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IL FANTASMA DI MONTEBELLO, RIMINI

Montebello, Rimini – Il custode dovette assistere alle scene che da un po’ di tempo stavano diventando sempre più frequenti nel castello di Montebello: una donna si era sentita male, preda di ansia. Dopo un po’ era svenuta. Lui era accorso subito, già con vago sospetto di cosa era accaduto.

Una volta svegliatasi, la donna era sconvolta: aveva parlato di una strana angoscia che l’aveva pervasa; e di ancor più strane voci che le sussurravano nella testa. Gli altri turisti, ovviamente, non avevano sentito niente. Il guardiano l’aiutò a rimettersi in piedi. Non che credesse ai fantasmi. Però da un po’ di tempo sempre più persone si facevano suggestionare.



Quella sera chiuse il castello al solito orario, dopo essersi ovviamente accertato che non ci fosse più nessuno dentro. Ed ora veniva il momento che non piaceva nemmeno a lui: passare per quel corridoio.

Il corridoio dove si trovava “quella cosa”.

Ci passò di fronte cercando di tenersi il più lontano possibile da essa, come faceva sempre. La “cosa” era una panca di legno rosso su cui era raffigurata una donna incinta. La panca era rossa come il sangue. Un oggetto vecchio di mille anni e risalente all’epoca delle Crociate.

Per il custode, la storia di quell’oggetto era insostenibile più che agghiacciante. Quando la popolazione superava un certo numero, le donne partorienti venivano legate a quella panca. Le caviglie strette da una corda, in modo che le gambe non potessero aprirsi. Donne che venivano condannate insieme al povero nascituro a morire tra troci sofferenze.

Il custode represse il solito brivido: ogni volta che vi passava vicino si ricordava quella storia. E doveva reprimere un conato di vomito. Ma era il suo lavoro e quindi non poteva farci niente.

Prese la scopa e cominciò a pulire. Preferiva partire da quella zona, in modo che quando il sole calava non doveva tornarci.

Calò la testa per qualche minuto, assorto nel suo lavoro. La rialzò, quasi meccanicamente.

Dal soffitto. Una donna scalza camminava a testa in giù sul soffitto. E lo fissava. I lunghi capelli neri che arrivavano fin quasi a terra. Uno sguardo vuoto, vacuo. Due occhi spenti.

Il custode cadde a terra, tremante. Sbatté gli occhi un paio di volte. E la donna scomparve dal soffitto. Rimase fermo per qualche minuto, aspettando di calmarsi. Un’allucinazione. Tutte quelle storie macabre avevano finito per suggestionare anche lui. Non c’era altra spiegazione.

Quando il cuore riprese a battere a velocità normale, si rimise in piedi. Guardò il soffitto. E stava per sentirsi male di nuovo.

Sul soffitto c’erano due orme di piedi umani. Dove lui aveva visto la donna .
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