Con il termine "caccia alle streghe" si indica la ricerca di persone sospettate di stregoneria, avvenuta in alcuni periodi tra la fine del XV secolo e la metà del XVII secolo.
Si tratta di un tipo di panico morale.
Anche se vere e proprie cacce alle streghe sono occorse occasionalmente nell'era moderna, esiste un convincimento scientifico che la stregoneria sia un fatto mitologico e non un crimine che possa essere commesso. D'altra parte questa opinione può essere contestata in quanto, indipendentemente dal fatto che sia possibile o meno per una strega o uno stregone di influenzare eventi o persone con la magia, le streghe e gli stregoni esistono nella misura in cui un numero di individui dichiara di esserlo.
Una "caccia alle streghe", nella terminologia moderna, per estensione indica l'atto di ricercare e perseguire un qualsiasi soggetto percepito come nemico, in particolare quando questa ricerca viene condotta usando misure estreme e con scarsa considerazione della reale colpevolezza o innocenza.
Le "cacce alle streghe" ebbero luogo durante due secoli e conobbero due ondate: una dal 1480 al 1520 e l'altra dal 1560 al 1650.
Ufficialmente, la Caccia alle Streghe fu iniziata da Innocenzo VIII, il 5 dicembre 1484, con la bolla "Summis desiderantes affectibus" (Desiderandolo con tutta la volontà) del 5 Ottobre del 1484 per "punire, incarcerare e correggere" le persone infette dal crimine della "perversione eretica", e di svolgere con nuovo potere in Germania il ministero dell'Inquisizione.
Il documento che rappresenta le teorie elaborate è il "Malleus malificarum" (1486), chiamato anche "Il Martello delle streghe", scritto per incarico del Papa Innocenzo VIII da due inquisitori tedeschi, Heinrich Kramer e Jakob Sprenger.
Nel documento si affrontano le cospirazioni dei demoni contro la Cristianità e si elencano i malefici e le pratiche perverse delle streghe.
Il libro raccomanda il più spietato esorcismo contro i demoni con tette e capelli lunghi.
È stato pubblicato per la prima volta nel 1486 e fino alla fine del XVIIIº secolo è stato la base giuridica e teologica dei tribunali dell’Inquisizione di diversi paesi.
Gli autori sostenevano che le streghe, l’harem di Satana, rappresentano le donne nel loro stato naturale: "Tutta la stregoneria proviene dalla lussuria della carne, che nelle donne è insaziabile".
E dimostravano che: "Questi esseri di gradevole aspetto, sono contatti fetidi e mortali compagnie fatti per incantare gli uomini e attrarli, fischiando come serpente, con code di scorpione per distruggerli".
Gli autori avvisavano gli incauti, citando la Bibbia: "La donna è più amara della morte. E’ una trappola. Il suo cuore è una rete e le sue braccia catene".
Questo trattato di Criminologia, che ha inviato migliaia di donne al rogo dell’Inquisizione, consigliava di sottoporre alla tortura tutte le sospettate di stregoneria.
Se confessavano, meritavano il fuoco. Se non confessavano – e solo un strega (con la forza che le dava il suo amante, il Diavolo, nei loro incontri) poteva resistere a simili supplizi senza confessare qualsiasi cosa, anche.
Il Papa Onorio III stabilì che il sacerdozio era cosa da maschi: "Le donne non devono parlare. Le loro labbra portano lo stigma di Eva, che ha perso agli uomini". Otto secoli dopo, la Chiesa cattolica continua a negare il pulpito alle figlie di Eva.
Lo stesso timore fa sì che i fondamentalisti mussulmani mutilino il sesso femminile e coprano la faccia delle donne. E il sollievo per il pericolo scongiurato fa sì che gli ebrei ortodossi comincino la loro giornata sussurrando: "Grazie Signore, per non avermi fatto donna"
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