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SIR CONAN DOYLE E HOUDINI

Erano entrambi profondamente interessati allo Spiritualismo; tuttavia, i loro punti di vista differivano completamente. Houdini era lo scettico, lo scopritore delle frodi psichiche; Doyle il credente, il San Paolo dello Spiritualismo. Come queste due persone siano divenute amici affezionati e poi nemici mortali, è una storia affascinante che vale la pena di essere raccontata.

Un interesse comune

Tutto cominciò all'inizio del 1920, quando Houdini, visitando le Isole Britanniche inviò a Sir Arthur uno dei suoi libri, The Unmasking of Robert-Houdin. In esso, egli raccontava la storia dei Fratelli Davenport, due medium-maghi americani divenuti assai famosi in varie parti del mondo alla metà del secolo scorso. La loro specialità era la presentazione del "Gabinetto Spiritico", uno stanzino di legno in cui essi sedevano, legati con diversi metri di corda. Non appena le porte dell'armadio venivano chiuse si udivano dei colpi battere, un tamburello e una campana suonare, e apparivano delle mani ai finestrini delle porte. L'esame dei medium alla fine della seduta, ma anche in qualsiasi momento di essa, dimostrava che essi erano sempre legati come all'inizio.

La questione era questa: si trattava di due medium genuini o di furbi prestigiatori, che in qualche modo riuscivano a liberarsi dai lacci e produrre essi stessi le manifestazioni ? Houdini aveva avuto la possibilità, nel 1910, di parlare a lungo con Ira Davenport, il solo fratello vivente, e si sentì privilegiato ad apprendere da lui l'abile trucco che usavano. Erano antesignani dell'arte dell'evasione che poi rese famoso Houdini ed Ira gli confessò che avevano sempre usato dei trucchi, ma che per ragioni pubblicitarie avevano lasciato che il pubblico decidesse da sé sulla vera origine delle loro sensazionali dimostrazioni..

Nel ringraziare Houdini per il libro, Sir Arthur scrisse che lui non dava molto peso a quel genere di rivelazioni : In quanto "confessioni" di uno Spiritualista, esse non hanno molto senso. Si dice di ogni famoso medium che abbia "confessato" ed è un vecchio trucco degli oppositori.". Inoltre dimostrò di credere in uno dei più vecchi trucchi usato da medium e psico-maghi imbroglioni per convincere gli astanti della realtà dei loro poteri (Wiseman, 1997; Polidoro, in stampa), cioè che il fallimento è la prova della genuicità delle dimostrazioni. Egli scrisse, infatti: "Posso solo capire che ci furono occasioni in cui essi non riuscivano a farcela, ma dato che ci sono periodi intermittenti in tutte le vere forze medianiche, ciò non depone contro di loro. E' dell'uomo che riesce sempre a garantire l'azione dello spirito che io sospetto di più".

In varie lettere seguenti, Sir Arthur ritorna ai Davenport ripetutamente, scrivendo: "Ho letto il libro sui Davenport che lei mi ha inviato. Come si possa pensare che fossero dei truffatori, mi riesce incomprensibile." E, dopo che Houdini gli mandò un quadro di lui con Ira : "...Lei dice che Ira Davenport produceva i suoi fenomeni con mezzi normali. Ma se è così (cosa che in realtà non credo) allora lui è evidentemente non solo un bugiardo, ma anche un blasfemo, dato che andava in giro con Mr. Ferguson, un religioso, , e mescolava a tutto la religione. Eppure lei si è fatto fotografare come un amico insieme a uno che , viste le circostanze, sarebbe bene non toccare neppure con un rastrello. Come spiegare questo? Il problema mi interessa".

Houdini, da parte sua, ansioso di coltivare l'amicizia con Doyle, replicò in modo un po' ambiguo: "Posso affermare decisamente che i Fratelli Davenport non sono mai stati scoperti", intendendo, con ciò, che nessuno aveva mai scoperto i loro trucchi. Doyle, però, preferì interpretare questa frase come conferma delle sue convinzioni, che non erano stati scoperti perché non c'era nulla da scoprire: " Fino a prova contraria, farò conto di poter usare il vostro autorevole giudizio all'occasione.".

In un ulteriore lettera Doyle rinforza il punto : "Ho dimenticato di chiederle, nella mia ultima, e lo faccio ora, se lei, con la sua esperienza così unica, pensa che i fenomeni dei Davenport fossero abili trucchi fisici, o se la loro asserzione di poteri occulti fosse veritiera". Houdini, ancora, fu non definitivo: "Riguardo ai fratelli Davenport, temo di non poter dire che tutto il loro lavoro fosse opera degli spiriti". Doyle trovò la risposta soddisfacente e così cominciò la loro amicizia.

Un incontro tra uno scettico e un credente

Fu circa a quel tempo che si sviluppò il profondo interesse di Houdini per lo Spiritualismo. Lui però si presentò a Doyle come uno studioso da lungo tempo dello Spiritualismo : ''Sono anni che dedico parte del mio tempo alla ricerca dei medium, in modo da trovarne prima o poi uno autentico - ma mi spiace dire che, fino a oggi, non ho mai assistito a una seduta spiritica che avesse qualcosa di genuino.'' E, in un altra lettera: ''Durante il mio tour in Australia, ho incontrato un uomo che sosteneva di avere smascherato Mrs Piper; ero a Berlino,in Germania, all'esperimento di Miss Rothe, la medium dei fiori; conosco i metodi delle sorelle Bang , le famose medium di Chicago; ero in tribunale al processo di Anna O'Delia Diss De Bar, chefu coinvolta con l'avvocatoLuther Marsh,..."

Si propose perfino a Doyle come discepolo: "Lei noterà che sono ancora uno scettico, ma uno che cerca la Verità. Sono pronto a credere, se troverò un Medium che, come lei suggerisce, non ricorra alla "manipolazione" quando il Potere non "arriva".

Il 14 aprile, finalmente si incontrarono a Windlesham, la casa di campagna di Doyle a Crowborough, in Sussex. "Visitato Sir A. Conan Doyle a Crowborough", scrisse Houdini nel suo diario. "Incontrati Lady Doyle e i tre bambini. Ho cenato con loro. Essi credono implicitamente nello Spiritualismo. Sir Arthur mi ha detto di aver parlato sei volte con suo figlio. Nessuna possibilità di imbroglio. Anche Lady Doyle crede ed ha avuto test convincenti. Me le ha raccontate.".

