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LA POSSESSIONE

Quando nacque Annelise Michel, meglio conosciuta, con la recente trasposizione cinematografica della sua storia, come Emily Rose, nel 1952, nessuno avrebbe mai immaginato la terribile vita e l’atroce morte, che la povera ragazza, avrebbe dovuto affrontare ventiquattro anni dopo…

L’incredibile storia di Annelise, una giovane ragazza tedesca, inizia all’età di sedici anni. Fino a quel momento la giovane, ebbe un’esistenza serena, dedita allo studio e alle classiche attività religiose di una buona cristiana. 
Nell’autunno del 1968, si manifestarono in lei strane crisi epilettiche, mai avute prima, cadendo in stati convulsivi indomabili che nessun farmaco somministratole, riuscì a placare.
Il periodico manifestarsi di tali stadi, accompagnati da profonda depressione emotiva, spinsero la giovane a raccontare che, spesso, durante le sue preghiere, era solita avere delle visioni. Puntualmente queste manifestazioni, sfociavano nello stato catatonico in cui poi cadeva, vittima di strane creature demoniache che le ripetevano frasi agghiaccianti come “Bollerai all’inferno!”

Passarono altri anni, fino al 1973 quando i genitori della povera ragazza decisero di rivolgersi al parroco della loro chiesa per chiedere un esorcismo, poiché nessuna delle cure ebbe esito positivo.
La risposta della chiesa fu un secco no!
Le motivazioni furono imputate all’inclassificabilità del fenomeno nella sfera delle possessioni demoniache. Alle manifestazioni convulsive della giovane, mancavano infatti, elementi essenziali, a detta della chiesa, perché potesse essere sottoposta ad un esorcismo.
In Annelise non c’era avversione per i simboli sacri, non aveva la capacità di parlare lingue arcaiche e/o sconosciute dal soggetto, non si manifestavano capacità “paranormali” tipiche degli indemoniati come la levitazione e la telecinesi.
L’apporto del parroco fu allora quello di suggerire alla famiglia di continuare, affidandosi ai medici esperti, le cure psichiatriche.

Ma più il tempo passava più il comportamento di Annaliese non cambiava, anzi, un disgustoso peggioramento del suo stato, la spinse a passare molto tempo sdraiata per terra cibandosi di ragni, insetti, strappandosi i vestiti, ferendosi da sola e bevendo la sua stessa urina. In vista del precipitarsi della situazione, il parroco, ormai convinto e pieno di rammarico, decise, nel 1975, di chiedere al Vescovo Josef Stangl di prendere visione del caso ed acconsentire affinché lui stesso, insieme a Padre Arnold Renz, esercitassero un esorcismo sulla ragazza.

L’esorcismo avvenne con il rito canonico risalente al 17° secolo conosciuto con il nome di “Rituale Romanum”. I sacerdoti furono però costretti a ripeterlo più e più volte, poiché la ragazza mostrava avere dentro di sé più demoni e non uno solo. Alla fine, Annelise riuscì a riprendere una vita semi normale, completando gli studio presso il liceo della sua città. Le manifestazioni demoniache però, non terminarono, il loro ripetersi fu soltanto affievolito dagli esorcismi continuamente praticati su di lei. 
Questo continuo rituale causò nella ragazza, delle fratture alle ginocchia a causa del continuo genuflettersi durante la pratica esorcistica, inginocchiandosi centinaia a e centinaia di volte. Ogni settimana, il rito diventava sempre più difficile da ripetersi poiché la ragazza, con una forza innaturale, necessitava addirittura di più uomini per essere tenuta ferma. Divenne inoltre, inappetente, oltre a cadere sovente in paralisi momentanee e stati di incoscienza.

Il precipitarsi delle sue condizioni fisiche sfociò in una terribile polmonite. Il 30 giugno del 1976 Annelise non aveva neanche più la forza di inginocchiarsi. Chiese allora l’assoluzione al suo esorcista e, il giorno dopo, viene trovata morta.

La strana morte della giovane, comportò l’apertura di un’indagine per omicidio ed omissione di soccorso, ai danni dei genitori della ragazza e dei due sacerdoti coinvolti nelle pratiche di esorcismo.
Un ruolo fondamentale ebbero i medici che seguirono in cura la ragazza durante i primi anni della sua malattia, i quali confermarono che le manifestazioni in esame erano da attribuirsi ad un comportamento psicotico della ragazza e non a cause demoniache o sovrannaturali.
La diagnosi dei medici fu: epilessia del lobo temporale.

Alla fine dell’inchiesta, Josef e Anna Michel, genitori della ragazza, e i due sacerdoti, vennero condannati per omicidio colposo per negligenza e omissione di soccorso, a sei mesi di carcere. 
La corte ritenne che gli accusati avrebbero dovuto aiutare la ragazza, esortandola e, se fosse stato necessario, costringendola a sottoporsi a trattamenti clinici.
I sacerdoti furono accusati di aver convinto la ragazza, con il loro comportamento, a ritenersi posseduta, fino a rifiutare le cure cliniche. 
Poco dopo il verdetto, una commissione di vescovi tedeschi decretò che il caso di Anneliese Michel non poteva definirsi di "possessione". 
Undici anni dopo la morte, il corpo di Annelise venne riesumato per accertare che il decesso fosse stato causato da morte “naturale”.

