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LEONARDO DA VINCI

Leonardo Da Vinci, ad esempio, per i suoi avveniristici studi sulla dissezione dei cadaveri fu definito “stregone e negromante” e quindi costretto ad allontanarsi da Firenze.
«Leonardo era guardato con sospetto dai suoi contemporanei e lo tenevano alla lontana. Anche lui aveva paura di essere accusato di stregoneria da chi non lo capiva e per questo motivo ha adottato delle tecniche di scrittura e di comunicazione impossibili da decifrare all'epoca.
Ad esempio per i suoi appunti scientifici scriveva da sinistra verso destra e usava la mano sinistra, ma scriveva perfettamente con entrambe le mani. Inoltre, scriveva in modo speculare, cioè scriveva con lo specchio accanto al foglio. 
Per questo per capire cosa c'è scritto nei suoi "codici" bisogna leggerli all'inverso e con lo specchio. Ma questa tecnica non l'ha usata per la poesia o per scritti sulla pittura o sui colori. 
Leonardo non comunicava molto con gli altri, ma lo faceva di più con i suoi studenti artisti a cui insegnava pittura perché considerava gli artisti più sensibili e quindi si apriva di più. Ma durante le sue lezioni di pittura arrivava alla scienza e questo disorientava gli allievi. 
E questi, di fronte a questi rapidi cambiamenti di argomento pensavano che fosse un pazzo perché non parlava più di pittura a cui invece loro erano interessati e per cui erano lì con lui. Ancora oggi, è come se Leonardo volesse farci scoprire gradualmente le cose, lentamente, nel corso dei secoli. Per non impressionarci molto. È come se lui avesse visto la vita futura di 300-500 anni dopo e avesse anche capito il disorientamento delle "normali" menti umane di fronte alle sue scoperte».
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LA STREGA GOSTANZA

In Italia le streghe sono abbastanza rare.
Anche qui però, come nel resto d’Europa, le persone accusate di stregoneria sono soprattutto donne, vecchie, povere e non istruite. Spesso esercitano il mestiere di guaritrici.
E’ questo il caso di Gostanza da Libbiano, processata come strega alla fine del secolo XVI nel paese di San Miniato al Tedesco, in Toscana.
Figlia di un ricco fiorentino e di una sua serva, Gostanza è costretta a sposare il figlio di pastore, all’età di otto anni, e a subirne le violenze.
Rimasta vedova, si guadagna la vita filando e facendo la levatrice, assistendo cioè le donne durante il parto. Va a raccogliere erbe medicinali per farne infusi e unguenti con cui guarire le malattie e la sua fama di guaritrice cresce.
Quasi ogni giorno le portano malati da curare o indumenti degli infermi, perché li tocchi e favorisca così la guarigione.
Le donne preferiscono lei alle altre levatrici.
Ma il suo potere è pericoloso, perché si pensa che sia opera del demonio, soprattutto quando le cure sono inefficaci e i malati non guariscono.
In paese cominciano le accuse di stregoneria e Gostanza, ha sessant’anni, deve subire un processo.
Dapprima nega ogni colpa e i giudici, di fronte alla sua “ostinazione” decidono di sottoporla alla tortura.
Gostanza viene spogliata: forse si cerca sul suo corpo il segno che – si dice – il diavolo lascia alle donne con cui ha avuto rapporti. Poi la sollevano con una fune, in modo che le braccia, legate dietro la schiena, debbano reggere tutto il peso del corpo.
Questo tipo di tortura è dolorosissimo, perché provoca slogature alle articolazioni e fratture alla ossa. Non reggendo allo strazio, Gostanza ammette di aver compiuto malefici, ma poi ritratta tutto.
Allora i giudici le infliggono nuovamente la tortura, più e più volte rendendola sempre più dolorosa.
Infine, purché la sofferenza abbia termine, Gostanza si dichiara pronta a parlare.
Ha inizio una confessione fiume, piena di bugie: lei, Gostanza, è una strega; ha rapporti sessuali col diavolo; può trasformarsi in gatto per entrare nelle case e succhiare il sangue ai bambini; partecipa al sabba, che si svolge in un posto bellissimo, con tanti palazzi e gente ben vestita, dove si mangia, si beve e si balla a volontà; il diavolo è forte, bello e delicato e preferisce lei a tutte le streghe.
A questo punto il giudice inquisitore viene sostituito da un altro, più maturo e più saggio, che cerca prove e non dà ascolto alle chiacchiere.
Egli si convince presto che Gostanza non è che è una povera vecchia, odiata dai compaesani, che ha inventato una serie di menzogne per paura dei tormenti.
E la fa scarcerare.
Dopo le sofferenze del processo Gostanza ha dunque salva la vita.
Ma da questo momento dovrà lasciare per sempre il suo paese e le sarà vietato di <<medicare>> gli infermi: non potrà cioè esercitare quel mestiere di guaritrice in cui ha accumulato abilità ed esperienze e che finora non le ha dato da vivere
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LA CACCIA ALLE STREGHE


Con il termine "caccia alle streghe" si indica la ricerca di persone sospettate di stregoneria, avvenuta in alcuni periodi tra la fine del XV secolo e la metà del XVII secolo.
Si tratta di un tipo di panico morale.
Anche se vere e proprie cacce alle streghe sono occorse occasionalmente nell'era moderna, esiste un convincimento scientifico che la stregoneria sia un fatto mitologico e non un crimine che possa essere commesso. D'altra parte questa opinione può essere contestata in quanto, indipendentemente dal fatto che sia possibile o meno per una strega o uno stregone di influenzare eventi o persone con la magia, le streghe e gli stregoni esistono nella misura in cui un numero di individui dichiara di esserlo.
Una "caccia alle streghe", nella terminologia moderna, per estensione indica l'atto di ricercare e perseguire un qualsiasi soggetto percepito come nemico, in particolare quando questa ricerca viene condotta usando misure estreme e con scarsa considerazione della reale colpevolezza o innocenza.
Le "cacce alle streghe" ebbero luogo durante due secoli e conobbero due ondate: una dal 1480 al 1520 e l'altra dal 1560 al 1650.

Ufficialmente, la Caccia alle Streghe fu iniziata da Innocenzo VIII, il 5 dicembre 1484, con la bolla "Summis desiderantes affectibus" (Desiderandolo con tutta la volontà) del 5 Ottobre del 1484 per "punire, incarcerare e correggere" le persone infette dal crimine della "perversione eretica", e di svolgere con nuovo potere in Germania il ministero dell'Inquisizione.
Il documento che rappresenta le teorie elaborate è il "Malleus malificarum" (1486), chiamato anche "Il Martello delle streghe", scritto per incarico del Papa Innocenzo VIII da due inquisitori tedeschi, Heinrich Kramer e Jakob Sprenger.
Nel documento si affrontano le cospirazioni dei demoni contro la Cristianità e si elencano i malefici e le pratiche perverse delle streghe.