Houdini, chiese l'aiuto di Doyle per trovare un medium autentico: "Sono molto, molto ansioso di avere una seduta con un qualsiasi medium da cui lei possa farmi dare udienza. Prometto di andarci con mente assolutamente pulita, e desideroso di credere. Non porrò obiezioni di nessuna natura al modo di procedere del medium, e farò quanto in mio potere per ottenere un risultato." Doyle acconsentì e organizzò un certo numero di sedute per lui a Londra e altrove.

Le sedute con Eva C.

Le più famose sedute a cui Houdini partecipò in questo periodo furono quelle con la medium francese "Eva C.". Avvennero a Londra, nei locali della Society for Psyschical Research, e Houdini fu invitato a partecipare a diverse di esse. Eva C. (alias: Eva Carrire, anche se il suo vero nome era Marthe Braud) era specializzata nella produzione di "ectoplasmi", che apparentemente emanavano dalla sua bocca e da altri orefizi del corpo.

Per studiare il suo caso, e verificare se quei fenomeni erano prodotti normalmente o no, la SPR aveva invitato Eva in Inghilterra.

Diverse delle sedute cui partecipò Houdini furono fiaschi completi : non avvenne nulla. Lui lo disse a Sir Arthur in una lettera datata 19 Giugno 1920: "Bagally and Dingwall [due investigatori della SPR] mi informano che lei ha li ha davvero stupiti con le sue manifestazioni, io ho davvero voglia di essere presente e ci andrò ancora lunedì notte". Quella notte fu davvero ricca di fenomeni, come Houdini riferisce in quest'altra lettera:

Mio caro Sir Arthur,

Bene, la seduta dell'altra notte è stata un successo quanto a produzioni, ma non posso certo dire che fossero paranormali.

Le assicuro che non ho controllato il medium, perciò i suggerimenti non erano miei. Hanno fatto bere a Mlle. Eva una tazza di caffè e mangiare un dolce (presumo per tenerla un po' sù), e dopo che è stata stretta nei suoi vestiti aderenti e le è stata messa una garza sul volto, ha "manifestato"

1 Una sostanza simile a schiuma, sotto la garza. Era lunga circa 5 pollici (7,5 cm): lei diceva che stava "lievitando", ma nessuno di noi quattro (la signora Feilding, Baggally, Dingwall ed io) l'abbiamo vista "lievitare".

2 Un oggetto simile a stucco bianco sopra il suo occhio

3 Qualcosa che sembrava come una piccola faccia, circa 4 pollici di circonferenza. Era color terra cotta e Dingwall, che le teneva le mani, ha avuto la migliore visione dell' "oggettto".

4 . Una sostanza, simile a schiuma " che le usciva dal naso". Baggally and Feilding dicono che le usciva dal naso, ma Dingwall ed io siamo certi che era dentro la garza e che non usciva dal naso : io ho avuto la visione migliore, da due punti diversi. Ho deliberatamente preso questo vantaggio per vedere cos'era.. Era un effetto davvero sorprendente!

5 . La medium ha chiesto il permesso di rimuovere qualcosa dalla bocca : ha mostrato le sue mani vuote e ha tolto quel che sembrava una sostanza gommosa , che si è tolta e ci ha mostrato apertamente : noi abbiamo acceso le torcie elettriche e l'abbiamo vista chiaramente, quando d'un lampo, la sostanza è scomparsa.

La seduta è cominciata alle 19,30 ed è finita oltre mezzanotte. Abbiamo steso delle note, l'ha fatto la Signora Feilding, e lei avrà il rapporto completo. Ho trovato tutto molto interessante.

Dopo aver ricevuto questa lettera, Sir Arthur scrisse a Houdini: "Molto interessante. E' certamente al livello più basso e meccanico del mondo spirituale, o del mondo di confine, ma almeno è al di là della nostra attuale comprensione."

Houdini, però, non aveva rivelato immediatamente a Conan Doyle cos'altro pensava della seduta.. Infatti, in privato annotò: "Non sono mai stato convinto delle manifestazioni". Pochi anni più tardi, nel suo libro A Magician Among the Spirits, spiegò di aver scoperto i vari trucchi impiegati.. Egli pensava, ad esempio, che la sparizione della sostanza gommosa fosse stata eseguita con un destro movimento della mano: "So per certo che la mossa che ha fatto è identica al modo in cui io manipolo il mio esperimento." (si riferisce qui al "trucco dell'ago Hindu"). In conclusione, egli trovò che Eva e la sua assistente Mme Bisson, erano abili prestigiatrici: "Non esito a dire che quelle due approfittino semplicemente della credulità e della natura semplice delle persone con cui hanno avuto a che fare."

Barlumi della credulità di Doyle

Fu circa a questo punto che Doyle entrò nella faccenda delle fotografie delle fate. Scrisse a Houdini: "Ho qualcosa di molto più prezioso: due foto, una di un folletto, le altre di quattro fate in un bosco dello Yorkshire. Un falso! Lei dirà. Nossignore, non lo credo. Comunque, verrà svolta ogni indagine. Non posso spedirgliele. Le fate sono alte circa otto pollici. In una foto c'è un singolo folletto danzante. Nell'altra quattro belle, luminose creature. Sì, è una rivelazione".

E' interessante notare, comunque, che Houdini non commentò mai questo fatto nelle sue lettere: forse perché non riuscì ad impegnarsi a discuterlo.

Nel frattempo, Sir Arthur si andava via via convincendo che Houdini stesso aveva in realtà un qualche tipo di potere soprannaturale. "Ho sentito della sua rimarchevole impresa di Bristol", scrisse a Houdini. "Mio caro ragazzo, perché girare il mondo alla ricerca di una dimostrazione dell'occulto quando lei ne dà una tutto il tempo? Mrs. Guppy (una ben conosciuta medium) poteva smaterializzarsi, e così potevano vari personaggi delle sacre scritture, ed io credo francamente che anche lei possa farlo,- per cui di nuovo le domando perché lei vuole dimostrazioni dell'occulto? La mia ragione mi dice che lei ha questo meraviglioso potere, perché non c'è alternativa, io non posso dubitare su questo punto, sono la sua forza e il suo potere che l'aiutano... Mi diverte il fatto che lei investighi con la S.P.R. Loro non hanno mai pensati di investigare lei?"

