente censurato, nemmeno la morte poteva essere risparmiata e mostrata liberamente per quella che è, infatti i morti venivano sapientemente camuffati affinché sembrassero ancora vivi.
Una manifestazione molto singolare e curiosa in un secolo non ancora del tutto studiato e approfondito quale l'Ottocento, che sembra però rispecchiare, senza alcuna difficoltà di analisi, l'atavico desiderio umano di sopraffare ed esorcizzare le paure e le sofferenze connesse alla morte.
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IL PASSAGGIO

In India lo Yoga tantrico riconosce nello Yogi un "apertura" virtuale alla sommità del cranio, che deve permettere all' anima di uscire al momento della morte.
Quest' apertura in India si chiama: BRAHMARANDHRA e facilità il passaggio da questo mondo all' altro. 
Inoltre agli Yogi morti si spacca il cranio per agevolare la partenza dello spirito.
A questo uso indiano corrisponde l' usanza europea ed euroasiatica di togliere alcune tegole al tetto o di spezzarle se in casa c'è un agonizzante, che non riesca a morire.
Le tegole non vengono spezzate o rimosse in un punto qualsiasi, ma di norma al centro del tetto, che corrisponde all' ANGOLO SACRO o CENTRO DEL MONDO per il microcosmo individuale.
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ARCANO 3 IMPERATRICE

Il 3 è un numero sacro, è luce.
Al 3° verso del primo capitolo della Genesi, il Signore dice: "Sia la luce" e la luce penetra dei suoi raggi d'oro la renebra dell' increato e il mondo inizia a nascere.
3 il numero della perfezione, in molte religioni vige la Trinità.
Quando il triangolo ha la punta rivolta verso l' alto indica il fuoco e le potenze celesti, con la punta verso il basso significa l' acqua e le potenze infernali.
Il triangolo a punta rivolta verso il basso si usa nei riti mistici e nella frammassoneria esoterica ed exoterica. Con la punta rivolta verso l' alto nei riti indiani personifica il fuoco ( culto di Mahadevi e di Shiva), a punta verso il basso personifica l'acqua nei riti di Visnú.
L' equivalente ebraico del N° 3 è Ghimel.

L' Imperatrice veste una tunica dalmatica Rossa (forza generatrice) su cui porta un mantello Blu (mistero,profondità degli istinti)
L' insieme Rosso-Blu esprime la realizzata unione degli opposti, l' Unità ed il Binario si sono uniti per dare il Ternario, dall' unione della Vergine e dell'Invisibile Sconosciuto è nata la legalizzazione di quella cge era stata anarchia e caos.
Nell' Imperatrice vive il figlio, che in sè possiede due nature, quella del Padre e della Grande Madre.
Mai vi fu un simbolo piú terrestre, carnale e sensuale (e questo è detto dal Rosso della dalmatica e dal Berretto sotto la corona), che grida forza di generazione e istinto.
Ella è intelligenza creatrice, ella è donna perchè le sue ali hanno il colore della carne, ella è puro spirito perchè i suoi capelli bianchi.
L' Imperatrice viene ricordata dai costruttori di cattedrali come "Nostra Signora" (Notre Dame) perchè costoro ritenevano che la Vergine-Madre potesse loro fare da mediatrice con il Grande Architetto dell' Universo nel proteggere la loro fabbrica.
L'Imperatrice vola nel cielo dell' ideale, non può conoscere i confini meschini dei simboli terrestri: l' aquila sul suo scudo è lo spirito di Dio, il globo terracqueo aureo ha la croce come emblema.
Un ramo di mirto venusiano le lega i capelli, su cui è appoggiata una corona di 12 stelle a 6 punte l' una. 7 sono le perle della sua collana, d'oro lo scettro con la punta a forma di globo.
I simboli citati indicano il dominio del macrocosmo.
La Papessa simbolizza lo stato virginico del subcosciente cosmico, ma l'Imperatrice è l'attività produttiva e creativa del subcosciente,una volta che esso viene impregnato dalke idee generatrici del sè.
Il subcosciente controlla tutti i gradi di sviluppo del mondo fenomenico, ecco perchè in divinazione l' Imperatrice viene considerata un moltiplicatore di immagini.
L' Imperatrice è la terra, ma è anche Venere, Dea dell' Amore, simbolo di fertilità.
La Papessa è Iside con il velo, l' Imperatrice è Isise senza velo.
L' Imperatrice è azione, sintesi degli opposti intellettualmente, fisicamente, psichicamente.
Col N° 3 è iniziata l' azione che si concluderà sul piano della realizzazione materiale nell' Imperatore.
L' Imperatrice simboleggia la forza della natura, che si rinnova di continuo.
Sulla Tiara frontale della corona reca un festone a forma di cuore, segno di Amore sia spirituale che fisico.
Sul petto porta una catena d' oro con uno stemma, al cui centro è un triangolo a punta superiore di Fuoco Celeste, che esprime il fuoco di vita umana e divina nel culto di Mahadevi e di Shiva.
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IL FANTASMA DI PALAZZO BUDINI GATTAI A FIRENZE



Un mistero molto interessante aleggia a Firenze. Ci troviamo in via de' Servi dove fiero si erge il Palazzo Budini Gattai. Sembra che durante il medioevo vi abitasse una ricca signora che un giorno, salutando il marito che stava andando in guerra, si affacciò dalla finestra. La povera donna passò le sue giornate attendendo il marito dedicandosi al cucito nella speranza di rivedere presto la sua anima gemella di cui non si seppe più nulla. La donna morì dopo qualche tempo. Un giorno, mentre stavano portando via il corpo, qualcuno "osò" chiudere la finestra scatenando un pandemonio che distrusse i mobili della stanza. L'ira si placò quando la finestra fu riaperta. Da quel giorno la finestra è socchiusa con le persiane alzate.

Immagine tratta da Wikipedia, Autore Zafky
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LA MONTAGNA SPACCATA DI GAETA (LATINA)

La mano del turco - Foto di Montagna Spaccata, GaetaSul promontorio del Monte Orlando a Gaeta, in provincia di Latina, sorge il Santuario della Santissima Trinità altrimenti detto anche Santuario della Montagna Spaccata. Il Santuario fu edificato dai monaci benedettini di Cassino nel secolo XI e sorge in un contesto di estremo interesse e particolarità tanto che si colloca come uno dei più importanti siti esoterici e mistici italiani. Narra la leggenda che alla morte di Cristo il monte si spaccò e proprio attorno al Santuario vi sono tre enormi spaccature verticali nella roccia che cadde a picco sul mare. La prima spaccatura somiglia ad una grotta chiamata la "Grotta del Turco". Nel IX secolo, quanto c'era il Ducato di Gaeta, le navi dei saraceni avevano trovato rifugio proprio in questo promontorio e uno di loro, un miscredente toccò, deformandola, la roccia con una mano. Si raggiunge la grotta con una scalinata il cui accesso è a pagamento. La seconda spaccatura vede la presenza della Chiesetta del Santissimo Crocifisso, un enorme masso rimasto incastrato tra due pareti verticali. Sotto la cappella e il macigno, che ne costituisce la base, la spaccatura dette origine ad una grotta famosa per uno dei tanti miracoli raccontati nella zona. Sembra che quando il masso si incastrò tra le pareti nell'anno 1400 la popolazione della zona pensò che era un miracolo dato che non sembrava un'opera naturale e convinto che non si staccherà mai decisero di raccogliere denaro per la costruzione della Chiesetta del Santissimo Crocifisso meta di pellegrinaggi. La terza spaccatura è visibile solo dal mare e non è accessibile. 


Questa foto di Montagna Spaccata è offerta da TripAdvisor.