Il libro  raccomanda il più spietato esorcismo contro i demoni con tette e capelli lunghi.
È stato pubblicato per la prima volta nel 1486 e fino alla fine del XVIIIº secolo è stato la base giuridica e teologica dei tribunali dell’Inquisizione di diversi paesi.
Gli autori sostenevano che le streghe, l’harem di Satana, rappresentano le donne nel loro stato naturale: "Tutta la stregoneria proviene dalla lussuria della carne, che nelle donne è insaziabile".
E dimostravano che: "Questi esseri di gradevole aspetto, sono contatti fetidi e mortali compagnie fatti per incantare gli uomini e attrarli, fischiando come serpente, con code di scorpione per distruggerli".
Gli autori avvisavano gli incauti, citando la Bibbia: "La donna è più amara della morte. E’ una trappola. Il suo cuore è una rete e le sue braccia catene".
Questo trattato di Criminologia, che ha inviato migliaia di donne al rogo dell’Inquisizione, consigliava di sottoporre alla tortura tutte le sospettate di stregoneria.
Se confessavano, meritavano il fuoco. Se non confessavano – e solo un strega (con la forza che le dava il suo amante, il Diavolo, nei loro incontri) poteva resistere a simili supplizi senza confessare qualsiasi cosa, anche.
Il Papa Onorio III stabilì che il sacerdozio era cosa da maschi: "Le donne non devono parlare. Le loro labbra portano lo stigma di Eva, che ha perso agli uomini". Otto secoli dopo, la Chiesa cattolica continua a negare il pulpito alle figlie di Eva.
Lo stesso timore fa sì che i fondamentalisti mussulmani mutilino il sesso femminile e coprano la faccia delle donne. E il sollievo per il pericolo scongiurato fa sì che gli ebrei ortodossi comincino la loro giornata sussurrando: "Grazie Signore, per non avermi fatto donna"
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CANON EPISCOPI


Il Canon episcopi è una breve istruzione ai vescovi sull'atteggiamento da assumere nei riguardi della stregoneria.
Durante il Medioevo questo documento fu attribuito al concilio di Ancira del 314, ma si scoprì che in realtà si trattava di un testo più tardo, risalente presumibilmente all'867.
Il Canon definiva la stregoneria "adorazione del Demonio" ma negava che le streghe potessero volare fisicamente e dichiarava che «[...]chiunque è così stupido e folle da credere a storie tanto fantasiose è da considerarsi un infedele, perché ciò deriva da un'illusione del Demonio».
Sebbene tali voli notturni fossero ritenuti materialmente impossibili, si stimava però che essi potessero realizzarsi con lo spirito. Nonostante il Canon considerasse tali fenomeni illusori, affermava tuttavia che «pur volando con lo spirito e l'immaginazione, queste streghe sono ugualmente colpevoli, come se lo avessero fatto in carne ed ossa».
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FRANCISCO GOYA


Nel 1819, Goya acquista una casa sulle rive del Manzanarre, la "Quinta del Sordo", dove abiterà, dopo averla restaurata e ingrandita, pare fino al 1823, anno in cui ne farà donazione al nipote Mariano.
Sulle pareti di due grandi sale della parte vecchia, una del pianterreno e una corrispondente del piano superiore, entrambe di circa sei metri per nove, Goya dipingerà a olio l'impressionante ciclo delle "pitture nere ": sette composizioni per piano, larghe quanto gli spazi tra le porte e le finestre (da una settantina di centimetri a quattro metri e mezzo), alte circa un metro e cinquanta, per una superficie complessiva di circa trentaquattro metri quadrati.
La maggior parta delle pitture raffigura scene di stregoneria e di esorcismi, di folli superstizioni e di delirio; è lo stesso mondo dell'irrazionale già liberato nei Capricci (serie di ottanta incisioni realizzate tra il 1792 e il 1799) e che ora, dopo le malattie del pittore e le crisi susseguenti, si riveste qui degli aspetti più ossessivi.
Sulle pareti della sua casa, intorno a sé, Goya costruisce immagini d'incubo, proiezioni dirette e immediate dei più nascosti turbamenti dell'inconscio, con colori incredibili, fatti di bianchi gelidi, di neri spessi come la pece, di ocre sfregiate da pennellate di rosso che sembrano ferite o da gialli intensi che sembrano lampi di luce.
La grande composizione del Sabba, che si trovava al pianterreno, è indubbiamente la più impressionante del ciclo: la riunione delle streghe, presieduta dal demonio sotto forma di capro, è piena di terrore superstizioso e di oscuri presentimenti.
In questa specie di furia pittorica che caratterizza le "pitture nere", e che si trasforma in brani di alta poesia, Goya sembra voler condurre a termine la sua missione di uomo e di artista.
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ESORCISMI NEL VANGELO


Il Vangelo parla spesso di questa azione del diavolo per quale opera in modo particolare su alcune persone : normalmente essa si distingue in : possessione , vessazione. Per la possessione il diavolo rende suo strumento la persona umana agendo e/o parlando attraverso di essa, è il caso dell’indemoniato di Gerasa di cui parla ampiamente il vangelo di s. Marco

Marco 5:1 Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni.
Marco 5:2 Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo.
Marco 5:3 Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene,
Marco 5:4 perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo.
Marco 5:5 Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Marco 5:6 Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi,
Marco 5:7 e urlando a gran voce disse: «Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!».
Marco 5:8 Gli diceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest'uomo!».
Marco 5:9 E gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti».
Marco 5:10 E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.

Marco 5:11 Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo.
Marco 5:12 E gli spiriti lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi».
Marco 5:13 Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare.
Marco 5:14 I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto.

Marco 5:15 Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura.
Marco 5:16 Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci.
Marco 5:17 Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Marco 5:18 Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui.
Marco 5:19 Non glielo permise, ma gli disse: «Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato».
Marco 5:20 Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.