Nell'aprile 1922, Sir Arthur andò negli Stati Uniti per una serie di letture sullo Spiritualismo. Esse crearono sensazione e le sale di lettura dove Doyle appariva erano sempre strapiene. La sua lettura d'apertura alla Carnegie Hall, in New York, dovette essere ripetuta sette volte per soddisfare tutti gli interessati. Houdini assistette a una delle letture, ma non ne discusse con Doyle. Invece, i due si incontrarono un mese più tardi, il 10 Maggio, quando Sir Arthur e sua moglie andarono a New York per pranzare a casa di Houdini.

Houdini mostrò la sua smisurata collezione di libri sulla magia e arti correlate a Sir Arthur, che fu molto impressionato ma notò la mancanza di buoni libri sullo Spiritualismo, cioè a favore di esso. In un memorandum, Houdini annotò più tardi quel giorno: "Senza dubbio sia Sir Arthur che Lady Doyle credono fermamente nello Spiritualismo, e sinceramente. Hanno ricordato una serie di eventi, che hanno accettato senza prove. Si sono fermati per il pranzo, e noi siamo stati molto felici della visita. Lady Doyle ha commentato che questa era la casa più simile a una casa che avesse mai visto. Dopo pranzo abbiamo chiamato una macchina e li abbiamo portati all' Ambassador Hotel".

Dentro la macchina, Houdini mostrò a Doyle un trucco davvero infantile, l'apparente rimozione della prima falange del pollice. La reazione di Doyle è esemplare della sua ingenuità : "Giusto un rigo per dirvi quanto siamo stati felici della nostra breve visita, ieri. Credo che la cosa che mi ha interessato di più è stato il piccolo "trucco" che lei mi ha mostrato in macchina. Lei dispone certo di meravigliosi poteri, che siano innati o acquisiti".

La seduta fatale

Il tour di letture di Doyle negli USA fu piuttosto frenetico, nessuna meraviglia che egli scrivesse a Houdini: "Fin dopo martedì sarò in agitazione. Poi, quando potrò respirare, spero di vederla - vederla normalmente, non in una cassa o appeso per un alluce a un grattacielo.".

Agli inizi di Giugno, Houdini invitò Doyle a presenziare al banchetto annuale della Società dei Maghi Americani a New York: "Ci incontrerà diversa gente interessante e, incidentalmente, è un vero affare per la nostra organizzazione, dato che ci saranno alcuni degli uomini pubblici e d'affari più importanti... so che sarà interessato a ad essere testimone delle perfomances dei prestigiatori dal punto di vista di uno spettatore".

Sir Arthur però, replicò: "Temo che i falsi fenomeni spirituali mi impediscano di partecipare al banchetto...io considero questo soggetto come sacro.". Houdini gli assicurò "da gentiluomo che non ci sarà nulla di detto o fatto che possa offendere nessuno". Alla fine, Doyle acconsentì a partecipare: "Naturalmente verremo. Mille grazie. Ma i miei sentimenti riguardo a fenomeni falsi sono gli stessi che suo padre avrebbe sentito nei riguardi di una falsa Pentecoste".

Fu a questo banchetto annuale che della Società dei Maghi Americani che Sir Arthur mostrò un pezzo del film più tardi incorporato nel film adattato dal suo libro The Lost World (1995).

Nello stesso mese, più tardi, Doyle e la sua famiglia presero un periodo di ben meritato riposo ad Atlantic City: una magnifica possibilità per invitare gli Houdini e passare un po' di tempo assieme. "I bambini le insegneranno a nuotare!" Sir Arthur scrisse a Houdini, "e il cambio le farà bene". A Houdini piacque l' idea e rispose subito: "La signora Houdini ed io la ringraziamo per l'invito a venire ad Atlantic City, e se voi ci sarete il prossimo sabato o domenica, saremmo felici di passare il week-end con voi ...La cosa più importante è che se i bambini vogliono insegnarmi a nuotare, lo farò, e in cambio insegnerò loro come fare una o due cosuccie che rendono nuotare assai interessante... ".

Il week-end era quello del 17\18 giugno 1922 , e l'hotel dove si fermarono gli Houdini e i Doyle l'Ambassador. Il sabato passarono il tempo giocando in piscina coi bambini. Il giorno dopo, la domenica, Bess ed Harry Houdini erano andati a prendere il sole sulla spiaggia, quando Doyle li trovò. Era venuto a suggerire che Lady Doyle avrebbe dato a Houdini una seduta privata, in cui avrebbe tentato di ottenere per lui un messaggio dalla sua amata madre, attraverso il suo potere medianico, usando la scrittura automatica. Chiedeva però se alla Signora Houdini non spiacesse di aspettare: "Lei capisce Signora Houdini, che questa sarà una prova per vedere se noi riusciamo a far sì che qualche Spirito si manifesti per Houdini, e le condizioni saranno migliori se non ci sarà presente nessun altra forza".

Così Houdini ricorda cosa avvenne in seguito:

Andai con Sir Arthur alla suite dei Doyle. Sir Arthur abbassò le persiane per escludere la luce diretta . Noi tre, Lady Doyle, Sir Arthur ed io, sedemmo attorno al tavolo su cui c'erano un mucchio di matite e carta da srivere, e poggiammo le mani sulla superficie del tavolo

Sir Arthur cominciò la seduta con una devota preghiera. Io mi ero prefisso di essere religioso per quanto in mio potere e che non avrei mai tentato di farmi beffe della cerimonia . Abbandonai tutti i miei pensieri terreni e mi rivolsi con tutta l'anima alla seduta.

Ero pronto a credere, anzi volevo credere. Era strano per me, e aspettavo col cuore che batteva, sperando di poter sentire ancora una volta la presenza della mia adorata Madre...