CONTATTI

Telefono: 0039 0771 743070 - 0771 741221
Fax: 0039 0771 451415
Sito web: www.parks.it/parco.monte.orlando - www.parcorivieradiulisse.it
Email: rivieradiulisse@parchilazio.it , mscalesse@regione.lazio.it

ORARIO

visitabile liberamente tutto l'anno
Il Mausoleo di Lucio Munazio Planco è attualmente chiuso al pubblico.
Per le visite alla Montagna Spaccata, Grotta del Turco e Cappella di S. Filippo Neri, contattare il Santuario della SS. Trinità ( tel. 0771 462068 - orari apertura: 9.00-12.00 15.00-18.00 )

INFORMAZIONI

Liberamente fruibile
Servizio navetta € 1,00 (è attivo tutti i giorni nel periodo estivo, in altri periodi si consiglia di contattare lo 0771 743060 )

per l'Associazione Studi Paranormale, Emiliano Amici (www.sguardosulmedioevo.org)
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ARCANO 2 LA PAPESSA


Viene raffigurata come una donna dai tratti grossolani del volto, dall'aspetto imponente per un intrinseca maestosità, dall'abito Rosso,coperta da un semplice mantello blu scuro con ornamenti gialli. In mano ha un voluminoso libro.
La corona della Papessa fuoriesce dal bordo superiore della lama, ripetendosi tale traboccamento una sola volta negli Arcani Maggiori,nell Arcano 21 il "Mondo",in cui le due aureole dell' Angelo e dell' Aquila tradordano dalla cornice nera della lama.
Non a caso fuoriesce dalla cornice proprio all'inizio della trasmutazione e alla fine del processo con il mondo, quasi a voler dare proprio fisicamente forza al simbolo,spttolineando che la corona papale e le aureole hanno la stessa e sola origine.


Il Waite ci dà la chiave di questo curioso epiteto della Sacerdotessa,definendolo: " La GrandeSacerdotessa, La Papessa Giovanna, Il Pontefice Femmina".
Siamo giunti al nocciolo dell' immagine della Papessa e del perchè si chiama cosí.


In una leggenda Medievale in cui si narra che per 2 anni, 5 mesi e 4 giorni del 854 o 855 abbia regnato una donna, Giovanna, sotto il nome di Giovanni VIII.
Nella sua cronaca antecedente al 1086,data della sua mortw, Marianus Scotus Minorita afferma che a Leone IV succedè Jehanne. Fonti del tutto diverse, riferiscono che la Papessa Giovanna, resa incinta da un domestico, avrebbe partorito durante una processione dalla Chiesa di San Clemente al palazzo di San Giovanni in Laterano. A fuor di popolo Giovanna e il neonato vennero linciati. 
La storia dimostra che è solo una leggenda, poichè con tutta certezza si sa  che la morte di Leone IV e la consacrazione di Benedetto III intercorse solo un mese e mezzo.


Gli incisori Tedeschi Rinascimentali riprendono dall'Italia, l'immagine della Papessa (nei mazzi Francesi era sostituita con Giunone col pavone)
L'equilavente ebraico del N°2 é la lettera Beth, Cabalistico è CHOKMAH (sapienza)


La Papessa esprime conoscenza, scienza: come il Bagatto era stato puro movimento, cosi essa è stasi,fissitá, intelletto maturo.
La Papessa è Iside, che simboleggia la natura generatrice e che rivela il mondo a se stesso, generando il molteplice, in cui peraltro si riflette e si comprende l'unità ineffabile.


Il Bagatto è la coscenza maschile, la Papessa quella femminile.
Il Bagatto è il sole, la Papessa la Luna. I due corpi celesti nell' antichità venivano considerati sposi.


Il Bagarto e il Matto rappresentano solo la potenzialità, la volontà di creare, la Papessa possiede latente il potere di esprimere, di manifestare.
É l' anello della catena, che collega ció che si vede all' invisibile.

IL SIMBOLISMO DELLA PAPESSA
-IL MANTELLO E LE VESTI: avvolta in un mantello Rosso, simbolo di forza generatrice nucleo centrale di fuoco che si manifesta lentamente, quasi come il largo mantello blu scuro, simbolo di desiderio istintivo, di volontà, di mistero e di tenebre notturne e di mare profondo, si aprisse lentamente come una porta dell' inconscio. I paramenti del mantello e bavero sono gialli, colore dello spirito, intellugenza)
-VELO: Bianco perchè senza purezza di intenti nessuno potrà passare la porta della Conoscenza.
-TIARA PAPALE: Doppia corona con fioroni Rossi (forza generatrice) ed una con fioroni verdi (vita, linfa vitale)

TENDA: Copre le due colonne che recano le seguenti iniziali B e J.
B sta per BOAZ (debolezza sostenuta dalla fede) JAKIN (forza che possiede). Si tratta delle due colonne, che ricoperte di Bronzo stavano ai lati del tempio di Salomone, e rappresentavano i 2 alberi del Paradiso Terrestre.

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IL VAMPIRO DI MONTPARNASSE

Nel 1849 in Francia si processò Francois Bertrand, un sergente, accusato di aprire le tombe per succhiare il sangue dei cadaveri morti da poco.

Accaduto nello storico sul cimitero di Montparnasse,un caso di necrofilia il cui protagonista fu un certo François Bertrand, sergente in un reggimento della regione parigina. Aveva 25 anni al momento dei fatti, nel 1848; militare in carriera, licenziato in filosofia, ben noto ai suoi superiori, non poteva resistere al desiderio di dissotterrare i cadaveri e di mutilarli. In seguito a numerose profanazioni commesse in diversi cimiteri, e soprattutto in quello di Montparnasse, fu gravemente ferito ad una gamba da una trappola piazzata dalla polizia. Riuscì tuttavia a fuggire; ritrovato, fu messo agli arresti. Il 27 e 28 giugno 1849 compariva davanti al Consiglio di Guerra che lo condannava alla pena massima, un anno di carcere

Prigioniero modello, si suicidò poco dopo il termine della sua pena. In una lettera indirizzata al medico che lo seguiva, così spiegava il suo irresistibile bisogno al quale soccombeva: “ provavo più piacere mutilando il cadavere che avevo dissotterrato, benchè questa fosse il massimo della profanazione! Si, la monomania distruttiva è stata in me più forte che la monomania erotica, e credo che non mi sarei mai esposto a dissotterrare un cadavere se non avessi potuto distruggerlo subito dopo



Siamo in Francia, nel 1849. Il sergente François Bertrand viene arrestato e processato per aver violato numerose tombe dei cimiteri parigini, dalle quali prelevava cadaveri ancora freschi per succhiarne il sangue e nutrirsi delle carni in putrefazione. Bertrand fu riconosciuto in tutta la penisola come vampiro ed etichettato come ghoul: tradizionalmente una creatura asservita ai vampiri che si nutre di salme.

Sebbene al giorno d'oggi venga ridotto ad un classico esempio di necrofilia, questo raccapricciante caso scosse l'intera Francia all'epoca. Il nome esatto della pratica compiuta da Bertrand in realtà è necrofagia, ossia il nutrirsi di cadaveri. Non è chiaro se usasse averci anche dei rapporti sessuali..

Noto anche come "il vampiro di Montparnasse" il caso del sergente Bertrand rimane uno tra i più inquietanti casi di pseudo-vampirismo mai registrati nella storia.
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IL MANOSCRITTO DI VOYNICH

Il Manoscritto Voynich, soprannominato il Manoscritto Misterioso, è un libro formato da 102 fogli, che danno un totale di 204 pagine scritte e illustrate. Tutto il manoscritto è fittamente coperto da un insieme di caratteri non identificati ( circa 250.000; 4182 sono parole e di queste 1284 sono presenti più di una volta).