Questo testo, come si può vedere contiene anche la testimonianza di una azione del diavolo su degli animali, appunto sui porci che , spinti dal diavolo annegano ; accanto alla azione sulle persone il demonio può operare anche contro le cose o gli animali sempre però per danneggiare le persone e spingerle al peccato. Cristo Signore, come si vede, permette tale azione satanica sempre però per il bene delle persone.
Un altro episodio eclatante che il Vangelo narra di possessione appare quella del ragazzo “epilettico” di cui racconta s. Marco

Marco 9:17 Gli rispose uno della folla: «Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto.
Marco 9:18 Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti».
Marco 9:19 Egli allora in risposta, disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me».
Marco 9:20 E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando.
Marco 9:21 Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia;
Marco 9:22 anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci».
Marco 9:23 Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».
Marco 9:24 Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: «Credo, aiutami nella mia incredulità».
Marco 9:25 Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: «Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più».
Marco 9:26 E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto».
Marco 9:27 Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.

Marco 9:28 Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?».
Marco 9:29 Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».
Per quanto attiene invece alle vessazioni possiamo dire quanto segue . Il Vangelo parla con chiarezza di tali vessazioni allorché riferisce di malattie che il demonio causava in certe persone, guarite e lierate, poi, da Gesù. Si pensi a questo caso

Luca 13:10 Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato.
Luca 13:11 C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.
Luca 13:12 Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei libera dalla tua infermità»,
Luca 13:13 e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
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L'ATTIVITA' DI SATANA

Il demonio infesta l'uomo per puro odio; è in se stesso odio rivolto al Cielo e alla Terra, e nella sua furia distruttiva fa quanto Dio gli concede per l'avanzamento del bene. Io dividerei l'opera infestatrice del demonio nelle seguenti gradazioni, in ordine crescente: TentazioneE' la suggestione operata dal maligno sulla memoria e l'immaginazione umane, al fine di far preferire all'uomo il male piuttosto che il bene, o un male maggiore di contro a uno minore, o un bene minore di contro a uno maggiore. La tentazione è l'attività ordinaria del demonio, nel senso che colpisce tutti gli uomini in ogni momento (il diavolo non dorme!) e mira all'allontanamento dell'uomo da Dio mediante il peccato, che lo porti alla dannazione eterna.

Oppressione

Con l'oppressione entriamo nell'area delle attività straordinarie del demonio, cioè quelle azioni sporadiche (ci teniamo a sottolinearlo) che Dio talvolta permette a Satana per vagliare l'uomo, per rafforzarlo nella fede, per glorificare la Sua Chiesa, o per motivi a noi sconosciuti. L'oppressione colpisce i sensi della persona, mediante allucinazioni orrende, fetori, gelo improvviso, e l'ambiente circostante: rumori, scricchiolii, levitazione di oggetti, ecc.

Vessazione

Fenomeno grazie al Cielo rarissimo, di portata spirituale comunque minore a quanto seguirà. la vessazione è la vera e propria aggressione fisica da parte dei demoni. Molti Santi ne sono oggetto (pensiamo a Padre Pio!): il diavolo, incapace di tentare efficacemente l'uomo di Dio, lo solleva da terra, lo sfregia, lo malmena, lo sbatte contro le pareti, finchè Dio non interrompe la sua opera distruente. OssessioneQui l'azione di Satana si fa più vicina all'unità psicosomatica umana: il demonio introduce nella mente colpita pensieri di disperazione e odio, muove (dall'esterno!) la vittima ad azioni involontarie e autodistruttive, sacrileghe e innaturali, la tormenta con visioni spaventose e fenomeni preternaturali raccapriccianti. E' tuttavia un'azione intermittente, cioè la persona ha momenti di tregua.

Possessione di primo grado

Talvolta, misteriosamente, il demonio può invadere la psiche di un essere umano, prendendo il controllo del suo corpo e della sua intenzionalità. Il fenomeno dura finchè non è annullato dall'esorcismo, o per periodi stabiliti a priori. In questo grado di possessione il demonio è latente, si limita ad alterare gli atteggiamenti del posseduto, le sue reazioni al sacro, gli istilla sentimenti di disperazione e depressione. 

Possessione di secondo grado

Questa possessione è più evidente: si manifestano cambi di voce, fenomeni preternaturali quali la glossolalia, la levitazione, la pirocinesi (potere di incendiare gli oggetti a distanza), l'acqua santa produce piaghe nel corpo del posseduto, che di per sè manifesta chiaramente di avere un'altra personalità. In genere per possessione diabolica si intende questa situazione intermedia. 

Possessione di terzo grado

A questo grado, lo spirito maligno (o più spiriti) hanno preso un dominio tale della persona, da alterare orribilmente persino i suoi tratti somatici (che divengono veramente raccapriccianti!), il suo odore, la temperatura. Questo è il caso più arduo, e occorrono di solito numerosi esorcismi per la liberazione definitiva. In effetti, la differenza tra le ultime tre gradazioni è solo una sottigliezza, perchè molte volte la persona passa da una fase all'altra con mutamenti quasi impercettibili.

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VARI TIPI DI MALEFICIO


Secondo lo scopo

Amatorio: per favorire o distruggere un rapporto d'amore con una persona. Venefico: per procurare del male fisico, psichico, economico, familiare. Legamento: per creare impedimenti ai movimenti, alle relazioni. Transfert: per trasferire ad una persona i tormenti fatti a un pupazzo o a una foto della persona che si vuole colpire. Putrefazione: per procurare un male mortale, facendo putrefare un materiale soggetto alla putrefazione. "Possessione" per introdurre una presenza diabolica nella vittima e causarle una vera e propria possessione.

Secondo il modo

Diretto: mediante un contatto della vittima con l'oggetto portatore del male (ad esempio, quando si fa bere o mangiare alla vittima qualcosa di "maleficiato" o "fatturato"). Indiretto: attraverso l'azione malefica compiuta su un oggetto che rappresenta la vittima .

Secondo l'operazione

Per infissione o inchiodamento: con spilli, chiodi, martello, punte, fuoco, ghiaccio.
Per annodamento o legatura: con lacci, nodi, briglie, nastri, fasce, cerchi.
Per putrefazione: sotterrando l'oggetto o l'animale-simbolo dopo averlo "fatturato"
Per maledizione: direttamente sulla persona o su foto, o su un simbolo di essa.
Per distruzione con il fuoco: si pratica bruciando più volte l'oggetto sul quale si è trasferita idealmente la persona della vittima, per ottenere, in questa, una forma di consunzione più o meno analoga a quella della "putrefazione".
Per rito satanico: ad esempio, un culto satanico o messa nera, fatta allo scopo di nuocere a qualcuno.

Secondo il mezzo

Con fatture: pupazzi o carne, con spilli, ossa di morti, sangue, sangue mestruale, rospi, polli.

Con oggetti maleficiati: regali, piante, cuscini, bambole, orologi, talismani, (qualsiesi altro oggetto).