Subito Lady Doyle fu "posseduta da uno Spirito." Le sue mani si scuotevano e battevano sul tavolo, la sua voce vibrava e chiese agli Spiriti di darle un messaggio. Sir Arthur cercò di calmarla, le chiese di trattenersi, ma la mano di lei piombò sulla tavola il suo intero corpo si scosse ancora una volta, e cominciò a scrivere, tracciando una croce sulla parte superiore della pagina. Alla fine di ogni pagina Sir Arthur tirava via il foglio e lo passava a me. Io li lessi tutti tranquillamente, sperando e volendo credere che potevo sentire la presenza di mia madre.

Il primo foglio cominciava : "Oh, mio caro, grazie a Dio, grazie a Dio alla fine ce l'ho fatta. Ho cercato così tante volte. Adesso sono felice perché posso parlare con il mio ragazzo. Il mio adorato ragazzo : amici, grazie dal più profondo del cuore per questo." Continuò sullo stesso tono, per 15 pagine. Dopo che la seduta fu finita, Houdini sovrappensiero, prese una penna e scrisse il nome "Powell". Doyle fu sconvolto, perché un suo amico con quel nome, l'editore del Financial Times di Londra, era morto una settimana prima. Per Doyle fu l'ulteriore prova che lo stesso Houdini era medium: "Davvero è Saul tra i Profeti".

Quando Houdini e Doyle si separarono, quella sera si erano però formati due differenti opinioni di quel che era successo. Secondo Doyle, Houdini era "profondamente colpito" e, quando si incontrarono due giorni dopo a New York, ribadì: "Ho camminato a mezz'aria fino ad adesso.".

L'idea di Houdini però, era molto diversa. C'erano molti dettagli che non si conciliavano con quanto sapeva della madre. "Malgrado la mia santa madre avesse abitato in America per quasi 50 anni - scrisse- non riusciva a parlare, né a leggere, né a scrivere, in inglese", e il messaggio di Lady Doyle era in un inglese perfetto. Poi, il messaggio cominciava con un segno di croce : difficilmente la moglie di un rabbino avrebbe usato un tale simbolo. Per di più Houdini aveva cercato di pensare tutto il tempo alle cose familiari che aveva sempre discusso con sua madre : si aspettava qualche cenno ad essi nel messaggio. Non ce n'erano, e non c'era cenno al fatto che il giorno prima della seduta, il 17 giugno, era il compleanno della madre di Houdini.

Houdini non rivelò a Doyle i suoi dubbi sulla seduta, al momento; però protestò per il fatto che Doyle lo considerasse un medium. Riguardo all'incidente "Powell", infatti, Houdini spiegò che si riferiva ad un amico prestigiatore, Frederick Eugene Powell, con cui all'epoca aveva un fitto scambio di corrispondenza.

"No, la spiegazione Powell non va", fu l'immediata risposta di Sir Arthur "Non solo quello è l'uomo che potrebbe aver voluto incontrare me, ma quella sera la Signora M., la medium, aveva detto che " c'è un uomo qui : vuole dire che gli spiace aver dovuto parlare così bruscamente, nel pomeriggio. Il messaggio fu poi interrotto da un nuovo messaggio di sua madre, così non abbiamo avuto il nome. Ma questo mi conferma nel credere che fosse Powell. Comunque, lei deve senz'altro provare i suoi poteri ancora. "

Prima di tornare in Inghilterra, Doyle ricevette un invito da Houdini : "La signora Houdini ed io stiamo per celebrare il nostro 28 simo anniversario di matrimonio il 22 giugno. Volete raggiungerci per un piccolo party?" Doyle andò, e andarono a vedere Raymond Hitchcock al Carroll Theater che recitava in Pinwheel, "un accozzaglia di buoni sentimenti" Durante lo spettacolo, Hitchcock richiamò l'attenzione del pubblico sulla presenza dei due illustri ospiti.. Poi chiese ad Houdini di fare una piccola esibizione. Spinto da Sir Arthur e con l'intera platea che scandiva il suo nome, Houdini raggiunse il palcoscenico e presentò il "trucco indiano degli aghi", in cui egli apparentemente inghiottiva un gran numero di aghi, mandava giù anche alcuni metri di filo, e alla fine tirava fuori gli aghi perfettamente infilati nel filo.. "Di rado", scrisse un reporter il giorno dopo, "si son sentiti tanti applausi come quando Houdini è arrivato alla conclusione del mistero.. E' tornato infine a sedere, ma, col pubblico che pensava al mistero, lo spettacolo Pinwheel è stato tagliato e si è balzati al numero conclusivo. Un tale incidente è unico perché non c'è memoria nella storia teatrale del fatto di un artista che non solo blocchi, ma faccia abbreviare, uno spettacolo in cui non doveva avere una parte."

Doyle finalmente lasciò l'America con un telegramma di Houdini in tasca : "Bon Voyage. Possa il volere del Fato farla tornare presto per un altra piacevole visita."

Fine di un'amicizia

Il declino dell'amicizia tra Houdini e Conan Doyle's cominciò quando Houdini pubblicò un articolo nel the New York Sun, nell'ottobre 1922, in ci enfaticamente asseriva di "non aver mai visto o sentito niente che mi possa convincere della possibilità di una comunicazione con gli esseri amati che abbiamo perso." A ciò Sir Arthur, evidentemente urtato dall'asserzione di Houdini, che ovviamente implicava che la seduta di Lady Doyle era stata un fiasco, replicò: "Ne sono addolorato. Lei ha tutto il diritto del mondo di dire la sua opinione, ma quando lei dice di non aver avuto nessuna prova della sopravvivenza, lei dice qualcosa che io non posso conciliare con ciò che ho visto con i miei occhi." E concludeva: "Non voglio più discutere questo argomento con lei perché credo che lei abbia avuto le sue prove, e la responsabilità di accettarle o rifiutarle spetti a lei."