Il libro è corredato da numerose illustrazione grazie alle quali gli studiosi hanno suddiviso il manoscritto il 5 parti: Botanica, astrologica, farmacologica, biologia e infine una sezione senza immagini, presumibilmente un indice o una rubrica.

La parte botanica comprende una serie di disegni di piante dalla forma strana, bizzarra e sconosciuta su questo pianeta; con foglie, radici, steli e fiori contorti e alcuni con addirittura piccole teste umane. 
Le pagine della sezione botanica hanno una struttura costante: il disegno della pianta occupa quasi tutta la pagina, i colori predominanti sono il verde, il marrone, il giallo, il rosso e il blu. Intorno all'immagine è disposto il testo composto da caratteri incomprensibili. 

La seconda parte astronomica o astrologica, presenta 25 diagrammi che ricordano i temi astrali e che contengono molte stelle. Troviamo circonferenze concentriche o con segmenti che si irradiano dal centro all'esterno. Alcuni schemi mostrano la classica raffigurazione del sole e della luna con volti umani; sui cerchi vi sono molte iscrizioni nella stessa scrittura del testo. Si riconoscono anche alcuni segni zodiacali .

La terza sezione Biologica presenta 
227 figure umane, di cui solo tre le figure (forse) maschili. 
Il riferimento alla biologia è solo dovuto alla presenza di dozzine di donne nude in piedi, con le pance piuttosto rotonde e prominenti, che emergono da misteriosi tubi o pozze colme di liquidi. I ricettacoli in cui stanno le donne sono quasi sempre in collegamento tra di loro tramite tubi o canne. In altre pagine, vediamo gruppi di donne che stanno in una sorta di vasca o piscina, immerse in un liquido scuro fino al ginocchio, e dei tubi cilindrici uniscono altre vasche simili, dove stanno altre donne.

Dopo la sezione biologica, si trova un grande foglio ripiegato, nel quale sono disegnati nove "medaglioni" circolari, che contengono stelle e oggetti simili a cellule, con strane strutture fibrose che collegano i nove cerchi. Alcuni medaglioni hanno elementi simili a petali di fiori e altri presentano raggiere con stelle, oppure fasci di tubi. 

La sezione farmacologica, chiamata così per la presenza di numerosi vasi tipici delle antiche farmacie, con coperchi alti e affusolati e basamenti elaborati. Il settore contiene anche oltre cento disegni di piccole piante e radici, per cui molti suppongono che si tratti di erbe medicinali. 

Le pagine sono ricoperte da fitte righe di scrittura assai regolare, dall'apparenza familiare anche se ignota ma armoniosa e nitida, senza alcuna correzione. 

La storia di quello che venne, giustamente, definito "il libro più misterioso del mondo", inizia nel 1912, quando un mercante di libri antichi statunitense, Wilfred Voynich, lo acquista dalla scuola dei gesuiti di Villa Mondragone, presso Frascati; per questo motivo, il documento è comunemente noto come "Manoscritto Voynich".
Incollata dietro ad una pagina del libro, Voynich trovò una lettera di Johannes Marcus Marci (1595-1667), medico dell'imperatore Rodolfo II di Boemia, indirizzata al famoso poligrafo Athanasius Kircher in Roma, datata Praga 19 agosto 1665 (o 1666). 
In questa lettera Marci affermava che il libro gli era stato lasciato per testamento da un amico, di cui successive ricerche riveleranno l'identità: si trattava di Georg Baresch, un alchimista poco noto, nato verso il 1580/1585 in una località ignota. 
Marci mandava il libro a Kircher, massimo esperto di lingue a quel tempo, affinché lo decifrasse. 

Un'altra informazione fu ottenuta per caso: durante un'ispezione fotografica si scorsero alcune righe tracciate sulla prima pagina e quasi cancellate dal tempo. Esaminate all'infrarosso, si rivelarono essere una firma di appartenenza: "Jacobi a Tepenece", ovvero Jacobus Horcicki (morto nel 1622), direttore del giardino botanico e del laboratorio alchemico di Rodolfo. 

Numerosi esperti e studiosi cercarono e cercano tutt'ora di decifrare il Manoscritto Misterioso senza alcun successo.
Alcuni ritengono che sia stato scritto in un linguaggio artificiale, qualcosa sul tipo dell'Esperanto. Il testo del manoscritto è altamente ripetitivo, la stessa parola appare due o tre volte di seguito, e parole che differiscono di una sola lettera si presentavano con inusuale frequenza. Le singole parole erano insolitamente corte rispetto al latino e all'inglese. Curiosa la totale assenza di parole formate da una o due lettere, che invece esistono in tutte le lingua naturali.
Dopo tanti anni di studi, analisi e falliti tentativi di decifrazione, il manoscritto Voynich continua ad essere "il più misterioso libro della terra". 

Un libro rappresentante una realtà a noi sconosciuta, un manoscritto di un visionario o semplicemente un falso antico, frutto della fantasia? 

Tuttavia l''Università di Yale, custode del misterioso manoscritto, ha autorizzato la datazione al Radiocarbonio del manoscritto, attualmente conservato alla Binecke Rare Book and Manuscript Library.
Il team di ricercatori incaricato delle analisi, diretto da Greg Hodgins, ha prelevato quattro frammenti da altrettante pagine del manoscritto, ovviamente dai margini. Questi frammenti, lunghi sei millimetri e larghi uno, sono poi stati datati con il test del Radiocarbonio, ottenendo una datazione sorprendente: le pagine del manoscritto risalgono ad un periodo compreso tra il 1404 e il 1438. 



Inoltre Richard Roges, informatico di 58 anni, prossimo alla pensione, l'11 novembre del 2009 ha trovato il codice! Per secoli si è cercato di interpretare le parole del manoscritto, ma la verità è che il “libro più misterioso del mondo” non contiene parole. Bensì numeri.
La scoperta, come molte altre grandi scoperte, è avvenuta per caso...
Rogers, specialista nella gestione dei dati al Fleet Readiness Center East at Cherry Point, mentre stava lavorando ad un nuovo algoritmo per il Dipartimento di Stato americano, ha usato una pagina del manoscritto per testare il suo programma. E allora, il computer ha fornito i dati contenuti nel manoscritto in codice macchina. Praticamente, il Voynich è il primo foglio di calcolo della storia...
Tutto il manoscritto è basato su una griglia 8X8, praticamente una scacchiera (ma anche un simbolo della massoneria), e la prima pagina contiene solamente le istruzioni per leggere il manoscritto. Questa griglia contiene lettere nella parte alta e numeri in quella bassa. Il testo non contiene solamente algebra, ma anche le istruzioni per decifrare i messaggi e la simbologia del manoscritto. Secondo Rogers, il giardino di Villa Mondragone (Frascati), dove deve essere posizionata la griglia, potrebbe essere la vera chiave di lettura del manoscritto.
La ricerca non è ancora conclusa. Difatti Richard Rogers ormai si sta dedicando anima e corpo a portare avanti questa sua ricerca...
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ARCANO 1. IL BAGATTO

Autorevoli fonti considerano la raffigurazione del B. come una degenerazione della rappresentazione simbolica originale,che sarebbe quella piu austera del Mago,che nel mazzo di Rider-Waite sembra compiere un sacrificio orfico. 
È ammantato di una toga bianca e di un pallio arancione,mentre il tavolinetto robusto,si muta in un altera all aperto.

PERCHÈ PROPRIO UN GIOCOLIERE O ILLUSIONISTA INIZIA IL GIOCO DEI TAROCCHI?