Localizzazione dei sintomi:

la testa (dolore strano, botte, confusione, stanchezza mentale e fisica: male agli occhi, disturbi del sonno, della personalità, del comportamento. Lo stomaco (difficoltà digestive, dolori, anoressia, uno strano, intenso e diffuso malessere che dallo sterno o bocca dello stomaco sale alla gola e alla testa, bulimia, anoressia, vomito)

"Piccate" nella parte del cuore.

Avversione al sacro (Distacco dalla preghiera, dalla fede, dalla vita spirituale cristiana, allontanamento dai sacramenti e dalla Chiesa, distrazioni, sbadigli-sonnolenza nella preghiera, disagio a stare in chiesa, nausea fino allo svenimento. Disturbi alla salute (senza spiegazione adeguata e senza cure efficaci); Disturbi psichici (Confusione, ossessioni, amnesie, ansia, paura, abulia, incapacità di concentrazione a studiare, a lavorare. Disturbi nell'affetto e nell'umore : nervosismo, litigi continui, freddezza o passionalità immotivata, tendenza alla depressione, allo scoraggiamento, alla disperazione. Impedimenti (nel matrimonio, nel fidanzamento, nello studio, nella carriera, negli affari; fallimenti, errori impensabili, strani incidenti. Spinta alla morte. Segni strani: sentire addosso spilli, chiodi, trafitture, fuoco, ghiaccio, serpi, lacci. Rumori strani e fenomeni in casa o nei luoghi di lavoro (passi, scricchiolii, colpi, ombre, "presenze", animaletti, lampade che scoppiano, elettrodomestici che si bloccano, porte, finestre che si aprono o chiudono, invasione di insetti. 
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LE CAUSE DEL MALEFICIO: FATTURA O MALOCCHIO


A giudizio degli esorcisti, sono quattro le cause per cui una persona può cadere nella possessione diabolica o in disturbi di origine malefica. Può trattarsi di semplice permissione di Dio, così come Dio può permettere una malattia, allo scopo di dare alla persona un’occasione di purificazione e di meriti. L’hanno subita santi, come Angela da Foligno, Gemma Galgani, Giovanni Calabria. Altri sono stati vittime di disturbi malefici con percosse e cadute: Curato d’Ars e padre Pio.

La causa può essere data da un maleficio che si subisce: fattura, maledizione, malocchio. Si espone al rischio di influenze malefiche o di possessione chi si rivolge a maghi, cartomanti, stregoni; chi partecipa a sedute spiritiche o a sette sataniche, chi si dedica all’occultismo e alla negromanzia. Si può cadere in mali malefici per il persistere di colpe gravi e multiple. Don Gabriele Amorth sacerdote esorcista della diocesi di Roma ha avuto casi di giovani dediti alla droga o colpevoli di delitti e perversioni sessuali. Ma su quali sintomi ci si basa per procedere ad un esorcismo? L’esorcista guarda anche le cartelle cliniche. Certe diagnosi nascondono l’incomprensione del vero male che affligge il paziente. 
Il sintomo più significativo è l’avversione al sacro che si manifesta in tante forme: 
1. Ripugnanza alla preghiera e per tutto ciò che è benedetto, anche senza minimamente sapere che lo è (l’acqua santa che procura un insopportabile bruciore); 
2. Reazioni violente e furiose, in persona che di natura è tutt’altro, con bestemmie ed aggressioni anche se uno prega solo mentalmente; 
3. Sintomo culminante: reazioni furiose della persona se si prega su di lei o la si benedice.

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COME SI RIMANE VITTIME DI UN MALEFICIO STRAORDINARIO?


Le motivazioni posso essere molteplici. Andiamo per ordine. a) Innanzi tutto dobbiamo specificare che nulla può avvenire senza che Dio lo voglia: dunque, affinché il diavolo possa esercitare su di una persona la sua azione straordinaria, Dio deve permetterlo. Il motivo, poi, per il quale Dio possa permettere ciò a noi non è dato di saperlo; ci basti sapere che qualunque cosa Dio faccia o permetta è comunque per la nostra Santificazione, Dio è l'unico capace di ricavare il bene anche partendo dal male.

A volte, tanto per fare un esempio, Dio potrebbe permettere al diavolo di esercitare su di una persona la sua azione straordinaria, al fine di sublimare quell'anima o per temperarla nelle virtù... è il caso di molti Santi che, come ad esempio Padre Pio, furono "tormentati" dal diavolo in una maniera che di certo era molto più che ordinaria. Dunque in questo caso si parla di un'azione del demonio intenta a tentare una persona Santa al fine di farla rinunciare alle Vie di Dio: naturalmente è un caso rarissimo.

b) Una maniera "classica" e frequente di rimanere vittime dell'azione straordinaria del demonio è a seguito di un maleficio. La vittima naturalmente non ha colpe: qualcuno vuole nuocergli mediante l'intervento del demonio. Può trattarsi di fattura, malocchio, maledizione, legatura....

c) Certamente, poi, persistere in una situazione di peccati gravissimi nei quali una persona può indurirsi in maniera irreversibile è di certo un buon presupposto perché il Male possa prendere piede nella nostra anima e nel nostro corpo in maniera forte, mediante un'azione, appunto, straordinaria. Come fa notare padre Amorth in una sua intervista, questo potrebbe essere il caso di Giuda Iscariota: chissà quanti tentativi deve aver fatto Gesù perché potesse vincere la sua cupidigia del denaro. Anche in questo caso si tratta di una azione straordinaria del diavolo rarissima a trovarsi.

d) Infine, la frequenza di persone e luoghi malefici: partecipando ad esempio a sedute spiritiche o a sedute di magia o consultando maghi e loro simili, o aderendo a sette sataniche.... bhe, è evidente che è una maniera per aprire volontariamente le porte della propria anima a satana.

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AZIONE ORDINARIA E STRAORDINARIA DEL MALIGNO


Non c'è un netto confine tra l'azione ordinaria (tentazione) e quella straordinaria (mali malefici, possessioni...) del demonio. Dell'azione ordinaria ne siamo vittime tutti! La Bibbia stessa considera una beatitudine la vittoria contro la tentazione (Gc 1,12). Le tentazioni demoniache ci riguardano quotidianamente, tutti ed indistintamente, anche in considerazione delle occasioni che il mondo stesso in cui viviamo ci presenta. Gesù stesso accettò di essere sottoposto alle tentazioni durante i 40 giorni passati nel deserto. Come resistere? "Vigilate e pregate per non cadere in tentazione" (Mt 26,41). Per quanto attiene all'azione straordinaria di satana, con questa si intende l'opera del diavolo che si manifesta con effetti visibili o percepibili: disturbi esterni, possessione diabolica, vessazioni diaboliche, ossessioni diaboliche e infestazioni diaboliche. Analizziamole brevemente:

1) Disturbi esterni: Sono quelle sofferenze fisiche che ad esempio ritroviamo con una certa frequenza nella vita di determinati Santi come Santa Gemma Galgani ad esempio; parliamo di battiture, percosse, cadute di oggetti... ecc... In questi casi, in pratica, il demonio agisce rimanendo all'esterno della persona.