Il caso sembra chiuso e fine a sé stesso, ma molto spesso situazioni simili a questa, si riscontrano in pazienti affetti da attacchi di epilessia del lobo temporale. Tale malattia provoca una sensazione di distacco dalla realtà, allucinazioni visive o acustiche transitorie, comportamento aggressivo, senso di spersonalizzazione, false sensazioni, turbe emotive e paranoia.

La possessione demoniaca, per fortuna non così diffusa, ha caratteristiche simili nel comportamento del paziente, ma diverse da un punto di vista soprannaturale. Infatti si escludono dalla categoria degli indemoniati tutte quelle persone si giustificano dicendo che sono stati costretti o spinti dalle mani del diavolo, a compiere delitti o azioni malvagie, ai danni di innocenti. 
Posso invece catalogare come possibili indemoniati quelli che, come classifica anche la Chiesa, dimostrano strani ed inequivocabili comportamenti come:

- avversione ad oggetti e simboli sacri o consacrati (crocifissi, libri di preghiere, acqua santa, ostia consacrata), con la conseguente capacità di distinguere quelli consacrati da quelli non ancora consacrati, a completa insaputa del presunto indemoniato (ad esempio, la capacità di distinguere acqua consacrata manifestando reazioni estreme, e mantenere un comportamento equilibrato di fronte ad acqua normale).

- Capacità di esprimersi e parlare una lingua antica o comunque ignara al soggetto in situazione di non possessione.

- Resistenza a qualsiasi psicofarmaco o sonnifero solo durante la possessione

- Forza fisica straordinaria durante la possessione.

Un elemento citato spesso nelle interviste di Padre Amorth riguardo alle caratteristiche degli indemoniati:
"Non c'è dubbio che siano i giovani i più colpiti da Satana. Pure gli anziani, quando vengono da noi, sono stati colpiti quasi sempre da giovani. Anche perché la causa principale della possessione, nel 90% dei casi, è il maleficio: ovvero un male commissionato da un'altra persona a un mago legato a Satana. E i giovani sono per natura più esposti alle vendette, per esempio, cosi come più curiosi delle pratiche occultistiche, tipo sedute spiritiche o sette sataniche".
Non esistono testimonianze riguardo certe pratiche svolte da Annelise, né di persone che avrebbero potuto maledire la ragazza.

La complessità della nostra mente, un labirinto ancora tutto da percorrere, ha sempre bisogno di essere toccato con cura e guidato nel modo più equilibrato possibile. Ciò non vuol dire che il diavolo non esista, anzi, è un’entità fine, da non sottovalutare e da trattare con il dovuto rispetto, per non esserne vittima innocente…
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FOTO POSTMORTEM