Perchè quest' Universo che si manifesta a noi è un Illusione. Noi percepiamo solo l'ombra della realtà perchè siamo prigionieri della materia,poichè incapaci di cogliere la realtà ne percepiamo solo le apparenze.

L'Arcano 1 dice che il mondo è stato creato dall'Intelligenza Divina con un atto di Volontà assoluta.

ESAMINIAMO LA SIMBOLOGIA:
(Il Bagatto non è un uomo, ilsimbolo non è antropomorfico. Esso rappresenta un'azione nè fisica nè materiale)

CAPELLI: Bianchi con boccoli finali biondi. Il Bianco é il colore della purezza. Anche il Papa,l'Imperatore e l'Imperatrice hanno i capelli Bianchi. La Papessa ha il velo Bianco.

I 4 ELEMENTI: sono sul suo tavolo

CAPPELLO Ha 3 colori:
Giallo al centro simboleggia l Intelligenza
Verde: forza vitale
Rosso: forza generatrice

ABITO: Blu-Rosso ovvero Desiderio Istintivo,forza generatrice. Le maniche sono Gialle, intelligenza per la destrezza, pienezza di forza

MANI: Disposte una verso l'alto e una verso il basso,significa che gli influssi risalgono dal basso verso l'alto. La bacchetta è il tramite tra l alto e il basso.

TERRA: Gialla perchè questo elemento partecipa alla creazione con Intelligenza
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SIMBOLISMO NEI TAROCCHI

-ROSSO: forza generatrice, forza spirituale

-BIANCO: purezza,assenza egoismo

-GIALLO: spirito, intelligenza

-BLU: desiderio, volontà, bramosia, mistero

-VERDE: Vita, forza vitale, languore

-NERO: vanitá del mondo fenomenico, illusione dei fenomeni materiali, mistero, morte

SIMBOLISMO ARCANI MINORI:

-SPADE: volontà di potenza

-BASTONI: lavoro,doveri fisici,energia materiale,fecondità

-COPPE: amore e misticismo, elaborazione intima delle ricchezze spirituali

-DENARI: conoscenza ed arte, ogni attività creatrice

I SEMI DEGLI ARCANI MINORI SONO ASSIMILATI AI 4 ELEMENTI:

ARIA -----> SPADE
FUOCO -----> BASTONI
ACQUA -----> COPPE
TERRA -----> DENARI
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LA LEGGENDA DI ORIA FUMOSA

La città di Oria è avvolta nella nebbia, conseguenza di una maledizione. La storia di Oria fumosa narra che durante la costruzione delle mura delle città o del castello secondo altre fonti, crollavano continuamente e nessuno riusciva a capire il perchè. I costruttori si recarono dagli oracoli il cui responso fu raccapricciante: era necessario cospargere le mura con il sangue di una fanciulla. Durante la notte le guardie girarono la città e trovarono una fanciulla che fu sacrificata proprio sulle pietre delle mura che non crollarono più. La madre, venuta a sapere del fatto, lanciò una maledizione alla città:
"Possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore disperato"
In alcune sere Oria è avvolta nalla nebbia e puntualmente viene ricordato il tragico evento. Ancora oggi gli anziani del posto ricordano la morte della fanciulla con una triste cantilena
"A Oria fumosa 'ccitera 'nna carosa, tant'era picciredda, ca si la mintera 'mposcia"
(Ad Oria fumosa, uccisero una bambina così piccola che potevano metterla in una tasca)

Per l'Associazione Studi Paranormale, Emiliano Amici
(www.sguardosulmedioevo.org)

Immagine tratta dal sito del Comune della Città di Oria: http://www.comune.oria.br.it/
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SIR CONAN DOYLE E HOUDINI

Erano entrambi profondamente interessati allo Spiritualismo; tuttavia, i loro punti di vista differivano completamente. Houdini era lo scettico, lo scopritore delle frodi psichiche; Doyle il credente, il San Paolo dello Spiritualismo. Come queste due persone siano divenute amici affezionati e poi nemici mortali, è una storia affascinante che vale la pena di essere raccontata.

Un interesse comune

Tutto cominciò all'inizio del 1920, quando Houdini, visitando le Isole Britanniche inviò a Sir Arthur uno dei suoi libri, The Unmasking of Robert-Houdin. In esso, egli raccontava la storia dei Fratelli Davenport, due medium-maghi americani divenuti assai famosi in varie parti del mondo alla metà del secolo scorso. La loro specialità era la presentazione del "Gabinetto Spiritico", uno stanzino di legno in cui essi sedevano, legati con diversi metri di corda. Non appena le porte dell'armadio venivano chiuse si udivano dei colpi battere, un tamburello e una campana suonare, e apparivano delle mani ai finestrini delle porte. L'esame dei medium alla fine della seduta, ma anche in qualsiasi momento di essa, dimostrava che essi erano sempre legati come all'inizio.

La questione era questa: si trattava di due medium genuini o di furbi prestigiatori, che in qualche modo riuscivano a liberarsi dai lacci e produrre essi stessi le manifestazioni ? Houdini aveva avuto la possibilità, nel 1910, di parlare a lungo con Ira Davenport, il solo fratello vivente, e si sentì privilegiato ad apprendere da lui l'abile trucco che usavano. Erano antesignani dell'arte dell'evasione che poi rese famoso Houdini ed Ira gli confessò che avevano sempre usato dei trucchi, ma che per ragioni pubblicitarie avevano lasciato che il pubblico decidesse da sé sulla vera origine delle loro sensazionali dimostrazioni..

Nel ringraziare Houdini per il libro, Sir Arthur scrisse che lui non dava molto peso a quel genere di rivelazioni : In quanto "confessioni" di uno Spiritualista, esse non hanno molto senso. Si dice di ogni famoso medium che abbia "confessato" ed è un vecchio trucco degli oppositori.". Inoltre dimostrò di credere in uno dei più vecchi trucchi usato da medium e psico-maghi imbroglioni per convincere gli astanti della realtà dei loro poteri (Wiseman, 1997; Polidoro, in stampa), cioè che il fallimento è la prova della genuicità delle dimostrazioni. Egli scrisse, infatti: "Posso solo capire che ci furono occasioni in cui essi non riuscivano a farcela, ma dato che ci sono periodi intermittenti in tutte le vere forze medianiche, ciò non depone contro di loro. E' dell'uomo che riesce sempre a garantire l'azione dello spirito che io sospetto di più".

In varie lettere seguenti, Sir Arthur ritorna ai Davenport ripetutamente, scrivendo: "Ho letto il libro sui Davenport che lei mi ha inviato. Come si possa pensare che fossero dei truffatori, mi riesce incomprensibile." E, dopo che Houdini gli mandò un quadro di lui con Ira : "...Lei dice che Ira Davenport produceva i suoi fenomeni con mezzi normali. Ma se è così (cosa che in realtà non credo) allora lui è evidentemente non solo un bugiardo, ma anche un blasfemo, dato che andava in giro con Mr. Ferguson, un religioso, , e mescolava a tutto la religione. Eppure lei si è fatto fotografare come un amico insieme a uno che , viste le circostanze, sarebbe bene non toccare neppure con un rastrello. Come spiegare questo? Il problema mi interessa".

Houdini, da parte sua, ansioso di coltivare l'amicizia con Doyle, replicò in modo un po' ambiguo: "Posso affermare decisamente che i Fratelli Davenport non sono mai stati scoperti", intendendo, con ciò, che nessuno aveva mai scoperto i loro trucchi. Doyle, però, preferì interpretare questa frase come conferma delle sue convinzioni, che non erano stati scoperti perché non c'era nulla da scoprire: " Fino a prova contraria, farò conto di poter usare il vostro autorevole giudizio all'occasione.".