2) Possessioni diaboliche: Questa è di certo la forma più grave nella quale si possa espletare l'azione straordinaria del demonio. Comporta la permanenza continua del demonio in un corpo umano, pur essendo la manifestazione malefica dello stesso limitata a determinati momenti di "crisi". In questo caso non è detto che i disturbi dovuti alla possessione siano continui: infatti il posseduto perde il controllo di sé solamente durante quelle che potremmo definire delle "crisi" da possessione, nelle quali il Male (il demonio) agisce per mezzo del pieno controllo del corpo, delle capacità intellettive, mentali ed affettive, nonché volitive della persona posseduta. Le manifestazioni di tutto ciò possono essere le più disparate: il posseduto può parlare lingue a lui sconosciute, può parlare al contrario, può rimettere dalla bocca oggetti impensabili all'interno del corpo umano, può manifestare una forza spropositata, un'avversione al sacro... e via dicendo...

3) Vessazioni diaboliche: in questo caso si hanno forme di disturbi saltuari, che possono colpire il singolo o interi gruppi di persone. Le tipologie di disturbi sono le più svariate: si va dai disturbi dell'umore (arrabbiature improvvise ed immotivate..) a quelli degli affetti, nei rapporti con gli altri o, a volte, anche della salute...

4) Ossessioni diaboliche: In questo caso si ha a che fare con pensieri ossessivi. La vittima è perseguitata da pensieri ricorrenti ed anche assurdi dei quali non è capace di liberarsi: tutto ciò determina un continuo stato di avvilimento, che può portare anche alla tentazione del suicidio. A differenza della possessione la volontà resta libera, pur essendo schiava di pensieri ossessivi.

5) Infestazioni diaboliche: qui entriamo nel discorso dei mali malefici sull'uomo, sulle cose o anche sugli animali.

6) Soggezioni diaboliche: facendo riferimento al libro di padre G. Amorth "Nuovi racconti di un esorcista", riportiamo anche la categoria delle soggezioni diaboliche: con questo termine si vuole intendere il caso in cui una persona sia assoggetta al potere del diavolo in maniera volontaria, con un patto esplicito o implicito, sottomettendosi alla signoria dello stesso. Nella possessione straordinaria, dunque, possiamo dire che figurano tutte quelle persone che realmente e fisicamente sono possedute dal demonio: o per loro scelta o a causa di fatture o di consacrazione al diavolo, ad esempio, da parte di genitori appartenenti a sette sataniche...

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I POTERI DELLE PIANTE: 9° PIANTA

La nona erba è detta *Ango* dai Caldei, *Amala *dai Greci, *Lillium* dai Latini.
Se la coglierai mentre il sole è nel segno del Leone, mescolandone il succo con quello dell'Alloro, e ponendolo sotto il letame, dopo un certo tempo ne nasceranno dei vermi.
Disseccati e ridotti in polvere, questi priveranno l'uomo del sonno se appesi al collo o nascosti tra le sue vesti
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I POTERI DELLE PIANTE: 8° PIANTA

L'ottava erba viene chiamata *Mansela *dai Caldei, *Ventosin* dai Greci, *Giusquianus* dai Latini. Se ne verserai il succo, insieme con le liquirizia e colchico, in una coppa d'argento, questa si spezzerà in minuti frammenti.
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I POTERI DELLE PIANTE: 7° PIANTA

La settima erba è detta *Algeil* dai Caldei, *Orum* dai Greci, *Lingua Canis* dai Latini.
Mischiala al cuore di una giovane rana femmina, e alla sua matrice. Ponila in un luogo qualsiasi, e dopo poco tempo avrà attirato tutti i cani della città.
E se te la legherai attorno all'alluce, tutti i cani saranno ridotti al silenzio, e non potranno più abbaiare.
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I POTERI DELLE PIANTE: 6° PIANTA

La sesta erba è chiamata dai Caldei* Blieth*, dai Greci *Ketus, *dai Latini *Mepeta**.*
Prendila e mischiala con la polvere della pietra che si trova nel nido dell'uccello detto Upupa.
Se ne sfregherai il ventre della bestia, questa resterà gravida, e concepirà un piccolo della sua stessa razza, dal nerissimo colore. E se la metterai nelle narici degli animali, questi cadranno a terra come morti: ma dopo poco tempo saranno guariti.
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I POTERI DELLE PIANTE: 5° PIANTA

Il nome della quinta erba presso i Caldei è *Iterisi*, presso i Greci *Vorax, *presso i Latini *Provinca o Provinsa*.
Quando è ridotta in polvere, e mescolata con lombrichi di terra e con l'erba detta Porro, provoca amore fra uomo e donna, se mescolata ai loro cibi.
Se verrà posta nella bocca della bestia detta Toro, questa si precipiterà incontro a chiunque veda. E ciò è stato provato anche recentemente. Se si getta nel fuoco, muterà in colore azzurro tutte le persone all'intorno.
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I POTERI DELLE PIANTE: 4° PIANTA

La quarta erba è detta *Aquillaris *dai Caldei; spunta nel tempo in cui le aquile fanno il nido. I Greci la chiamano *Vallias*, e i Latini *Celidonia*.
Spunta anche nel periodo in cui nidificano le rondini. Chi la porta addosso, unita al cuore di una Talpa, sconfiggerà i suoi nemici, trionferà in ogni contesa, e vedrà prosperare i suoi affari.
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VIA APPIA: MISTERIOSA TOMBA

La si scopri' verso la meta' del sedicesimo secolo e nel suo interno si rinvenne il corpo di una giovinetta,galleggiante in un liquido sconosciuto.
Aveva capelli biondi raccolti con un cerchietto d'oro,e un aspetto tanto fresco che la si sarebbe detta ancora viva.Ai suoi piedi stava una lampada accesa,che si spense al contatto con l'aria.Sulla base di alcune iscrizioni si apprese che la salma doveva trovarsi in quel luogo da 1500 anni e si suppose trattarsi di Tullia,figlia di Cicerone.
La si porto' a Roma e la si espose in Campidoglio,dove la gente afflui' in massa e comincio' a rendergli gli onori riservati ai Santi,ma purtroppo il papa Paolo III(1468-1549),non sapendo cosa fare,la fece gettare nel Tevere.
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I PALAZZI STREGATI E LE CORRENTI TELLURICHE A VENEZIA