Houdini, che non si tirava mai indietro da una sfida, replicò: "Lei scrive di essere "addolorato". Sono convinto che non sia a causa mia, perché lei, essendo stato sincero e schietto per tutta la vita, deve ammirare naturalmente gli stessi tratti in altri esseri umani." Poi andava ad elencare tutti i suoi dubbi a proposito della seduta e si diceva sicuro che Doyle "non gli avrebbe portato rancore". "So", diceva, "che voi considerate questo argomento come una religione, ma personalmente io non posso farlo, almeno per ora, e con tutte le mie esperienze non ho mai visto né sentito nulla che potesse realmente convertirmi."

Il loro diverbio privato divenne presto una battaglia pubblica.

Agli inizi del 1923, Houdini era divenuto un membro del comitato dello Scientific American per investigare sui medium, un fatto che aveva lasciato Conan Doyle esterrefatto: "...lei non può sedere ad una commissione imparziale...essa diviene all'istante distorta." Più tardi espresse pubblicamente la sua opinione: "La commissione, a mio parere, ha quasi ucciso sé stessa. Può la gente non capire che "psichico" significa "dello spirito" , e che ciò riguarda non solo lo spirito invisibile o lo spirito dei medium, ma anche quello di ognuno degli Investigatori ?"

In Aprile, Doyle ritornò negli USA per continuare il suo tour di letture e incontrò Houdini a Denver. Ebbero lunghe discussioni sullo Spiritualismo ed alcune recenti investigazioni psichiche. Doyle aveva assistito ad una dimostrazione degli Zancig, una coppia di lettori mentali da varietà, e si era convinto che erano dei telepati reali. Houdini, invece, li conosceva personalmente : erano prestigiatori riconosciuti e membri della società dei Maghi Americani, ma nulla di questo smosse Doyle. "Sir Arthur disse che era capace di scoprire imbrogli", scrisse Houdini nelle sue note "ed avemmo una discussione in cui ho detto che non credevo che fosse così. Mi ha guardato sorpreso e gli ho detto. "Beh, anch'io, una volta ogni tanto, vedo qualcosa che non mi so spiegare".

Mentre stava a Denver, il quotidiano locale intervistò Doyle; il reporter gli disse che Houdini offriva 5 mila dollari per ogni impresa di un medium che egli non potesse replicare e Doyle disse che avrebbe dato lo stesso ammontare di denaro se Houdini avesse potuto "mostrarmi mia madre". Doyle si scusò immediatanmente con Houdini, dicendo che era stato mal riportato.

Poi fu la volta di Houdini ad essere "mal riportato" da un giornale di Los Angeles . Dopo aver letto l'intervista, in cui Houdini affermava le sue tipiche vedute sullo Spiritualismo, Doyle gli scrisse : "Ho dovuto trattarla un po' rudemente nel Oakland Tribune, perché loro mi hanno mandato un lungo pistolotto, riportato tra virgolette, percìò è sicuramente esatto. E' così pieno di errori che non so dove cominciare. Odio litigare con un amico in pubblico, ma cosa posso fare se lei dice cose che non sono corrette e che io devo contraddire o altrimenti esse passano per vere ?" In una successiva lettera, Doyle spiegò ancora: "Sono davvero spiacente di questa rottura, dato che ci siamo sentiti molto amici con la signora Houdini e con lei, ma "l'amicizia e' tale se e' ricambiata" e questa non è amicizia, ma al contrario è oltraggioso fare tali affermazioni, senza un atomo di verità in esse."

La rottura divenne sempre più profonda; in un altra lettera Doyle rimarcò: "Le nostre relazioni sono certamente curiose e probabilmente lo diventeranno ancor più, perché finchè lei attacca quello che io so essere vero, io non ho altra alternativa che attaccare lei a mia volta. Quanto a lungo una amiciazia privata possa sopravvivere a una tale prova io non so, ma almeno non ho creato io questa situazione."

L'ultima lettera scambiata tra loro fu scritta nel febbraio del 1924 da Doyle. In risposta ad una richiesta di informazioni di Houdini Sir Arthur scrisse: "Lei probabilmente vuole questi estratti per distorcerli in qualche modo contro di me o la mia causa." Un po' di tempo dopo Houdini mandò una breve nota, chiedendo se Doyle volesse ricevere una copia del suo nuovo libro A Magician Among the Spirits, ma non ebbe risposta.

La loro amicizia era finita, ma la loro disputa doveva continuare.

L'ultima disputa

Nell'estate 1924 l'argomento più importante nel campo della ricerca psichica era una nuova medium, potente quanto attraente, il cui nome era "Margery" (Mina Crandon). Era entrata nella gara dello Scientific American ed era considerata essere la più probabile vincitrice del premio. Almeno, finchè Houdini non non ebbe una seduta con lei. Infatti, egli riconbbe immediatamente i veri metodi usati da lei, e li rivelò prontamente al mondo..

Sir Arthur, che aveva incontarto Margery e aveva confermato i suoi poteri, considerò le rivelazioni di Houdini spazzatura, e scrisse un articolo su un giornale per raccontare la storia dell'indagine, basata sul racconto del Dootor Crandon, il marito di Margery . L'articolo fu concepito per screditare Houdini: "Dovrebbe essere la sua fine come ricercatore psichico - scrisse a Crandon - ammesso che eglil o sia mai stato".

Quando l'articolo fu pubblicato, Houdini annunciò che avrebbe "considerato una azione legale" contro Sir Arthur per calunnia : "Non c'è una parola di verità nelle sue accuse contro di me", dichiarò a un giornale, "Sir Arthur è stato malamente disinformato. Comunque non riesco a capire come egli, a 3500 miglia di distanza, possa qualifiicarsi come giudice." Egli attribuì la durezza dell'attacco di Doyle al suo essere "un poco senile... ed inoltre facilmente raggirabile" e al desiderio di rivincita, dato che egli aveva "spesso espresso la convinzione che Lady Doyle non fosse un medium valido" Doyle replicò ai giudizi di Houdini diagnosticando un "abnorme strutturazione della mente" che chiamò "Houdinitis", un sintomo della quale era la convinzione che "la destrezza manuale comporti una certa relazione con la capacità cerebrale".

Quella che era iniziata come una bella amicizia, nutrita da mutui rispetto ed ammirazione, finì in parole aspre e minaccie di azioni legali.