In un ulteriore lettera Doyle rinforza il punto : "Ho dimenticato di chiederle, nella mia ultima, e lo faccio ora, se lei, con la sua esperienza così unica, pensa che i fenomeni dei Davenport fossero abili trucchi fisici, o se la loro asserzione di poteri occulti fosse veritiera". Houdini, ancora, fu non definitivo: "Riguardo ai fratelli Davenport, temo di non poter dire che tutto il loro lavoro fosse opera degli spiriti". Doyle trovò la risposta soddisfacente e così cominciò la loro amicizia.

Un incontro tra uno scettico e un credente

Fu circa a quel tempo che si sviluppò il profondo interesse di Houdini per lo Spiritualismo. Lui però si presentò a Doyle come uno studioso da lungo tempo dello Spiritualismo : ''Sono anni che dedico parte del mio tempo alla ricerca dei medium, in modo da trovarne prima o poi uno autentico - ma mi spiace dire che, fino a oggi, non ho mai assistito a una seduta spiritica che avesse qualcosa di genuino.'' E, in un altra lettera: ''Durante il mio tour in Australia, ho incontrato un uomo che sosteneva di avere smascherato Mrs Piper; ero a Berlino,in Germania, all'esperimento di Miss Rothe, la medium dei fiori; conosco i metodi delle sorelle Bang , le famose medium di Chicago; ero in tribunale al processo di Anna O'Delia Diss De Bar, chefu coinvolta con l'avvocatoLuther Marsh,..."

Si propose perfino a Doyle come discepolo: "Lei noterà che sono ancora uno scettico, ma uno che cerca la Verità. Sono pronto a credere, se troverò un Medium che, come lei suggerisce, non ricorra alla "manipolazione" quando il Potere non "arriva".

Il 14 aprile, finalmente si incontrarono a Windlesham, la casa di campagna di Doyle a Crowborough, in Sussex. "Visitato Sir A. Conan Doyle a Crowborough", scrisse Houdini nel suo diario. "Incontrati Lady Doyle e i tre bambini. Ho cenato con loro. Essi credono implicitamente nello Spiritualismo. Sir Arthur mi ha detto di aver parlato sei volte con suo figlio. Nessuna possibilità di imbroglio. Anche Lady Doyle crede ed ha avuto test convincenti. Me le ha raccontate.".

Houdini, chiese l'aiuto di Doyle per trovare un medium autentico: "Sono molto, molto ansioso di avere una seduta con un qualsiasi medium da cui lei possa farmi dare udienza. Prometto di andarci con mente assolutamente pulita, e desideroso di credere. Non porrò obiezioni di nessuna natura al modo di procedere del medium, e farò quanto in mio potere per ottenere un risultato." Doyle acconsentì e organizzò un certo numero di sedute per lui a Londra e altrove.

Le sedute con Eva C.

Le più famose sedute a cui Houdini partecipò in questo periodo furono quelle con la medium francese "Eva C.". Avvennero a Londra, nei locali della Society for Psyschical Research, e Houdini fu invitato a partecipare a diverse di esse. Eva C. (alias: Eva Carrire, anche se il suo vero nome era Marthe Braud) era specializzata nella produzione di "ectoplasmi", che apparentemente emanavano dalla sua bocca e da altri orefizi del corpo.

Per studiare il suo caso, e verificare se quei fenomeni erano prodotti normalmente o no, la SPR aveva invitato Eva in Inghilterra.

Diverse delle sedute cui partecipò Houdini furono fiaschi completi : non avvenne nulla. Lui lo disse a Sir Arthur in una lettera datata 19 Giugno 1920: "Bagally and Dingwall [due investigatori della SPR] mi informano che lei ha li ha davvero stupiti con le sue manifestazioni, io ho davvero voglia di essere presente e ci andrò ancora lunedì notte". Quella notte fu davvero ricca di fenomeni, come Houdini riferisce in quest'altra lettera:

Mio caro Sir Arthur,

Bene, la seduta dell'altra notte è stata un successo quanto a produzioni, ma non posso certo dire che fossero paranormali.

Le assicuro che non ho controllato il medium, perciò i suggerimenti non erano miei. Hanno fatto bere a Mlle. Eva una tazza di caffè e mangiare un dolce (presumo per tenerla un po' sù), e dopo che è stata stretta nei suoi vestiti aderenti e le è stata messa una garza sul volto, ha "manifestato"

1 Una sostanza simile a schiuma, sotto la garza. Era lunga circa 5 pollici (7,5 cm): lei diceva che stava "lievitando", ma nessuno di noi quattro (la signora Feilding, Baggally, Dingwall ed io) l'abbiamo vista "lievitare".

2 Un oggetto simile a stucco bianco sopra il suo occhio

3 Qualcosa che sembrava come una piccola faccia, circa 4 pollici di circonferenza. Era color terra cotta e Dingwall, che le teneva le mani, ha avuto la migliore visione dell' "oggettto".

4 . Una sostanza, simile a schiuma " che le usciva dal naso". Baggally and Feilding dicono che le usciva dal naso, ma Dingwall ed io siamo certi che era dentro la garza e che non usciva dal naso : io ho avuto la visione migliore, da due punti diversi. Ho deliberatamente preso questo vantaggio per vedere cos'era.. Era un effetto davvero sorprendente!

5 . La medium ha chiesto il permesso di rimuovere qualcosa dalla bocca : ha mostrato le sue mani vuote e ha tolto quel che sembrava una sostanza gommosa , che si è tolta e ci ha mostrato apertamente : noi abbiamo acceso le torcie elettriche e l'abbiamo vista chiaramente, quando d'un lampo, la sostanza è scomparsa.

La seduta è cominciata alle 19,30 ed è finita oltre mezzanotte. Abbiamo steso delle note, l'ha fatto la Signora Feilding, e lei avrà il rapporto completo. Ho trovato tutto molto interessante.

Dopo aver ricevuto questa lettera, Sir Arthur scrisse a Houdini: "Molto interessante. E' certamente al livello più basso e meccanico del mondo spirituale, o del mondo di confine, ma almeno è al di là della nostra attuale comprensione."

Houdini, però, non aveva rivelato immediatamente a Conan Doyle cos'altro pensava della seduta.. Infatti, in privato annotò: "Non sono mai stato convinto delle manifestazioni". Pochi anni più tardi, nel suo libro A Magician Among the Spirits, spiegò di aver scoperto i vari trucchi impiegati.. Egli pensava, ad esempio, che la sparizione della sostanza gommosa fosse stata eseguita con un destro movimento della mano: "So per certo che la mossa che ha fatto è identica al modo in cui io manipolo il mio esperimento." (si riferisce qui al "trucco dell'ago Hindu"). In conclusione, egli trovò che Eva e la sua assistente Mme Bisson, erano abili prestigiatrici: "Non esito a dire che quelle due approfittino semplicemente della credulità e della natura semplice delle persone con cui hanno avuto a che fare."

Barlumi della credulità di Doyle

Fu circa a questo punto che Doyle entrò nella faccenda delle fotografie delle fate. Scrisse a Houdini: "Ho qualcosa di molto più prezioso: due foto, una di un folletto, le altre di quattro fate in un bosco dello Yorkshire. Un falso! Lei dirà. Nossignore, non lo credo. Comunque, verrà svolta ogni indagine. Non posso spedirgliele. Le fate sono alte circa otto pollici. In una foto c'è un singolo folletto danzante. Nell'altra quattro belle, luminose creature. Sì, è una rivelazione".

E' interessante notare, comunque, che Houdini non commentò mai questo fatto nelle sue lettere: forse perché non riuscì ad impegnarsi a discuterlo.