Sin dalle epoche più antiche l'uomo ha sempre allontanato da sé il timore della morte per mezzo di rituali e particolari cure riservate ai defunti, nell'intento di aiutarli a compiere il loro viaggio verso l'oltretomba e non infastidire i vivi dai quali la morte li aveva ineluttabilmente distaccati.
Il dolore per la perdita della persona cara ha sempre spinto gli uomini di tutte le culture e di tutti i tempi ( pare che già i Neanderthal seppellissero i loro morti lasciando vicino alle tombe simboli ed amuleti ) a prendersi cura delle salme e associando il fenomeno della morte a quello del sonno.
Non di rado, infatti, i cadaveri venivano posti nelle fosse, sui catafalchi funebri o sulle pire, come se stessero dormendo un sonno profondo...difatti la posizione orizzontale è generalmente assunta dall'uomo mentre riposa ( o quando è morto ); mentre cioè il suo corpo è inattivo.
Il dormiente non interagisce con il mondo esterno, nel sonno persino i parametri vitali rallentano e questo ricorda molto da vicino come il morto appare agli occhi di chi lo guarda: un individuo assorto, distaccato dalla realtà che lo circonda. Così come l'uomo che dorme è immerso nel mondo dei sogni, il morto è proiettato nel mondo ultraterreno. Per gli antichi, infatti, i sogni erano messaggi divini, direttamente provenienti dal sovrannaturale. Ricordiamo, ad esempio, l'episodio biblico narrato nella Genesi in cui Giuseppe, figlio di Giacobbe, interpretava gli angoscianti sogni del faraone; o ai “libri dei sogni” degli antichi egizi, giunti fino a noi per mezzo di alcuni papiri conservatisi...per non parlare poi della grande considerazione in cui i sogni erano tenuti dai popoli cosiddetti animisti e non solo.
Se quindi le visioni notturne, talvolta enigmatiche, talaltra terribili, accompagnavano il dormiente nel suo misterioso stato di isolamento dal mondo materiale ( un isolamento temporaneo ), di sicuro il defunto doveva potersi spingere ancora più in là, abbandonato definitivamente dal suo spirito che era migrato verso qualche universo spirituale e remoto, inaccessibile ai vivi.
A prescindere da quello che potesse accadere all'anima del caro estinto, in viaggio verso l'aldilà, spesso immaginato come una riproduzione del mondo terreno di gran lunga perfezionato, o talvolta come un mondo puramente spirituale, quello che più premeva a coloro che rimanevano in vita era il dolore straziante che la separazione provocava loro; l'incapacità di accettare che la persona amata non ci fosse più.
Tutti i rituali funebri, la cura della salma, le preghiere, le offerte al defunto, altro non sono state ( ed altro non sono ) in tutte le culture umane, che un modo per elaborare il lutto, cercare di dare alla perdita della persona cara un senso che la renda accettabile. Tra i dolori umani quello del lutto è sicuramente uno dei peggiori e dei più difficili da superare; la consapevolezza che la nostra vita ha un tempo limitato e il mistero di cosa potrebbe esserci dopo, ammesso che ci sia, angosciano da sempre l'essere umano che spesso ha trovato conforto nelle convinzioni di tipo religioso che tendono a dare rassicurazioni riguardo al fatto che con la morte non si assiste ad una fine, ma che si tratta sostanzialmente della chiusura di un ciclo e l'inizio di un altro in cui l'individuo non cessa di esistere, ma va “altrove”, o assume un'altra forma non più fisica pur conservando le caratteristiche intrinseche del suo essere individuo.
Indipendentemente dalle convinzioni di natura escatologica delle persone, la perdita di un familiare, di un amico, di una persona con la quale si sia condiviso un tratto di esistenza, l'accettazione del distacco passa per mezzo di una serie di rituali che comprendono la manipolazione della salma, il contatto reale e materiale con essa come se ancora fosse in vita. Questo implica l'iniziale rifiuto da parte di chi subisce il lutto di considerare la persona cara effettivamente morta.
Quando veniamo colpiti da un lutto, spesso, le reazioni possono essere di due tipi: il rifiutarsi di toccare o vedere la persona morta o, al contrario, il desiderio di starle il più possibile vicino e trattarla come se ancora fosse presente a tutti gli effetti, viva ed esistente.
Spesso nei rituali funebri delle varie culture vi è una componente di convivialità con il defunto, o di condivisione di aspetti festosi e quotidiani. Talvolta si può usare la veglia della salma o il banchetto in una stanza adiacente alla camera del morto che viene lasciata di proposito con la porta aperta affinché il defunto possa “partecipare” insieme a parenti ed amici.
Ogni popolo ha i suoi usi e costumi relativi alla morte, come alla vita.
Vi sono singolari tradizioni del mondo occidentale che spesso sono poco conosciute ai più e, addirittura, non sono ancora state completamente studiate e comprese.
Una di queste è la fotografia post mortem. Pare che questa singolare pratica si sia sviluppata in epoca vittoriana, e comunque intorno alla metà del XVIII secolo. Dal mondo anglosassone sembra poi essersi diffusa anche in alcune parti d'Europa; ad esempio nell'Europa dell'Est ed è rimasta in auge per un secolo. Le fotografie post mortem più recenti risalgono alla prima metà del '900.
Questa usanza consisteva nel ritrarre i defunti poco dopo il decesso, direttamente all'interno della bara posta nella camera ardente, oppure in atteggiamenti del tutto “vitali” e che poco lasciassero intuire del loro effettivo stato di trapassati.
A causa dell'alto tasso di mortalità infantile sono numerosissime le foto post mortem a noi sopraggiunte che ritraggono bambini; questi ultimi spesso venivano fotografati su un divano, a letto, o su un cuscino come se fossero assorti in un sonno profondo, attorniati dai giocattoli preferiti, dai fratelli e, talvolta, dagli animali domestici cui erano stati particolarmente affezionati in vita.
I neonati deceduti durante il parto o nei primi mesi di vita erano tantissimi e spesso venivano fotografati in braccio alla madre, nel lettino o in minuscole bare aperte, adornate di merletti e fiori.
Ma tante sono anche le fotografie che immortalano gli adulti, nei loro abiti migliori, siano essi stati di estrazione umile o benestante. Indipendentemente dai mezzi economici della famiglia, nessuno voleva rinunciare ad una fotografia che riprendesse il caro estinto e ne perpetuasse il ricordo.
In alcuni casi è possibile assistere a composizioni fotografiche di notevole pregio, nelle quali è quasi impossibile riconoscere il morto comodamente seduto ad un tavolo tra i parenti, o addirittura in piedi in compagnia di un familiare.
I fotografi del post mortem dovevano aver sviluppato nel tempo delle abilità considerevoli, non solo nello scatto delle foto, ma anche e soprattutto nella composizione delle salme e dei set.
Ricordiamo che scattare una fotografia a quei tempi era un processo lungo e macchinoso; erano necessari lunghi tempi di posa e non sempre tutto andava per il verso giusto...nulla a che vedere con le macchine digitali, rapide ed indolore a cui siamo abituati oggi!
Tuttavia le tecnologie e le tecniche fotografiche hanno fatto in fretta passi avanti nel corso dell'Ottocento, ma i fotografi dovevano comunque portare con sé un'attrezzatura ingombrante e sicuramente non agevole da trasportare.
Tutto questo unito all'ulteriore abilità che un fotografo che ritraeva morti ( presumo che dovesse essere una vera e propria specializzazione ) doveva avere e cioè quella di comporre le salme in funzione del risultato finale che voleva ottenere. Non so se ci fossero dei compositori di salme specializzati che assistevano il fotografo, magari un vero e proprio staff professionale che si occupava di tutto quello che concerneva l'allestimento del set, ma è assai probabile che gli studi fotografici o i fotografi singoli fossero più che organizzati per assolvere le esigenze dei clienti.
Nei primi anni in cui la fotografia si è diffusa non era molto comune farsi ritrarre visto che si trattava di un processo costoso che non tutti potevano permettersi di sostenere; per questa ragione era frequente che una persona morisse, anche adulta, senza aver mai posato per una foto.