Tuttavia alla morte di Houdini, il 31 ottobre 1926, Doyle abbandonò i risentimenti ed si dichiarò incredulo e colpito : "Lo ammiravo molto, e non riesco a comprendere come la fine colpisca una persona così giovane. Eravamo grandi amici... Eravamo d'accordo su tutto, tranne che sullo spiritualismo." In una lettera a Beatrice Houdini, Doyle le scrisse: "Ogni uomo che ottiene l'amore e il rispetto di una donna buona deve essere egli stesso un uomo buono e onesto.", e descrive Houdini come "un marito amoroso, un buon amico, e un uomo pieno di dolci sentimenti".

Houdini... Il "Medium"

"Chi è stato il più grande acchiappa-medium dei tempi? Indubitabilmente Houdini. Chi è stato il più grande medium dei tempi moderni? Alcuni potrebbero essere inclini a dare la medesima risposta."

Questo è l' incipit de"The Riddle of Houdini", un saggio di Sir Arthur Conan Doyle pubblicato sul numero di luglio 1927 dello "Strand Magazine" e più tardi incluso nell'ultimo libro di Doyle The Edge of the Unknown (1930).

Il saggio descriveva molti meriti di Houdini :

Mi si lasci dire, in prima istanza, che in una lunga vita che ha toccato ogni parte dell'umanità Houdini è di gran lunga la personalità più curiosa ed interessante che abbia mai incontrato.. Ho conosciuto uomini migliori, ne ho certamente incontrati molto peggiori, m non ho mai incontrato un uomo che avesse contrasti così strani nella sua natura, e le cui azioni e motivazioni fossero più difficili da prevedere, o da conciliare.

Doyle ammirava in Houdini "la qualità squisitamente maschile del coraggio... Nessuno ha mai compiuto, e nessuno con ogni probabilità umana compirà , imprese così audaci e noncuranti del pericolo." Egli apprezzava anche la "allegra urbanità di Houdini in ogni giorno della vita : "Non si sarebbe potuto desiderare un compagno migliore se si era con lui, anche se poteva dire e fare le cose più inaspettate quando si era assenti."

Oltre a queste ed altre virtù, Doyle notava che "un aspetto prevalente del suo carattere era una vanità che era così ovvia ed infantile che diveniva più divertente che offensiva...Questa enorme vanità era combinata con una passione per la pubblicità che non conosceva confini e che doveva a tutti i costi essere gratificata".

L'aspetto centrale del saggio, tuttavia, era l'esposizione della teoria di Doyle secondo cui Houdini era un vero medium. Egli sosteneva che non c'era trucco nelle imprese di Houdini, come nelle sue evasioni: "Ci vuole una certa credulità, io credo, per dire che era un trucco, nel senso ordinario del termine ".

"Io sostengo", dichiarava Doyle, "che la capacità di Houdini era su un piano del tutto diverso, e che è un oltraggio al senso comune pensarla in un altro modo." Secondo Doyle, quindi, Houdini possedeva forti poteri psichici che gli permettevano di smaterializzarsi dai suoi legami e rimaterializzarsi poi fuori di essi.

Il fatto che Houdini gli avesse sempre detto di non avere alcun potere psichico e che usava solo trucchi, un fatto che Bess gli aveva ripetuto dopo la morte del marito, non poteva a nulla per convincere Doyle. Al contrario, questi dinieghi lo inducevano ulteriormente a credere che la sua teoria era corretta

Non è del tutto evidente che se egli non avesse negato i suoi poteri , il suo lavoro sarebbe stato perso per sempre ? Cosa avrebbero detto i suoi confratelli maghi di un uomo che avesse detto che metà dei suoi "trucchi" erano eseguiti con quelli che essi avrebbero considerato poteri illeciti ? Sarebbe stato l' "exit Houdini"

Questo fu uno degli ultimi lavori di Doyle. In una delle sue ultime lettere, a B. M. L. Ernst, l'avvocato di Houdini, Sir Arthur scrisse: "Le scrivo dal letto, dato che sono malamente caduto, ed ho sviluppato una Angina Pectoris. Perciò c'è la possibilità che possa parlare di tutto ciò direttamente con Houdini tra non molto." Il 7 luglio 1930, quattro anni dopo la morte di Houdini, l'arciscettico, Sir Arthur Conan Doyle, lo strenuo credente, morì.
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ETTAGRAMMA

Vengono attribuiti vari significati a questa figura. 
Dalle 7 meraviglie del mondo ai sette colori dell'arcobaleno, alle 7 note della scala musicale e i 7 livelli del paradiso, i 7 chakra, i 7 giorni della settimana, e sopratutto i 7 pianeti principali. 
Secondo altre tradizioni rappresenta le 7 direzioni (nord, est, sud, ovest, sopra, sotto, dentro) e ancora i 7 "elementi" (acqua, fuoco, aria, terra, vita, luce e magia).
Viene anche chiamata Stella di Venere (il pianeta di accesso a tutti i pianeti).
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LE CARICHE ENERGETICHE DELLA PIETRA NERA DI ROSARA