Interessanti poi sono le tradizioni legate ai palazzi stregati come Ca’ Dario e Ca’ Mocenigo Vecchia.
La fama del primo sinistramente conosciuta da tutta la città, esso fu costruito dal mercante Giovanni Dario e dedicato al genio della città come testimonia l’iscrizione “Genio urbis Joannes Dario”, scritta che, secondo alcuni studiosi, nasconderebbe, anagrammata, enigmatici quanto orribili segreti: “SUB RUINA INSIDIOSA GENERO” e cioè colui che abiterà sotto questa casa andrà in rovina. Per alcuni la costruzione sorgerebbe su un nodo di energie negative che si trasferirebbero all’intera dimora, quella che Fulcanelli definirebbe una vera e propria dimora filosofale. In realtà l’intera città sorgerebbe su una rete di correnti telluriche, positive e negative, che caratterizzerebbero così la sua urbanizzazione, lo stesso Canal Grande sarebbe la rappresentazione del temibile serpente, simbolo delle enigmatiche forze che in alcuni punti diventerebbero fortemente palesi. Del resto nel passato era normale che ci fossero luoghi benefici e malefici, in oriente ove si pratica il feng shui, cioè una disciplina che permette di costruire una casa recependo le onde benefiche del “grande drago” che dorme nel sottosuolo. Sarà proprio il drago a caratterizzare la città, infatti esaminiamo una qualunque cartina di Venezia vediamo il Canal Grande snodarsi come un serpente o un dragone, tagliando esattamente in due parti la città. Abbiamo così la testa, “caput draconis”, ed una coda “cauda draconis”.
Alla fine di quest’ultima troviamo l’isola di san Giorgio, con l’omonima chiesa, scelta non casuale se pensiamo che nella tradizione cristiana san Giorgio è il santo che uccide il drago, e quindi che esorcizza il serpente veneziano, mentre dalla parte opposta vi è la Basilica di San Marco, quasi un modo per esorcizzare queste energie.
E’ proprio posizionato nella “cauda” che troviamo Ca’ Dario, il misterioso palazzo la cui maledizione colpisce tutti i proprietari che sono morti suicidi o comunque di morte violenta, tra i quali ultimamente Raul Gardini e il tenore Mario del Monaco.
Per quanto riguarda invece la seconda costruzione, è silente testimone della visita del filosofo Giordano Bruno in città, ospite proprio della famiglia di Mongenigo che, dopo aver cercato di carpire le sue conoscenze alchemiche, lo denunciarono come stregone alle autorità veneziane costringendolo a riparare a Roma ove poi sarà giustiziato. Tradizione vuole che ancora in quell’edificio si manifesti il fantasma dell’eretico in cerca di giustizia
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IL GOLEM

In aramaico la parola Golem significa “materia inerte” ed è utilizzata dal Talmud nel commento alla narrazione biblica della Creazione. Per questa tradizione Golem era una sorta embrione umano, di uomo allo stadio primordiale, ricavato dal fango prima dell’infissione del soffio vitale divino. Nella tradizione creatasi all’interno del giudaismo mitteleuropeo della “diaspora” era un colosso d'argilla il segreto della cui creazione sarebbe appartenuto ai soli rabbini.

Intorno a questo nucleo fatto di tradizioni, e nell’area del “Triangolo della Magia” (Praga, Torino, Londra), si sono create moltissime leggende. Qui risedettero rabbini, alchimisti ed esperti di Kabalah.

PAUL JOHNSON ci ricorda che vari autori contribuirono a diffondere, tra il XV ed il XVII sec., le opere di GAMALIEL BEN PEDAHZUR e, probabilmente, di ABRAHAM MEARS proprio in quell’area dove la magia si era già diffusa e. con essa, la leggenda del Golem.


Il rabbino Loew (vissuto a Praga tra il 1520 ed il 1609) avrebbe creato il Golem come creatura autonoma; ma non possiamo dimenticare che, già nel 1508 il rabbino SALOMON IBN-GABIROL aveva dato vita ad una versione del Golem al femminile.


Peraltro una leggenda analoga si era diffusa in Germania, Polonia e Cecoslovacchia, già nel corso dell'XI sec. Di sicuro sappiamo che, a partire dal XVII sec., la leggenda riferita al Golem di Loew si era consolidata soprattutto nella Città Magica di Praga.

Perché è qui che sarebbe stato creato, all'inizio del XVII sec., il più celebre Golem per difendere il ghetto dalle angherie e da uno dei pogrom di Rodolfo II.

La leggenda prosegue narrando che Il Golem, col tempo, acquisì caratteristiche umane finendo col ribellarsi al suo creatore. Sicché Loew si vide costretto a distruggerlo.

Perché il Golem, costruito privo di soffio vitale da una immota massa di fango, veniva animato tracciando sulla sua fronte i segni ALEPH, MEM e THAU: i segni ebraici che compongono il nome cabalistico di Adamo. Per il Talmudista il Golem derivava direttamente dalla creazione del primo uomo (per inciso faccio osservare che la parola Golem, nella Bibbia, si incontra una sola volta, in un passo dei Salmi, mai del tutto chiarito).

Secondo altra tradizione – come è noto l’ebraico non reca vocalizzazione - la lettura dei segni dovrebbe essere EMET (cioè “verità”).

In un caso come nell’altro, cancellando il segno ALEPH, il Golem, come un Robot improvvisamente disattivato, si decomponeva. Le lettere restanti (Mem e Thau che si pronunciano METH) corrispondono alla parola morte.

Non vi è dubbio che idealmente il Golem costituisse la più potente magia della Kabalah pratica (quella che Eliphas Levi definì Goetia o Magia Nera): il suo risultato era la creazione dell'uomo artificiale (di cui si era già occupato Paracelso), senza dimenticare o sottovalutare le leggende connesse alla vitalità della radice di mandragora.

Nella circostanza che in Magia un Ba'al Shem (cioè un padrone del nome) insufflasse la vita pronunciando uno dei nomi segreti di Dio insieme ad una formula speciale, è possibile trovare il collegamento tra Magia e Kabalah nella leggenda del Golem.

Alla diffusione della vicenda del Golem ed alla sua più larga percezione hanno contribuito due romanzi: “Der Prager Golem” di CHAIM BLOCH e “Der Golem” di MEYRINK. Ma la fama di Loew e la conoscenza della leggenda è dovuta a David Gans, scrittore e scienziato boemo (1541-1613) autore di un trattato di astronomia e di geografia dal titolo immaginifico: “Nech-Mad We-Maim” (piacevole e caro).