Ma era usanza che la fotografia scattata dopo il trapasso fosse d'obbligo affinché la famiglia potesse conservare un ricordo nitido della persona scomparsa...se poi la foto era composta in maniera tale che il defunto sembrasse ancora vivo, era molto meglio. I fotografi del post mortem erano anche molto abili nel ritoccare i ritratti, dando colorito alle gote delle salme e dipingendo gli occhi aperti sulle palpebre chiuse...una sorta di Photoshop ante litteram, eseguito con pennello e colori direttamente sulle fotografie.
Questo delle fotografie ai morti era un fenomeno assai diffuso e considerato del tutto naturale, a dispetto di come potrebbe apparire ai nostri occhi. In una società come quella vittoriana in cui tutto ciò che non fosse considerato in linea con i severi principi della corona britannica andava rigorosamente censurato, nemmeno la morte poteva essere risparmiata e mostrata liberamente per quella che è, infatti i morti venivano sapientemente camuffati affinché sembrassero ancora vivi.
Una manifestazione molto singolare e curiosa in un secolo non ancora del tutto studiato e approfondito quale l'Ottocento, che sembra però rispecchiare, senza alcuna difficoltà di analisi, l'atavico desiderio umano di sopraffare ed esorcizzare le paure e le sofferenze connesse alla morte.
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IL PASSAGGIO

In India lo Yoga tantrico riconosce nello Yogi un "apertura" virtuale alla sommità del cranio, che deve permettere all' anima di uscire al momento della morte.
Quest' apertura in India si chiama: BRAHMARANDHRA e facilità il passaggio da questo mondo all' altro. 
Inoltre agli Yogi morti si spacca il cranio per agevolare la partenza dello spirito.
A questo uso indiano corrisponde l' usanza europea ed euroasiatica di togliere alcune tegole al tetto o di spezzarle se in casa c'è un agonizzante, che non riesca a morire.
Le tegole non vengono spezzate o rimosse in un punto qualsiasi, ma di norma al centro del tetto, che corrisponde all' ANGOLO SACRO o CENTRO DEL MONDO per il microcosmo individuale.
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ARCANO 3 IMPERATRICE

Il 3 è un numero sacro, è luce.
Al 3° verso del primo capitolo della Genesi, il Signore dice: "Sia la luce" e la luce penetra dei suoi raggi d'oro la renebra dell' increato e il mondo inizia a nascere.
3 il numero della perfezione, in molte religioni vige la Trinità.
Quando il triangolo ha la punta rivolta verso l' alto indica il fuoco e le potenze celesti, con la punta verso il basso significa l' acqua e le potenze infernali.
Il triangolo a punta rivolta verso il basso si usa nei riti mistici e nella frammassoneria esoterica ed exoterica. Con la punta rivolta verso l' alto nei riti indiani personifica il fuoco ( culto di Mahadevi e di Shiva), a punta verso il basso personifica l'acqua nei riti di Visnú.
L' equivalente ebraico del N° 3 è Ghimel.

L' Imperatrice veste una tunica dalmatica Rossa (forza generatrice) su cui porta un mantello Blu (mistero,profondità degli istinti)
L' insieme Rosso-Blu esprime la realizzata unione degli opposti, l' Unità ed il Binario si sono uniti per dare il Ternario, dall' unione della Vergine e dell'Invisibile Sconosciuto è nata la legalizzazione di quella cge era stata anarchia e caos.
Nell' Imperatrice vive il figlio, che in sè possiede due nature, quella del Padre e della Grande Madre.
Mai vi fu un simbolo piú terrestre, carnale e sensuale (e questo è detto dal Rosso della dalmatica e dal Berretto sotto la corona), che grida forza di generazione e istinto.
Ella è intelligenza creatrice, ella è donna perchè le sue ali hanno il colore della carne, ella è puro spirito perchè i suoi capelli bianchi.
L' Imperatrice viene ricordata dai costruttori di cattedrali come "Nostra Signora" (Notre Dame) perchè costoro ritenevano che la Vergine-Madre potesse loro fare da mediatrice con il Grande Architetto dell' Universo nel proteggere la loro fabbrica.
L'Imperatrice vola nel cielo dell' ideale, non può conoscere i confini meschini dei simboli terrestri: l' aquila sul suo scudo è lo spirito di Dio, il globo terracqueo aureo ha la croce come emblema.
Un ramo di mirto venusiano le lega i capelli, su cui è appoggiata una corona di 12 stelle a 6 punte l' una. 7 sono le perle della sua collana, d'oro lo scettro con la punta a forma di globo.
I simboli citati indicano il dominio del macrocosmo.
La Papessa simbolizza lo stato virginico del subcosciente cosmico, ma l'Imperatrice è l'attività produttiva e creativa del subcosciente,una volta che esso viene impregnato dalke idee generatrici del sè.
Il subcosciente controlla tutti i gradi di sviluppo del mondo fenomenico, ecco perchè in divinazione l' Imperatrice viene considerata un moltiplicatore di immagini.
L' Imperatrice è la terra, ma è anche Venere, Dea dell' Amore, simbolo di fertilità.
La Papessa è Iside con il velo, l' Imperatrice è Isise senza velo.
L' Imperatrice è azione, sintesi degli opposti intellettualmente, fisicamente, psichicamente.
Col N° 3 è iniziata l' azione che si concluderà sul piano della realizzazione materiale nell' Imperatore.
L' Imperatrice simboleggia la forza della natura, che si rinnova di continuo.
Sulla Tiara frontale della corona reca un festone a forma di cuore, segno di Amore sia spirituale che fisico.
Sul petto porta una catena d' oro con uno stemma, al cui centro è un triangolo a punta superiore di Fuoco Celeste, che esprime il fuoco di vita umana e divina nel culto di Mahadevi e di Shiva.
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IL FANTASMA DI PALAZZO BUDINI GATTAI A FIRENZE