Nel frattempo, Sir Arthur si andava via via convincendo che Houdini stesso aveva in realtà un qualche tipo di potere soprannaturale. "Ho sentito della sua rimarchevole impresa di Bristol", scrisse a Houdini. "Mio caro ragazzo, perché girare il mondo alla ricerca di una dimostrazione dell'occulto quando lei ne dà una tutto il tempo? Mrs. Guppy (una ben conosciuta medium) poteva smaterializzarsi, e così potevano vari personaggi delle sacre scritture, ed io credo francamente che anche lei possa farlo,- per cui di nuovo le domando perché lei vuole dimostrazioni dell'occulto? La mia ragione mi dice che lei ha questo meraviglioso potere, perché non c'è alternativa, io non posso dubitare su questo punto, sono la sua forza e il suo potere che l'aiutano... Mi diverte il fatto che lei investighi con la S.P.R. Loro non hanno mai pensati di investigare lei?"

Nell'aprile 1922, Sir Arthur andò negli Stati Uniti per una serie di letture sullo Spiritualismo. Esse crearono sensazione e le sale di lettura dove Doyle appariva erano sempre strapiene. La sua lettura d'apertura alla Carnegie Hall, in New York, dovette essere ripetuta sette volte per soddisfare tutti gli interessati. Houdini assistette a una delle letture, ma non ne discusse con Doyle. Invece, i due si incontrarono un mese più tardi, il 10 Maggio, quando Sir Arthur e sua moglie andarono a New York per pranzare a casa di Houdini.

Houdini mostrò la sua smisurata collezione di libri sulla magia e arti correlate a Sir Arthur, che fu molto impressionato ma notò la mancanza di buoni libri sullo Spiritualismo, cioè a favore di esso. In un memorandum, Houdini annotò più tardi quel giorno: "Senza dubbio sia Sir Arthur che Lady Doyle credono fermamente nello Spiritualismo, e sinceramente. Hanno ricordato una serie di eventi, che hanno accettato senza prove. Si sono fermati per il pranzo, e noi siamo stati molto felici della visita. Lady Doyle ha commentato che questa era la casa più simile a una casa che avesse mai visto. Dopo pranzo abbiamo chiamato una macchina e li abbiamo portati all' Ambassador Hotel".

Dentro la macchina, Houdini mostrò a Doyle un trucco davvero infantile, l'apparente rimozione della prima falange del pollice. La reazione di Doyle è esemplare della sua ingenuità : "Giusto un rigo per dirvi quanto siamo stati felici della nostra breve visita, ieri. Credo che la cosa che mi ha interessato di più è stato il piccolo "trucco" che lei mi ha mostrato in macchina. Lei dispone certo di meravigliosi poteri, che siano innati o acquisiti".

La seduta fatale

Il tour di letture di Doyle negli USA fu piuttosto frenetico, nessuna meraviglia che egli scrivesse a Houdini: "Fin dopo martedì sarò in agitazione. Poi, quando potrò respirare, spero di vederla - vederla normalmente, non in una cassa o appeso per un alluce a un grattacielo.".

Agli inizi di Giugno, Houdini invitò Doyle a presenziare al banchetto annuale della Società dei Maghi Americani a New York: "Ci incontrerà diversa gente interessante e, incidentalmente, è un vero affare per la nostra organizzazione, dato che ci saranno alcuni degli uomini pubblici e d'affari più importanti... so che sarà interessato a ad essere testimone delle perfomances dei prestigiatori dal punto di vista di uno spettatore".

Sir Arthur però, replicò: "Temo che i falsi fenomeni spirituali mi impediscano di partecipare al banchetto...io considero questo soggetto come sacro.". Houdini gli assicurò "da gentiluomo che non ci sarà nulla di detto o fatto che possa offendere nessuno". Alla fine, Doyle acconsentì a partecipare: "Naturalmente verremo. Mille grazie. Ma i miei sentimenti riguardo a fenomeni falsi sono gli stessi che suo padre avrebbe sentito nei riguardi di una falsa Pentecoste".

Fu a questo banchetto annuale che della Società dei Maghi Americani che Sir Arthur mostrò un pezzo del film più tardi incorporato nel film adattato dal suo libro The Lost World (1995).

Nello stesso mese, più tardi, Doyle e la sua famiglia presero un periodo di ben meritato riposo ad Atlantic City: una magnifica possibilità per invitare gli Houdini e passare un po' di tempo assieme. "I bambini le insegneranno a nuotare!" Sir Arthur scrisse a Houdini, "e il cambio le farà bene". A Houdini piacque l' idea e rispose subito: "La signora Houdini ed io la ringraziamo per l'invito a venire ad Atlantic City, e se voi ci sarete il prossimo sabato o domenica, saremmo felici di passare il week-end con voi ...La cosa più importante è che se i bambini vogliono insegnarmi a nuotare, lo farò, e in cambio insegnerò loro come fare una o due cosuccie che rendono nuotare assai interessante... ".

Il week-end era quello del 17\18 giugno 1922 , e l'hotel dove si fermarono gli Houdini e i Doyle l'Ambassador. Il sabato passarono il tempo giocando in piscina coi bambini. Il giorno dopo, la domenica, Bess ed Harry Houdini erano andati a prendere il sole sulla spiaggia, quando Doyle li trovò. Era venuto a suggerire che Lady Doyle avrebbe dato a Houdini una seduta privata, in cui avrebbe tentato di ottenere per lui un messaggio dalla sua amata madre, attraverso il suo potere medianico, usando la scrittura automatica. Chiedeva però se alla Signora Houdini non spiacesse di aspettare: "Lei capisce Signora Houdini, che questa sarà una prova per vedere se noi riusciamo a far sì che qualche Spirito si manifesti per Houdini, e le condizioni saranno migliori se non ci sarà presente nessun altra forza".

Così Houdini ricorda cosa avvenne in seguito:

Andai con Sir Arthur alla suite dei Doyle. Sir Arthur abbassò le persiane per escludere la luce diretta . Noi tre, Lady Doyle, Sir Arthur ed io, sedemmo attorno al tavolo su cui c'erano un mucchio di matite e carta da srivere, e poggiammo le mani sulla superficie del tavolo

Sir Arthur cominciò la seduta con una devota preghiera. Io mi ero prefisso di essere religioso per quanto in mio potere e che non avrei mai tentato di farmi beffe della cerimonia . Abbandonai tutti i miei pensieri terreni e mi rivolsi con tutta l'anima alla seduta.

Ero pronto a credere, anzi volevo credere. Era strano per me, e aspettavo col cuore che batteva, sperando di poter sentire ancora una volta la presenza della mia adorata Madre...

Subito Lady Doyle fu "posseduta da uno Spirito." Le sue mani si scuotevano e battevano sul tavolo, la sua voce vibrava e chiese agli Spiriti di darle un messaggio. Sir Arthur cercò di calmarla, le chiese di trattenersi, ma la mano di lei piombò sulla tavola il suo intero corpo si scosse ancora una volta, e cominciò a scrivere, tracciando una croce sulla parte superiore della pagina. Alla fine di ogni pagina Sir Arthur tirava via il foglio e lo passava a me. Io li lessi tutti tranquillamente, sperando e volendo credere che potevo sentire la presenza di mia madre.

Il primo foglio cominciava : "Oh, mio caro, grazie a Dio, grazie a Dio alla fine ce l'ho fatta. Ho cercato così tante volte. Adesso sono felice perché posso parlare con il mio ragazzo. Il mio adorato ragazzo : amici, grazie dal più profondo del cuore per questo." Continuò sullo stesso tono, per 15 pagine. Dopo che la seduta fu finita, Houdini sovrappensiero, prese una penna e scrisse il nome "Powell". Doyle fu sconvolto, perché un suo amico con quel nome, l'editore del Financial Times di Londra, era morto una settimana prima. Per Doyle fu l'ulteriore prova che lo stesso Houdini era medium: "Davvero è Saul tra i Profeti".