Era tradizione a Rosara guarire da alcuni mali recandosi da una donna del posto che, strusciando una misteriosa pietra nera spugnosa sulla parte dolente, ne attenuava le infiammazioni. Anche se la cosa indubbiamente ci farebbe comodo, oggi non c'è più traccia né del sasso, né della proprietaria purtroppo morta da tempo, portando con sé il segreto di quella pietra.
Anticamente si riteneva che la fonte di tutte le forze fosse la madre terra, e per essa le pietre, ovviamente quelle più sacrali. Questa tradizione pagana col tempo è diventata cristiana ed alla tradizione di strofinare sulla parte dolente pietre di antica manipolazione, è subentrata quella di ripetere lo stesso gesto sulle urne dei santi.
Quindi, la pietra è sacra perché è sacra la terra, come dimostra l'urna di San Marcello presso il Duomo di Ascoli, letteralmente levigata dall'uso ancora in voga.
La leggenda raccolta sembrerebbe riallacciarsi all'esistenza di una pietra di granito della rupe calcarea di S. Giorgio di Rosara. Azzardando una ipotesi, la situazione si potrebbe ricollegare a studi fatti sulle cariche energetiche del granito che trasporta energia ed ha un effetto magnetoterapico naturale.
Infatti queste pietre, fatte di biossido di silicio, irradiano energie terapeutiche, un segreto conosciuto fin dall'antichità; le grandi steli funzionano come una sorta di antenna, che riceve energia dall'ambiente atmosferico e poi si ricongiunge con quello che proviene dalla terra.
Non è cosa nuova che vi siano luoghi carichi di magnetismo, dove i benefici influssi dei graniti producono effetti desiderati, come a Palau (Sassari), a nord della Costa Smeralda, sul sito preistorico della tomba dei Giganti de Li Mizzani, lì, fin dalle prime ore del mattino, si radunano gruppi di pellegrini per una benefica cura a contatto con le pietre, per guarire mal di schiena, artrosi, sciatalgie, osteoporosi, depressione, miopie ed emicranie. Gli studiosi richiamano alla cautela poiché non è possibile misurare il grado di potenza emesso dalle pietre per poi sfruttarne l'azione in maniera terapeutica mirata, anche se si tratta di emissioni elettromagnetiche naturali. Il potere curativo della pietra, specie di quello mediante attraversamento, è riconosciuto fin dall'antichità. Non è raro incontrare sulle rocce delle nostre montagne dei buchi naturali che, secondo antiche leggende, se attraversati, hanno il potere di curare certe malattie e di irrobustire bambini gracili. Anche sui Monti Sibillini c'era un foro miracoloso chiamato La pietra delle fate che guariva chiunque vi passasse dentro. Legato alla concezione pagana della vita, il foro fu distrutto, ma il popolo insorse mettendo in atto la protesta di non frequentare chiese cristiane e fu allora che il clero decise di ricostruire fori sacri all'interno dei nuovi templi, quasi sempre ricostruiti sopra quelli pagani demoliti. Ancora oggi, anche se fa sorridere, la gente attraversa questi fori, ad esempio quello ad Amandola nella chiesa di S. Ruffino che fu costruita sopra il tempio pagano dedicato alla dea Bona. Anche qui, come in altri edifici sacri, i fori sono celati sotto gli altari, forse volutamente, in quanto pagani.
Mettendo da parte i luoghi carichi di magnetismo e le leggende ad essi connesse, un tempo non rimaneva che affidarsi alla medicina alternativa, per cui ritengo opportuno riportare un'antica ricetta di un solerte frate infermiere in S. Antonio d'Ascoli che nella sua raccolta, così annotava:
Balsamo (...) o sia frizione per reumatismi
Ammoniaca caustica, sapone veneto, canfora lucida, alcol di vino, disolvi per uso esterno, a bagno maria in boccia serrata.
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SCOZIA: I FANTASMI DI BALLECCHIN HOUSE


Pertshire, Scozia, 1876 – 
Il maggiore Steward morì placidamente nel suo letto, nella sua casa, a Ballecchin House. In vita era stato uomo schietto, diretto e di poche parole. In punto di morte non fu diverso. Espresse un unico desiderio alle poche persone che si erano radunate intorno al suo capezzale: voleva che i suoi quattordici cani fossero curati e accuditi dai suoi eredi, una volta che lui se ne fosse andato.

Quando chiuse gli occhi per sempre, i suoi adorati cani lo sentirono. Ulularono per salutare il proprio padrone per l’ultima volta. Il suo adorato black spaniel rimase per tutto il tempo vicino al letto, seguì tutto il funerale e accettò di tornare a casa solo dopo che la bara del suo padrone fu calata nel terreno.



La salma del maggiore fu sepolta nei pressi di Ballecchin House. Gli eredi però ignorarono i desideri del maggiore. Presero possesso della magione. E uccisero tutti i cani, uno a uno, a bastonate. Lasciarono per ultimo il mastodontico black spaniel: il cane non emise nemmeno in guaito, fissandoli con occhi fieri mentre veniva massacrato.

Trascorsero alcuni anni. Due nipoti del maggiore si trasferirono nella magione. I primi giorni andò tutto bene: Ballecchin House sembrava tranquilla. Il terzo giorno, la donna si svegliò di soprassalto, terrorizzata: passi per casa, e urla strazianti provenire dall’esterno. Rumori che poi svanivano nel vuoto.

I due coniugi non chiusero occhio per tutto il resto della notte. Il giorno dopo addussero scusa disparate: persone al lavoro, animali notturni. Ma poi venne nuovamente la notte.

La prima che sentirono fu lo sferragliare di catene. Seguito dalle stese urla assordanti della notte precedente. E nell’aria aleggiava un odore che non avrebbero mai più dimenticato. Odore di pelo di cane.

Uscirono nel corridoio per cercare di capire cosa stesse succedendo. E videro un tavolo che si muoveva da una parete all’altra, come sospinto da una forza invisibile. La porta della camera da letto si richiuse alle loro spalle, fragorosamente. Una finestra al piano superiore sbatté talmente forte da andare in frantumi.

Quella fu l’ultima notte dei coniugi a Ballecchin House.

Queste furono le storie che il marchese Bute, membro della Società per la ricerca psichica, raccolse dagli abitanti del paese. E decise di verificare se fossero fondate o meno.

Affittò Ballecchin House per una notte. E vi diede una festa. Ovviamente, tutti gli invitati non sapevano niente del maggiore Steward e dei suoi cani.

La festa proseguì senza intoppi. Fono alle 23:30 circa: una delle donne sentì un forte odore di pelo di cane. E alcune luci cominciarono a spegnersi e accendersi da sole. Urla feroci provenire da chissà dove. La maggior parte dei partecipanti se la diede a gambe, letteralmente. Ma altri restarono.

Mani che si materializzavano dal nulla. Zampe di cane che vagavano nell’aria, come se stessero camminando. E il fedele black spaniel del maggiore Steward, che apparve alla fine di un corridoio.

Da allora, dopo quella notte, nella magione di Ballecchin House non è entrato più nessuno.
    
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IL FANTASMA DI MONTEBELLO, RIMINI

Montebello, Rimini – Il custode dovette assistere alle scene che da un po’ di tempo stavano diventando sempre più frequenti nel castello di Montebello: una donna si era sentita male, preda di ansia. Dopo un po’ era svenuta. Lui era accorso subito, già con vago sospetto di cosa era accaduto.