Un mistero molto interessante aleggia a Firenze. Ci troviamo in via de' Servi dove fiero si erge il Palazzo Budini Gattai. Sembra che durante il medioevo vi abitasse una ricca signora che un giorno, salutando il marito che stava andando in guerra, si affacciò dalla finestra. La povera donna passò le sue giornate attendendo il marito dedicandosi al cucito nella speranza di rivedere presto la sua anima gemella di cui non si seppe più nulla. La donna morì dopo qualche tempo. Un giorno, mentre stavano portando via il corpo, qualcuno "osò" chiudere la finestra scatenando un pandemonio che distrusse i mobili della stanza. L'ira si placò quando la finestra fu riaperta. Da quel giorno la finestra è socchiusa con le persiane alzate.

Immagine tratta da Wikipedia, Autore Zafky
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LA MONTAGNA SPACCATA DI GAETA (LATINA)

La mano del turco - Foto di Montagna Spaccata, GaetaSul promontorio del Monte Orlando a Gaeta, in provincia di Latina, sorge il Santuario della Santissima Trinità altrimenti detto anche Santuario della Montagna Spaccata. Il Santuario fu edificato dai monaci benedettini di Cassino nel secolo XI e sorge in un contesto di estremo interesse e particolarità tanto che si colloca come uno dei più importanti siti esoterici e mistici italiani. Narra la leggenda che alla morte di Cristo il monte si spaccò e proprio attorno al Santuario vi sono tre enormi spaccature verticali nella roccia che cadde a picco sul mare. La prima spaccatura somiglia ad una grotta chiamata la "Grotta del Turco". Nel IX secolo, quanto c'era il Ducato di Gaeta, le navi dei saraceni avevano trovato rifugio proprio in questo promontorio e uno di loro, un miscredente toccò, deformandola, la roccia con una mano. Si raggiunge la grotta con una scalinata il cui accesso è a pagamento. La seconda spaccatura vede la presenza della Chiesetta del Santissimo Crocifisso, un enorme masso rimasto incastrato tra due pareti verticali. Sotto la cappella e il macigno, che ne costituisce la base, la spaccatura dette origine ad una grotta famosa per uno dei tanti miracoli raccontati nella zona. Sembra che quando il masso si incastrò tra le pareti nell'anno 1400 la popolazione della zona pensò che era un miracolo dato che non sembrava un'opera naturale e convinto che non si staccherà mai decisero di raccogliere denaro per la costruzione della Chiesetta del Santissimo Crocifisso meta di pellegrinaggi. La terza spaccatura è visibile solo dal mare e non è accessibile. 


Questa foto di Montagna Spaccata è offerta da TripAdvisor.

CONTATTI

Telefono: 0039 0771 743070 - 0771 741221
Fax: 0039 0771 451415
Sito web: www.parks.it/parco.monte.orlando - www.parcorivieradiulisse.it
Email: rivieradiulisse@parchilazio.it , mscalesse@regione.lazio.it

ORARIO

visitabile liberamente tutto l'anno
Il Mausoleo di Lucio Munazio Planco è attualmente chiuso al pubblico.
Per le visite alla Montagna Spaccata, Grotta del Turco e Cappella di S. Filippo Neri, contattare il Santuario della SS. Trinità ( tel. 0771 462068 - orari apertura: 9.00-12.00 15.00-18.00 )

INFORMAZIONI

Liberamente fruibile
Servizio navetta € 1,00 (è attivo tutti i giorni nel periodo estivo, in altri periodi si consiglia di contattare lo 0771 743060 )

per l'Associazione Studi Paranormale, Emiliano Amici (www.sguardosulmedioevo.org)
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ARCANO 2 LA PAPESSA


Viene raffigurata come una donna dai tratti grossolani del volto, dall'aspetto imponente per un intrinseca maestosità, dall'abito Rosso,coperta da un semplice mantello blu scuro con ornamenti gialli. In mano ha un voluminoso libro.
La corona della Papessa fuoriesce dal bordo superiore della lama, ripetendosi tale traboccamento una sola volta negli Arcani Maggiori,nell Arcano 21 il "Mondo",in cui le due aureole dell' Angelo e dell' Aquila tradordano dalla cornice nera della lama.
Non a caso fuoriesce dalla cornice proprio all'inizio della trasmutazione e alla fine del processo con il mondo, quasi a voler dare proprio fisicamente forza al simbolo,spttolineando che la corona papale e le aureole hanno la stessa e sola origine.