Altre notizie sul Golem ci sono state tramandate dal già citato John Dee.

Non credo che il Golem fosse una creazione autonoma di Loew, né che la sua leggenda fosse una creazione della cultura praghese; personalmente sono convinto che il Golem trovasse un illustre ed immediato predecessore nello “homunculus” di Paracelso.

Paracelso era lo pseudonimo sotto il quale si nascondeva l’illustre studioso svizzero (era nato ad Etzel nel 1493) PHILIPPUS AURELIUS TEOPHRASTUS BOMBASTUS VON HOHENHEIM. Alla pari degli illuminati dell’epoca divenne noto per i suoi studi di alchimia e di medicina, ma anche di ermetismo, filosofia e magia. Fu definito “il divino”, probabilmente nel senso di divinatore).

Nella vita quotidiana, al di là dei suoi indubbi meriti di ricercatore e studioso, fu uomo particolarmente pomposo ed arrogante nel quale il nome Bombastus (d’onde il vocabolo inglese “bombastic”) descrive al meglio i suoi difetti.

Basti pensare che lo pseudonimo Paracelo, da lui stesso attribuito, significa “più grande di Celso” (massima autorità medica di Efeso del I sec. d.C.).

Insegnò all’Università di Praga "negromantia", "carmina" (formule magiche), "veneficia" (stregoneria), "Vaticinia" (profezie), "incantationes" (incantesimi) e quei “vaticinia“ che furono propri degli "Jases" (zingari polacchi), degli "Shinti" (zingari Lituani) e dei “Rôm” zingari boemi locali.

Tale tipo di cultura accomunò PARACELSO ad ENRICO CORNELIUS AGRIPPA (nato a Colonia nel 1486). A loro si deve l’introduzione di termini tuttora utilizzati: come "alcool" (dall'arabo al kohol) o dal tedesco “alka” (a sua volta da all-Geist, fantomatico) termini che indicavano il solvente universale necessario nel compimento della Grande Opera.

Ma solo a Paracelso la tradizione ermetica attribuisce la produrre della vita in provetta: il c.d. homunculus.

Affermava Paracelso: "Se il seme umano, chiuso in un'ampolla di vetro sigillata ermeticamente, viene seppellito per quaranta giorni in letame di cavallo e opportunamente magnetizzato, comincia a muoversi e a prender vita. Dopo il tempo prescritto assume forma e somiglianza di essere umano, ma sarà trasparente e senza corpo fisico. Nutrito artificialmente con arcanum sanguinis hominis per quaranta settimane e mantenuto a temperatura costante, prenderà l'aspetto di bambino nato di donna, ma molto più piccolo. Chiamiamo un tale essere homunculus e può essere istruito ed allevato come ogni altro bambino fino all'età adulta, quando otterrà giudizio e intelletto ...".

Ma neppure lo homunculus di Paracelso aveva diritto di primogenitura. Secondo la antica Magia esisteva un altro metodo per produrre l'Homunculus e consisteva nell'impiego della radice di mandragora che, appena estratta dalla terra, ha la forma di un ometto.

Si affermava che la radice di mandragora, cui si accreditavano virtù magiche e curative, se si sviluppava sotto il corpo di un impiccato, colta da un cane nero durante l'ora buia che precede l'alba, lavata e nutrita con latte e sangue si trasformava, appunto, in homunculus.

Ed ancora: un homunculus sarebbe stato ottenuto da DAVID CHRISTIANUS, professore all'Università di Giessen da un uovo di una gallina nera.

Qualunque fosse la formula e l’origine dello homunculus nella sostanza si trattava di un minuscolo servitore dalla intelligenza sovrumana, messa al servizio dei maghi e degli alchimisti nelle loro difficili ricerche.

Con tutta probabilità lo homunculus, e quindi il connesso Golem, deriva dal mito di Prometeo o del numerico Enlil che creano l'umanità con l'argilla. Né la visione mitico-leggendaria si ferma qui: al gioco partecipano anche gli dei che la arricchiscono di particolari a nmezza strada tra scienza e fantascienza.

Così Vulcano costruisce sette serve meccaniche d'oro che lo aiutano nel lavoro; cani d'oro e d'argento (simbolo di immortalità) sorvegliano il palazzo di Alcinoo; ancora a Vulcano, Simonide (556-468 a.C.) attribuì la costruzione del gigante bronzeo Talos destinato alla sorveglianza delle coste della minoica Creta; un animale, non meglio identificabile, è infine rappresentato in una statuetta è custodita nel Musée de l'Homme di Parigi e presiedeva alla custodia dell'isola di Nukuoro.

Golem ed Homunculus, dunque: esseri artificiali con mansioni di custode o di lavoratore a costo zero. La fantasia così anticipa il tecnologico Robot, creatura letteraria creata, per la prima volta, nel 1929 da Karel Capek nell'opera teatrale satirica R.U.R. (Rossum's Universal Robots). Il termine indicava uomini meccanici efficienti quanto privi di personalità (anche nell’ambito dei Robot esiste un illustre precedente perché si narra che già nel '200 Alberto Magno si servisse di un uomo meccanico d'ottone).

Qual è il significato del Golem? Ovviamente, nel pormi questa domanda escludo la possibilità di una realtà storica: a mio avviso il Golem (o uno qualsiasi dei Golem di cui è infarcita la leggenda) non venne mai creato, come non venne mai dato vita allo Homunculus o alla radice di Mandragola. Ritengo ovvio che tentativi in quella direzione vi furono, ma mi sento tranquillamente di escludere che, fuori dei casi in cui la “creazione” dette vita a provate strutture meccaniche (come l’invincibile “giocatore di scacchi”), i tentativi andassero al di là dell’illusione o, peggio, delle turlupinatura per i gonzi.

Né, a spiegare il fenomeno bisogna credere – come tentarono di fare i vari Edward Kelly o i vari John Dee – che l’homo philosophicus si ritenesse in grado di ripetere l’opera del creatore (indipendentemente dal senso che si volesse attribuire all’affermazione Talmudico-Kasbalistica secondo la quale l’uomo che avesse trovato il nome di Dio, sarebbe stato in grado di compiere miracoli).