Quando Houdini e Doyle si separarono, quella sera si erano però formati due differenti opinioni di quel che era successo. Secondo Doyle, Houdini era "profondamente colpito" e, quando si incontrarono due giorni dopo a New York, ribadì: "Ho camminato a mezz'aria fino ad adesso.".

L'idea di Houdini però, era molto diversa. C'erano molti dettagli che non si conciliavano con quanto sapeva della madre. "Malgrado la mia santa madre avesse abitato in America per quasi 50 anni - scrisse- non riusciva a parlare, né a leggere, né a scrivere, in inglese", e il messaggio di Lady Doyle era in un inglese perfetto. Poi, il messaggio cominciava con un segno di croce : difficilmente la moglie di un rabbino avrebbe usato un tale simbolo. Per di più Houdini aveva cercato di pensare tutto il tempo alle cose familiari che aveva sempre discusso con sua madre : si aspettava qualche cenno ad essi nel messaggio. Non ce n'erano, e non c'era cenno al fatto che il giorno prima della seduta, il 17 giugno, era il compleanno della madre di Houdini.

Houdini non rivelò a Doyle i suoi dubbi sulla seduta, al momento; però protestò per il fatto che Doyle lo considerasse un medium. Riguardo all'incidente "Powell", infatti, Houdini spiegò che si riferiva ad un amico prestigiatore, Frederick Eugene Powell, con cui all'epoca aveva un fitto scambio di corrispondenza.

"No, la spiegazione Powell non va", fu l'immediata risposta di Sir Arthur "Non solo quello è l'uomo che potrebbe aver voluto incontrare me, ma quella sera la Signora M., la medium, aveva detto che " c'è un uomo qui : vuole dire che gli spiace aver dovuto parlare così bruscamente, nel pomeriggio. Il messaggio fu poi interrotto da un nuovo messaggio di sua madre, così non abbiamo avuto il nome. Ma questo mi conferma nel credere che fosse Powell. Comunque, lei deve senz'altro provare i suoi poteri ancora. "

Prima di tornare in Inghilterra, Doyle ricevette un invito da Houdini : "La signora Houdini ed io stiamo per celebrare il nostro 28 simo anniversario di matrimonio il 22 giugno. Volete raggiungerci per un piccolo party?" Doyle andò, e andarono a vedere Raymond Hitchcock al Carroll Theater che recitava in Pinwheel, "un accozzaglia di buoni sentimenti" Durante lo spettacolo, Hitchcock richiamò l'attenzione del pubblico sulla presenza dei due illustri ospiti.. Poi chiese ad Houdini di fare una piccola esibizione. Spinto da Sir Arthur e con l'intera platea che scandiva il suo nome, Houdini raggiunse il palcoscenico e presentò il "trucco indiano degli aghi", in cui egli apparentemente inghiottiva un gran numero di aghi, mandava giù anche alcuni metri di filo, e alla fine tirava fuori gli aghi perfettamente infilati nel filo.. "Di rado", scrisse un reporter il giorno dopo, "si son sentiti tanti applausi come quando Houdini è arrivato alla conclusione del mistero.. E' tornato infine a sedere, ma, col pubblico che pensava al mistero, lo spettacolo Pinwheel è stato tagliato e si è balzati al numero conclusivo. Un tale incidente è unico perché non c'è memoria nella storia teatrale del fatto di un artista che non solo blocchi, ma faccia abbreviare, uno spettacolo in cui non doveva avere una parte."

Doyle finalmente lasciò l'America con un telegramma di Houdini in tasca : "Bon Voyage. Possa il volere del Fato farla tornare presto per un altra piacevole visita."

Fine di un'amicizia

Il declino dell'amicizia tra Houdini e Conan Doyle's cominciò quando Houdini pubblicò un articolo nel the New York Sun, nell'ottobre 1922, in ci enfaticamente asseriva di "non aver mai visto o sentito niente che mi possa convincere della possibilità di una comunicazione con gli esseri amati che abbiamo perso." A ciò Sir Arthur, evidentemente urtato dall'asserzione di Houdini, che ovviamente implicava che la seduta di Lady Doyle era stata un fiasco, replicò: "Ne sono addolorato. Lei ha tutto il diritto del mondo di dire la sua opinione, ma quando lei dice di non aver avuto nessuna prova della sopravvivenza, lei dice qualcosa che io non posso conciliare con ciò che ho visto con i miei occhi." E concludeva: "Non voglio più discutere questo argomento con lei perché credo che lei abbia avuto le sue prove, e la responsabilità di accettarle o rifiutarle spetti a lei."

Houdini, che non si tirava mai indietro da una sfida, replicò: "Lei scrive di essere "addolorato". Sono convinto che non sia a causa mia, perché lei, essendo stato sincero e schietto per tutta la vita, deve ammirare naturalmente gli stessi tratti in altri esseri umani." Poi andava ad elencare tutti i suoi dubbi a proposito della seduta e si diceva sicuro che Doyle "non gli avrebbe portato rancore". "So", diceva, "che voi considerate questo argomento come una religione, ma personalmente io non posso farlo, almeno per ora, e con tutte le mie esperienze non ho mai visto né sentito nulla che potesse realmente convertirmi."

Il loro diverbio privato divenne presto una battaglia pubblica.

Agli inizi del 1923, Houdini era divenuto un membro del comitato dello Scientific American per investigare sui medium, un fatto che aveva lasciato Conan Doyle esterrefatto: "...lei non può sedere ad una commissione imparziale...essa diviene all'istante distorta." Più tardi espresse pubblicamente la sua opinione: "La commissione, a mio parere, ha quasi ucciso sé stessa. Può la gente non capire che "psichico" significa "dello spirito" , e che ciò riguarda non solo lo spirito invisibile o lo spirito dei medium, ma anche quello di ognuno degli Investigatori ?"

In Aprile, Doyle ritornò negli USA per continuare il suo tour di letture e incontrò Houdini a Denver. Ebbero lunghe discussioni sullo Spiritualismo ed alcune recenti investigazioni psichiche. Doyle aveva assistito ad una dimostrazione degli Zancig, una coppia di lettori mentali da varietà, e si era convinto che erano dei telepati reali. Houdini, invece, li conosceva personalmente : erano prestigiatori riconosciuti e membri della società dei Maghi Americani, ma nulla di questo smosse Doyle. "Sir Arthur disse che era capace di scoprire imbrogli", scrisse Houdini nelle sue note "ed avemmo una discussione in cui ho detto che non credevo che fosse così. Mi ha guardato sorpreso e gli ho detto. "Beh, anch'io, una volta ogni tanto, vedo qualcosa che non mi so spiegare".

Mentre stava a Denver, il quotidiano locale intervistò Doyle; il reporter gli disse che Houdini offriva 5 mila dollari per ogni impresa di un medium che egli non potesse replicare e Doyle disse che avrebbe dato lo stesso ammontare di denaro se Houdini avesse potuto "mostrarmi mia madre". Doyle si scusò immediatanmente con Houdini, dicendo che era stato mal riportato.