Il Waite ci dà la chiave di questo curioso epiteto della Sacerdotessa,definendolo: " La GrandeSacerdotessa, La Papessa Giovanna, Il Pontefice Femmina".
Siamo giunti al nocciolo dell' immagine della Papessa e del perchè si chiama cosí.


In una leggenda Medievale in cui si narra che per 2 anni, 5 mesi e 4 giorni del 854 o 855 abbia regnato una donna, Giovanna, sotto il nome di Giovanni VIII.
Nella sua cronaca antecedente al 1086,data della sua mortw, Marianus Scotus Minorita afferma che a Leone IV succedè Jehanne. Fonti del tutto diverse, riferiscono che la Papessa Giovanna, resa incinta da un domestico, avrebbe partorito durante una processione dalla Chiesa di San Clemente al palazzo di San Giovanni in Laterano. A fuor di popolo Giovanna e il neonato vennero linciati. 
La storia dimostra che è solo una leggenda, poichè con tutta certezza si sa  che la morte di Leone IV e la consacrazione di Benedetto III intercorse solo un mese e mezzo.


Gli incisori Tedeschi Rinascimentali riprendono dall'Italia, l'immagine della Papessa (nei mazzi Francesi era sostituita con Giunone col pavone)
L'equilavente ebraico del N°2 é la lettera Beth, Cabalistico è CHOKMAH (sapienza)


La Papessa esprime conoscenza, scienza: come il Bagatto era stato puro movimento, cosi essa è stasi,fissitá, intelletto maturo.
La Papessa è Iside, che simboleggia la natura generatrice e che rivela il mondo a se stesso, generando il molteplice, in cui peraltro si riflette e si comprende l'unità ineffabile.


Il Bagatto è la coscenza maschile, la Papessa quella femminile.
Il Bagatto è il sole, la Papessa la Luna. I due corpi celesti nell' antichità venivano considerati sposi.


Il Bagarto e il Matto rappresentano solo la potenzialità, la volontà di creare, la Papessa possiede latente il potere di esprimere, di manifestare.
É l' anello della catena, che collega ció che si vede all' invisibile.

IL SIMBOLISMO DELLA PAPESSA
-IL MANTELLO E LE VESTI: avvolta in un mantello Rosso, simbolo di forza generatrice nucleo centrale di fuoco che si manifesta lentamente, quasi come il largo mantello blu scuro, simbolo di desiderio istintivo, di volontà, di mistero e di tenebre notturne e di mare profondo, si aprisse lentamente come una porta dell' inconscio. I paramenti del mantello e bavero sono gialli, colore dello spirito, intellugenza)
-VELO: Bianco perchè senza purezza di intenti nessuno potrà passare la porta della Conoscenza.
-TIARA PAPALE: Doppia corona con fioroni Rossi (forza generatrice) ed una con fioroni verdi (vita, linfa vitale)

TENDA: Copre le due colonne che recano le seguenti iniziali B e J.
B sta per BOAZ (debolezza sostenuta dalla fede) JAKIN (forza che possiede). Si tratta delle due colonne, che ricoperte di Bronzo stavano ai lati del tempio di Salomone, e rappresentavano i 2 alberi del Paradiso Terrestre.

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IL VAMPIRO DI MONTPARNASSE

Nel 1849 in Francia si processò Francois Bertrand, un sergente, accusato di aprire le tombe per succhiare il sangue dei cadaveri morti da poco.

Accaduto nello storico sul cimitero di Montparnasse,un caso di necrofilia il cui protagonista fu un certo François Bertrand, sergente in un reggimento della regione parigina. Aveva 25 anni al momento dei fatti, nel 1848; militare in carriera, licenziato in filosofia, ben noto ai suoi superiori, non poteva resistere al desiderio di dissotterrare i cadaveri e di mutilarli. In seguito a numerose profanazioni commesse in diversi cimiteri, e soprattutto in quello di Montparnasse, fu gravemente ferito ad una gamba da una trappola piazzata dalla polizia. Riuscì tuttavia a fuggire; ritrovato, fu messo agli arresti. Il 27 e 28 giugno 1849 compariva davanti al Consiglio di Guerra che lo condannava alla pena massima, un anno di carcere

Prigioniero modello, si suicidò poco dopo il termine della sua pena. In una lettera indirizzata al medico che lo seguiva, così spiegava il suo irresistibile bisogno al quale soccombeva: “ provavo più piacere mutilando il cadavere che avevo dissotterrato, benchè questa fosse il massimo della profanazione! Si, la monomania distruttiva è stata in me più forte che la monomania erotica, e credo che non mi sarei mai esposto a dissotterrare un cadavere se non avessi potuto distruggerlo subito dopo



Siamo in Francia, nel 1849. Il sergente François Bertrand viene arrestato e processato per aver violato numerose tombe dei cimiteri parigini, dalle quali prelevava cadaveri ancora freschi per succhiarne il sangue e nutrirsi delle carni in putrefazione. Bertrand fu riconosciuto in tutta la penisola come vampiro ed etichettato come ghoul: tradizionalmente una creatura asservita ai vampiri che si nutre di salme.

Sebbene al giorno d'oggi venga ridotto ad un classico esempio di necrofilia, questo raccapricciante caso scosse l'intera Francia all'epoca. Il nome esatto della pratica compiuta da Bertrand in realtà è necrofagia, ossia il nutrirsi di cadaveri. Non è chiaro se usasse averci anche dei rapporti sessuali..