Il vero è che, quando parliamo di fenomeni che sono connessi con la Kabalah e con l’Alchimia ci muoviamo su un terreno che è della più stretta esotericità: la loro lettura, va quindi fatta alla luce dei principi dell’esoterismo ritenendoli pure “icone” [cioè simboli] di una realtà altrimenti indicibile. Sotto questo aspetto non si può ritenere possibile andare alla ricerca di un Golem fisicamente individuabile, seppure tra le nebbie della leggenda perché il Golem fisicamente non ha mai avuto esistenza allo stesso modo dell’oro alchemico o della pietra filosofale.

In senso esoterico il Golem non è altro che la personificazione dell’aspirazione umana ad un livello di vita rinnovata, non costretta dalle pastoie dell’umana riproduzione, a percorrere le vicende di una vita limitata, vincolata alle umane passioni ed agli umani desideri. Sotto tale aspetto il Golem è quasi un Doctor Jeckill (il bene assoluto) contrapposto al malefico Mr. Hyde (il male assoluto).
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I POTERI DELLE PIANTE: 3° PIANTA

La terza erba è chiamata dai Caldei *Lorumboror,* dai Greci* Allamor*, dai Latini *Virga Pastoris.* Prendi quest'erba e bagnala col succo della Mandragora.
Dalla poi da mangiare a un uccello, o a qualsiasi altra bestia di sesso femminile. Resterà subito gravida e darà vita ad un figlio della sua stessa razza. Bagnando col suo succo il dente mascellare di una Iena femmina, e toccando con esso qualche cibo o bevanda, coloro che ne mangeranno o berranno, inizieranno a disputare ferocemente.
E se vorrai che smettano, dà loro del succo di Valeriana, e vi sarà di nuovo pace fra essi, come prima.
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ERZSEBET BATHORY

Erzsebet Bathory nacque nel 1560 da una facoltosa e importante famiglia strettamente legata ai regnanti d'Ungheria; suo padre aveva sposato una donna appartenente a un altro ramo della sua stessa famiglia, Anna sorella del re di Polonia, Stefano Bathory.

Erzsebet ricevette un'ottima educazione: a undici anni era in grado di leggere in latino, conosceva la Bibbia e la storia d'Ungheria, il che costituiva certamente un primato se si tiene conto che le sue coetanee appartenenti al suo rango erano appena capaci di leggere e scrivere.

Trascorse l'infanzia in uno dei castelli della famiglia con i fratelli; quando il padre mori' Erzsebet aveva solo dieci anni e gia' allora fu promessa in sposa al conte Ferencz Nadasdy, un importante nobile del suo paese. Si sposarono nel 1575, nel castello di Varanno': la sposa aveva allora quindici anni.

Dopo dieci anni di matrimonio, Erzsebet era madre di quattro figli e, secondo le cronache, pare che dedicasse tutto il proprio tempo libero alla magia nera.

Emblematico e' un frammento di lettera che la contessa invio'al marito in guerra sul fronte valacco:

Thorko (uno dei suoi servi, N.d.A.) mi ha insegnato una procedura di magia: prendi una gallina nera e percuotila a morte con un bastone bianco. Raccogli il sangue e spargine un po' sul tuo nemico. Se non hai la possibilità di spargerlo sul suo corpo, procurati un suo indumento e allora spargilo sopra questo.

Nella lettera non sono indicati i fini di questa pratica, ma possiamo immaginare che si tratti di una fattura destinata a colpire a distanza un nemico secondo le tipiche procedure della magia nera.

Appena ne ebbe la possibilità il suo castello, nei boschi di Csejthe, divenne un ricettacolo di maghi, streghe e forse anche alchimisti: tutta gente che era ben lieta di trovare rifugio tra le mura di una cosi' autorevole casata, lontana dal controllo della Chiesa.

Sembra che con il passare degli anni la contessa avesse diretto le proprie ricerche in un'unica direzione: la conquista dell'eterna giovinezza. Venne a sapere che un elisir eccezionale era costituito dal sangue di vergine: da quel giorno non riusci' a pensare ad altro.

Forse la donna era gia' disturbata sul piano psichico, infatti abbiamo notizia di numerose sue crisi nervose che si manifestavano prima con acuti mal di testa e quindi con lunghi stati catatonici, dai quali si risvegliava con una irrefrenabile sete di sangue.

Inoltre aveva scoperto che torturando le cameriere le sue crisi cessavano, scomparivano mal di testa e convulsioni e
spesso subentrava uno stato molto vicino all'estasi mistica.

Pare che trascorresse periodi sempre più lunghi nel suo castello e ben presto le segrete di Csejthe si riempirono di giovani donne reclutate tra il popolo, forse invitate a lavorare per la contessa dietro il miraggio di un grosso compenso.

Ma quando giungevano nel castello degli orrori le donne erano testimoni di oscuri riti, molte di loro erano sacrificate e il loro sangue utilizzato dalla Bathory che in quella linfa era certa di trovare il segreto dell'eterna gioventù.

Quando una delle vittime riusci' a scappare ebbe inizio il declino della Sanguinaria contessa.

I fatti giunsero a Mattia II d'Austria, che pare fosse gia' a conoscenza dei turpi delitti di Csejthei, ma non aveva potuto intervenire direttamente per non alterare i delicati rapporti politici locali.

L'ultima denuncia pero' giunse in un momento in cui il sovrano aveva deciso di dimostrare al popolo che il re era pronto a difenderlo contro lo strapotere dei nobili.

Il 30 dicembre 1610 Erzsebet fu arrestata nel suo castello di Csejthe e con la donna furono rinchiusi in prigione numerosi suoi stretti collaboratori.

Nelle segrete del castello furono ritrovate molte ragazze, numerose erano segnate da piccole ferite prodotte dagli aguzzini della contessa per prelevare il sangue da offrire alla terribile donna.

Furono anche ritrovati molti cadaveri sotterrati nelle segrete del castello. Al termine dell'inchiesta furono rinvenuti i resti di seicento e dieci vittime, nella maggioranza dei casi si trattava di donne.

Il processo fu celebrato a Bicse: inizio' il 2 gennaio 1611 e termino' il 7 dello stesso mese.

Tutti i collaboratori della Bathory furono giustiziati dopo essere stati sottoposti a tremende torture; le donne che si erano prestate al gioco della contessa finirono tutte sul rogo con l'accusa di stregoneria.

Per la nobile invece la condanna a morte fu commutata in segregazione a vita nella sua camera di Csejthe.

Nel marzo 1611 la porta fu murata e fu lasciato solo un piccolo spazio necessario per il quotidiano passaggio del cibo.

Fu trovata morta il 14 agosto 1614 senza che nessuno avesse avuto modo di conoscere con precisione quali fossero i riti praticati con il sangue di tante giovani innocenti vittime.
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