Poi fu la volta di Houdini ad essere "mal riportato" da un giornale di Los Angeles . Dopo aver letto l'intervista, in cui Houdini affermava le sue tipiche vedute sullo Spiritualismo, Doyle gli scrisse : "Ho dovuto trattarla un po' rudemente nel Oakland Tribune, perché loro mi hanno mandato un lungo pistolotto, riportato tra virgolette, percìò è sicuramente esatto. E' così pieno di errori che non so dove cominciare. Odio litigare con un amico in pubblico, ma cosa posso fare se lei dice cose che non sono corrette e che io devo contraddire o altrimenti esse passano per vere ?" In una successiva lettera, Doyle spiegò ancora: "Sono davvero spiacente di questa rottura, dato che ci siamo sentiti molto amici con la signora Houdini e con lei, ma "l'amicizia e' tale se e' ricambiata" e questa non è amicizia, ma al contrario è oltraggioso fare tali affermazioni, senza un atomo di verità in esse."

La rottura divenne sempre più profonda; in un altra lettera Doyle rimarcò: "Le nostre relazioni sono certamente curiose e probabilmente lo diventeranno ancor più, perché finchè lei attacca quello che io so essere vero, io non ho altra alternativa che attaccare lei a mia volta. Quanto a lungo una amiciazia privata possa sopravvivere a una tale prova io non so, ma almeno non ho creato io questa situazione."

L'ultima lettera scambiata tra loro fu scritta nel febbraio del 1924 da Doyle. In risposta ad una richiesta di informazioni di Houdini Sir Arthur scrisse: "Lei probabilmente vuole questi estratti per distorcerli in qualche modo contro di me o la mia causa." Un po' di tempo dopo Houdini mandò una breve nota, chiedendo se Doyle volesse ricevere una copia del suo nuovo libro A Magician Among the Spirits, ma non ebbe risposta.

La loro amicizia era finita, ma la loro disputa doveva continuare.

L'ultima disputa

Nell'estate 1924 l'argomento più importante nel campo della ricerca psichica era una nuova medium, potente quanto attraente, il cui nome era "Margery" (Mina Crandon). Era entrata nella gara dello Scientific American ed era considerata essere la più probabile vincitrice del premio. Almeno, finchè Houdini non non ebbe una seduta con lei. Infatti, egli riconbbe immediatamente i veri metodi usati da lei, e li rivelò prontamente al mondo..

Sir Arthur, che aveva incontarto Margery e aveva confermato i suoi poteri, considerò le rivelazioni di Houdini spazzatura, e scrisse un articolo su un giornale per raccontare la storia dell'indagine, basata sul racconto del Dootor Crandon, il marito di Margery . L'articolo fu concepito per screditare Houdini: "Dovrebbe essere la sua fine come ricercatore psichico - scrisse a Crandon - ammesso che eglil o sia mai stato".

Quando l'articolo fu pubblicato, Houdini annunciò che avrebbe "considerato una azione legale" contro Sir Arthur per calunnia : "Non c'è una parola di verità nelle sue accuse contro di me", dichiarò a un giornale, "Sir Arthur è stato malamente disinformato. Comunque non riesco a capire come egli, a 3500 miglia di distanza, possa qualifiicarsi come giudice." Egli attribuì la durezza dell'attacco di Doyle al suo essere "un poco senile... ed inoltre facilmente raggirabile" e al desiderio di rivincita, dato che egli aveva "spesso espresso la convinzione che Lady Doyle non fosse un medium valido" Doyle replicò ai giudizi di Houdini diagnosticando un "abnorme strutturazione della mente" che chiamò "Houdinitis", un sintomo della quale era la convinzione che "la destrezza manuale comporti una certa relazione con la capacità cerebrale".

Quella che era iniziata come una bella amicizia, nutrita da mutui rispetto ed ammirazione, finì in parole aspre e minaccie di azioni legali.

Tuttavia alla morte di Houdini, il 31 ottobre 1926, Doyle abbandonò i risentimenti ed si dichiarò incredulo e colpito : "Lo ammiravo molto, e non riesco a comprendere come la fine colpisca una persona così giovane. Eravamo grandi amici... Eravamo d'accordo su tutto, tranne che sullo spiritualismo." In una lettera a Beatrice Houdini, Doyle le scrisse: "Ogni uomo che ottiene l'amore e il rispetto di una donna buona deve essere egli stesso un uomo buono e onesto.", e descrive Houdini come "un marito amoroso, un buon amico, e un uomo pieno di dolci sentimenti".

Houdini... Il "Medium"

"Chi è stato il più grande acchiappa-medium dei tempi? Indubitabilmente Houdini. Chi è stato il più grande medium dei tempi moderni? Alcuni potrebbero essere inclini a dare la medesima risposta."

Questo è l' incipit de"The Riddle of Houdini", un saggio di Sir Arthur Conan Doyle pubblicato sul numero di luglio 1927 dello "Strand Magazine" e più tardi incluso nell'ultimo libro di Doyle The Edge of the Unknown (1930).

Il saggio descriveva molti meriti di Houdini :

Mi si lasci dire, in prima istanza, che in una lunga vita che ha toccato ogni parte dell'umanità Houdini è di gran lunga la personalità più curiosa ed interessante che abbia mai incontrato.. Ho conosciuto uomini migliori, ne ho certamente incontrati molto peggiori, m non ho mai incontrato un uomo che avesse contrasti così strani nella sua natura, e le cui azioni e motivazioni fossero più difficili da prevedere, o da conciliare.

Doyle ammirava in Houdini "la qualità squisitamente maschile del coraggio... Nessuno ha mai compiuto, e nessuno con ogni probabilità umana compirà , imprese così audaci e noncuranti del pericolo." Egli apprezzava anche la "allegra urbanità di Houdini in ogni giorno della vita : "Non si sarebbe potuto desiderare un compagno migliore se si era con lui, anche se poteva dire e fare le cose più inaspettate quando si era assenti."

Oltre a queste ed altre virtù, Doyle notava che "un aspetto prevalente del suo carattere era una vanità che era così ovvia ed infantile che diveniva più divertente che offensiva...Questa enorme vanità era combinata con una passione per la pubblicità che non conosceva confini e che doveva a tutti i costi essere gratificata".

L'aspetto centrale del saggio, tuttavia, era l'esposizione della teoria di Doyle secondo cui Houdini era un vero medium. Egli sosteneva che non c'era trucco nelle imprese di Houdini, come nelle sue evasioni: "Ci vuole una certa credulità, io credo, per dire che era un trucco, nel senso ordinario del termine ".

"Io sostengo", dichiarava Doyle, "che la capacità di Houdini era su un piano del tutto diverso, e che è un oltraggio al senso comune pensarla in un altro modo." Secondo Doyle, quindi, Houdini possedeva forti poteri psichici che gli permettevano di smaterializzarsi dai suoi legami e rimaterializzarsi poi fuori di essi.

Il fatto che Houdini gli avesse sempre detto di non avere alcun potere psichico e che usava solo trucchi, un fatto che Bess gli aveva ripetuto dopo la morte del marito, non poteva a nulla per convincere Doyle. Al contrario, questi dinieghi lo inducevano ulteriormente a credere che la sua teoria era corretta

Non è del tutto evidente che se egli non avesse negato i suoi poteri , il suo lavoro sarebbe stato perso per sempre ? Cosa avrebbero detto i suoi confratelli maghi di un uomo che avesse detto che metà dei suoi "trucchi" erano eseguiti con quelli che essi avrebbero considerato poteri illeciti ? Sarebbe stato l' "exit Houdini"

Questo fu uno degli ultimi lavori di Doyle. In una delle sue ultime lettere, a B. M. L. Ernst, l'avvocato di Houdini, Sir Arthur scrisse: "Le scrivo dal letto, dato che sono malamente caduto, ed ho sviluppato una Angina Pectoris. Perciò c'è la possibilità che possa parlare di tutto ciò direttamente con Houdini tra non molto." Il 7 luglio 1930, quattro anni dopo la morte di Houdini, l'arciscettico, Sir Arthur Conan Doyle, lo strenuo credente, morì.
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