Noto anche come "il vampiro di Montparnasse" il caso del sergente Bertrand rimane uno tra i più inquietanti casi di pseudo-vampirismo mai registrati nella storia.
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IL MANOSCRITTO DI VOYNICH

Il Manoscritto Voynich, soprannominato il Manoscritto Misterioso, è un libro formato da 102 fogli, che danno un totale di 204 pagine scritte e illustrate. Tutto il manoscritto è fittamente coperto da un insieme di caratteri non identificati ( circa 250.000; 4182 sono parole e di queste 1284 sono presenti più di una volta).

Il libro è corredato da numerose illustrazione grazie alle quali gli studiosi hanno suddiviso il manoscritto il 5 parti: Botanica, astrologica, farmacologica, biologia e infine una sezione senza immagini, presumibilmente un indice o una rubrica.

La parte botanica comprende una serie di disegni di piante dalla forma strana, bizzarra e sconosciuta su questo pianeta; con foglie, radici, steli e fiori contorti e alcuni con addirittura piccole teste umane. 
Le pagine della sezione botanica hanno una struttura costante: il disegno della pianta occupa quasi tutta la pagina, i colori predominanti sono il verde, il marrone, il giallo, il rosso e il blu. Intorno all'immagine è disposto il testo composto da caratteri incomprensibili. 

La seconda parte astronomica o astrologica, presenta 25 diagrammi che ricordano i temi astrali e che contengono molte stelle. Troviamo circonferenze concentriche o con segmenti che si irradiano dal centro all'esterno. Alcuni schemi mostrano la classica raffigurazione del sole e della luna con volti umani; sui cerchi vi sono molte iscrizioni nella stessa scrittura del testo. Si riconoscono anche alcuni segni zodiacali .

La terza sezione Biologica presenta 
227 figure umane, di cui solo tre le figure (forse) maschili. 
Il riferimento alla biologia è solo dovuto alla presenza di dozzine di donne nude in piedi, con le pance piuttosto rotonde e prominenti, che emergono da misteriosi tubi o pozze colme di liquidi. I ricettacoli in cui stanno le donne sono quasi sempre in collegamento tra di loro tramite tubi o canne. In altre pagine, vediamo gruppi di donne che stanno in una sorta di vasca o piscina, immerse in un liquido scuro fino al ginocchio, e dei tubi cilindrici uniscono altre vasche simili, dove stanno altre donne.

Dopo la sezione biologica, si trova un grande foglio ripiegato, nel quale sono disegnati nove "medaglioni" circolari, che contengono stelle e oggetti simili a cellule, con strane strutture fibrose che collegano i nove cerchi. Alcuni medaglioni hanno elementi simili a petali di fiori e altri presentano raggiere con stelle, oppure fasci di tubi. 

La sezione farmacologica, chiamata così per la presenza di numerosi vasi tipici delle antiche farmacie, con coperchi alti e affusolati e basamenti elaborati. Il settore contiene anche oltre cento disegni di piccole piante e radici, per cui molti suppongono che si tratti di erbe medicinali. 

Le pagine sono ricoperte da fitte righe di scrittura assai regolare, dall'apparenza familiare anche se ignota ma armoniosa e nitida, senza alcuna correzione. 

La storia di quello che venne, giustamente, definito "il libro più misterioso del mondo", inizia nel 1912, quando un mercante di libri antichi statunitense, Wilfred Voynich, lo acquista dalla scuola dei gesuiti di Villa Mondragone, presso Frascati; per questo motivo, il documento è comunemente noto come "Manoscritto Voynich".
Incollata dietro ad una pagina del libro, Voynich trovò una lettera di Johannes Marcus Marci (1595-1667), medico dell'imperatore Rodolfo II di Boemia, indirizzata al famoso poligrafo Athanasius Kircher in Roma, datata Praga 19 agosto 1665 (o 1666). 
In questa lettera Marci affermava che il libro gli era stato lasciato per testamento da un amico, di cui successive ricerche riveleranno l'identità: si trattava di Georg Baresch, un alchimista poco noto, nato verso il 1580/1585 in una località ignota. 
Marci mandava il libro a Kircher, massimo esperto di lingue a quel tempo, affinché lo decifrasse. 

Un'altra informazione fu ottenuta per caso: durante un'ispezione fotografica si scorsero alcune righe tracciate sulla prima pagina e quasi cancellate dal tempo. Esaminate all'infrarosso, si rivelarono essere una firma di appartenenza: "Jacobi a Tepenece", ovvero Jacobus Horcicki (morto nel 1622), direttore del giardino botanico e del laboratorio alchemico di Rodolfo. 

Numerosi esperti e studiosi cercarono e cercano tutt'ora di decifrare il Manoscritto Misterioso senza alcun successo.
Alcuni ritengono che sia stato scritto in un linguaggio artificiale, qualcosa sul tipo dell'Esperanto. Il testo del manoscritto è altamente ripetitivo, la stessa parola appare due o tre volte di seguito, e parole che differiscono di una sola lettera si presentavano con inusuale frequenza. Le singole parole erano insolitamente corte rispetto al latino e all'inglese. Curiosa la totale assenza di parole formate da una o due lettere, che invece esistono in tutte le lingua naturali.
Dopo tanti anni di studi, analisi e falliti tentativi di decifrazione, il manoscritto Voynich continua ad essere "il più misterioso libro della terra". 