Una volta svegliatasi, la donna era sconvolta: aveva parlato di una strana angoscia che l’aveva pervasa; e di ancor più strane voci che le sussurravano nella testa. Gli altri turisti, ovviamente, non avevano sentito niente. Il guardiano l’aiutò a rimettersi in piedi. Non che credesse ai fantasmi. Però da un po’ di tempo sempre più persone si facevano suggestionare.



Quella sera chiuse il castello al solito orario, dopo essersi ovviamente accertato che non ci fosse più nessuno dentro. Ed ora veniva il momento che non piaceva nemmeno a lui: passare per quel corridoio.

Il corridoio dove si trovava “quella cosa”.

Ci passò di fronte cercando di tenersi il più lontano possibile da essa, come faceva sempre. La “cosa” era una panca di legno rosso su cui era raffigurata una donna incinta. La panca era rossa come il sangue. Un oggetto vecchio di mille anni e risalente all’epoca delle Crociate.

Per il custode, la storia di quell’oggetto era insostenibile più che agghiacciante. Quando la popolazione superava un certo numero, le donne partorienti venivano legate a quella panca. Le caviglie strette da una corda, in modo che le gambe non potessero aprirsi. Donne che venivano condannate insieme al povero nascituro a morire tra troci sofferenze.

Il custode represse il solito brivido: ogni volta che vi passava vicino si ricordava quella storia. E doveva reprimere un conato di vomito. Ma era il suo lavoro e quindi non poteva farci niente.

Prese la scopa e cominciò a pulire. Preferiva partire da quella zona, in modo che quando il sole calava non doveva tornarci.

Calò la testa per qualche minuto, assorto nel suo lavoro. La rialzò, quasi meccanicamente.

Dal soffitto. Una donna scalza camminava a testa in giù sul soffitto. E lo fissava. I lunghi capelli neri che arrivavano fin quasi a terra. Uno sguardo vuoto, vacuo. Due occhi spenti.

Il custode cadde a terra, tremante. Sbatté gli occhi un paio di volte. E la donna scomparve dal soffitto. Rimase fermo per qualche minuto, aspettando di calmarsi. Un’allucinazione. Tutte quelle storie macabre avevano finito per suggestionare anche lui. Non c’era altra spiegazione.

Quando il cuore riprese a battere a velocità normale, si rimise in piedi. Guardò il soffitto. E stava per sentirsi male di nuovo.

Sul soffitto c’erano due orme di piedi umani. Dove lui aveva visto la donna .
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FANTASMI E MISTERI A VILLA MANZONI,ROMA

Fu forse una bravata. Erano un gruppo di amici. Volevano vivere un’avventura, di quelle paurose, da ricordare e raccontare. Decisero di entrare, nottetempo, all’interno dell’abbandonata e cadente villa Manzoni, a Roma. Dove la Cassia e la Cassia Vecchia si incontrano.

Scavalcare il cancello fu semplice. La villa era un’imponente massa scura, anche contro il cielo nero della notte. Tetra, fatiscente. Porte e finestre erano sprangate. Un silenzio irreale circondava la villa.



Ci misero un po’, vangando per il lugubre giardino. Poi lo trovarono: un buco che passava sotto le mura perimetrali della villa. Col cuore in gola, uno per volta attraversarono il buco, strisciando. E furono all’interno di villa Manzoni.

Attesero che i loro occhi si abituassero al buio. Il primo impatto fu stupefacente: decorazioni barocce, geometrie e prospettive asimmetriche, parati irregolari. Una mescolanza di stili.

Il secondo sentimento fu invece la paura.

Avevano da poco varcato la soglia. Alzarono gli occhi. Sul soffitto c’era una scritta, rossa: “l’occhio vi guarda”. Il gruppo di amici restò per qualche secondo imbambolato, guardando fissi la scritta sulla parete.

Poi li udirono: scricchiolii; ululati sommessi; il pianto di quello che poteva essere un bambino. Ovattati, in lontananza. Infine, quei rumori si trasformarono in urla di terrore, che sembravano provenire da tutte le parti.

Il terrore si impadronì di loro. Scapparono, senza più voltarsi indietro. Prima di riuscire a varcare nuovamente la soglia, uno degli amici inciampò in quello che, in quel frangente, parve loro essere un teschio umano.

Secondo gli esperti di esoterismo, villa Manzoni è una delle Nove porte degli inferi. Abbandonata e in decadenza, al suo interno sono state organizzate delle messe nere. Molto spesso, appesi al suo cancello vengono trovati i resti di alcuni macabri sacrifici animali.
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CATANIA, IL FANTASMA DEL CIMITERO

Due coniugi, due persone qualunque. Stavano attraversando il viale centrale del cimitero di Catania. Stavano uscendo da tale luogo. Il tramonto era ormai vicino, e già indorava le cime degli alberi. Nel cimitero non c’era quasi più nessuno.

I due coniugi si fermarono, di scatto. Si voltarono indietro: niente. Eppure entrambi avevano avuto la netta impressione di essere seguiti, osservati da qualcuno, o da qualcosa. Crederono semplicemente che il luogo li avesse suggestionati. Non pensarono più a quella sensazione. E si dimenticarono della cosa.



Finché non passarono un paio di giorni. Erano a casa loro. Apparve il fantasma di una giovane donna. Eterea, evanescente, i tratti praticamente indistinguibili. E raccontò la sua storia.

La donna era morta d’infarto subito dopo il matrimonio. La sua tomba era una delle tante a cui i due coniugi erano passati vicino. Gli indicò la sua tomba, vicino a una cappella. E chiese loro un piccolo piacere: che le portassero sulla tomba un mazzetto di margherite gialle, i suoi fiori preferiti.

La donna scomparve. Lasciando i due coniugi esterrefatti.

Queste due persone tornarono nel cimitero e trovarono la tomba che gli era stata indicata dal fantasma. Fecero delle ricerche. Tutto corrispondeva: si trattava della tomba di una donna morta per infarto subito dopo le nozze.

Da qual giorno, su quella tomba non manca mai un mazzolino di margherite gialle.
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