Un libro rappresentante una realtà a noi sconosciuta, un manoscritto di un visionario o semplicemente un falso antico, frutto della fantasia? 

Tuttavia l''Università di Yale, custode del misterioso manoscritto, ha autorizzato la datazione al Radiocarbonio del manoscritto, attualmente conservato alla Binecke Rare Book and Manuscript Library.
Il team di ricercatori incaricato delle analisi, diretto da Greg Hodgins, ha prelevato quattro frammenti da altrettante pagine del manoscritto, ovviamente dai margini. Questi frammenti, lunghi sei millimetri e larghi uno, sono poi stati datati con il test del Radiocarbonio, ottenendo una datazione sorprendente: le pagine del manoscritto risalgono ad un periodo compreso tra il 1404 e il 1438. 



Inoltre Richard Roges, informatico di 58 anni, prossimo alla pensione, l'11 novembre del 2009 ha trovato il codice! Per secoli si è cercato di interpretare le parole del manoscritto, ma la verità è che il “libro più misterioso del mondo” non contiene parole. Bensì numeri.
La scoperta, come molte altre grandi scoperte, è avvenuta per caso...
Rogers, specialista nella gestione dei dati al Fleet Readiness Center East at Cherry Point, mentre stava lavorando ad un nuovo algoritmo per il Dipartimento di Stato americano, ha usato una pagina del manoscritto per testare il suo programma. E allora, il computer ha fornito i dati contenuti nel manoscritto in codice macchina. Praticamente, il Voynich è il primo foglio di calcolo della storia...
Tutto il manoscritto è basato su una griglia 8X8, praticamente una scacchiera (ma anche un simbolo della massoneria), e la prima pagina contiene solamente le istruzioni per leggere il manoscritto. Questa griglia contiene lettere nella parte alta e numeri in quella bassa. Il testo non contiene solamente algebra, ma anche le istruzioni per decifrare i messaggi e la simbologia del manoscritto. Secondo Rogers, il giardino di Villa Mondragone (Frascati), dove deve essere posizionata la griglia, potrebbe essere la vera chiave di lettura del manoscritto.
La ricerca non è ancora conclusa. Difatti Richard Rogers ormai si sta dedicando anima e corpo a portare avanti questa sua ricerca...
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ARCANO 1. IL BAGATTO

Autorevoli fonti considerano la raffigurazione del B. come una degenerazione della rappresentazione simbolica originale,che sarebbe quella piu austera del Mago,che nel mazzo di Rider-Waite sembra compiere un sacrificio orfico. 
È ammantato di una toga bianca e di un pallio arancione,mentre il tavolinetto robusto,si muta in un altera all aperto.

PERCHÈ PROPRIO UN GIOCOLIERE O ILLUSIONISTA INIZIA IL GIOCO DEI TAROCCHI?

Perchè quest' Universo che si manifesta a noi è un Illusione. Noi percepiamo solo l'ombra della realtà perchè siamo prigionieri della materia,poichè incapaci di cogliere la realtà ne percepiamo solo le apparenze.

L'Arcano 1 dice che il mondo è stato creato dall'Intelligenza Divina con un atto di Volontà assoluta.

ESAMINIAMO LA SIMBOLOGIA:
(Il Bagatto non è un uomo, ilsimbolo non è antropomorfico. Esso rappresenta un'azione nè fisica nè materiale)

CAPELLI: Bianchi con boccoli finali biondi. Il Bianco é il colore della purezza. Anche il Papa,l'Imperatore e l'Imperatrice hanno i capelli Bianchi. La Papessa ha il velo Bianco.

I 4 ELEMENTI: sono sul suo tavolo

CAPPELLO Ha 3 colori:
Giallo al centro simboleggia l Intelligenza
Verde: forza vitale
Rosso: forza generatrice

ABITO: Blu-Rosso ovvero Desiderio Istintivo,forza generatrice. Le maniche sono Gialle, intelligenza per la destrezza, pienezza di forza

MANI: Disposte una verso l'alto e una verso il basso,significa che gli influssi risalgono dal basso verso l'alto. La bacchetta è il tramite tra l alto e il basso.

TERRA: Gialla perchè questo elemento partecipa alla creazione con Intelligenza
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SIMBOLISMO NEI TAROCCHI

-ROSSO: forza generatrice, forza spirituale

-BIANCO: purezza,assenza egoismo

-GIALLO: spirito, intelligenza

-BLU: desiderio, volontà, bramosia, mistero

-VERDE: Vita, forza vitale, languore

-NERO: vanitá del mondo fenomenico, illusione dei fenomeni materiali, mistero, morte

SIMBOLISMO ARCANI MINORI:

-SPADE: volontà di potenza

-BASTONI: lavoro,doveri fisici,energia materiale,fecondità

-COPPE: amore e misticismo, elaborazione intima delle ricchezze spirituali

-DENARI: conoscenza ed arte, ogni attività creatrice

I SEMI DEGLI ARCANI MINORI SONO ASSIMILATI AI 4 ELEMENTI:

ARIA -----> SPADE
FUOCO -----> BASTONI
ACQUA -----> COPPE
TERRA -----> DENARI
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