PIACENZA.
Lo spettro della sfortunata Aloisa aleggia nel borgo medievale di Grazzano Visconti e si comporta come il più classico dei fantasmi. Pochi di voi se la sentiranno di affrontarlo, soprattutto dopo aver letto quanto abbiamo scoperto sul suo conto.
Grazzano Visconti, è un grazioso villaggio rinascimentale situato a pochi chilometri da Piacenza. Caratteristica principale del borgo è quella di essere stato interamente ricostruito attorno al castello trecentesco, agli inizi del ‘900. Operazione che, comunque, è stata condotta con notevole rispetto storico-architettonico e,per fortuna, con grande attenzione ai particolari dell’ambientazione rinascimentale.
A confermarcelo è la presenza costante di uno spettro femminile che ben si è adattato a quello che, potremmo definire, un “nuovo habitat” e che nella piccola comunità di Grazzano viene considerato una sorta di nume tutelare.
Classico il comportamento di questo fantasma che, oltre a spaventare con la sua eterea presenza abitanti e visitatori, quando viene stuzzicato all’interno del castello sa diventare assai manesco e dispettoso, spingendosi, oltre a far volare coperte e sprimacciare cuscini, anche a schiaffeggiare e a pizzicare quegli ospiti che non abbiano soddisfatto la sua vanità femminile, meglio se con piccoli doni od omaggi floreali appropriati.
La natura muliebre di quest’ombra ultraterrena è ulteriormente sottolineata dalla preferenza che dà a collane, monili e piccoli gioielli che (solo se effettivamente graditi…) finiranno per adornare il simulacro che si trova vicino alla piazza principale.
Qualcuno addirittura afferma che, in questo caso, la Castellana fantasma si trasformerebbe, per via del gesto propiziatorio, da presenza inquietante a spirito benevolo e protettivo, favorendo in particolare la buona sorte di dame e fanciulle innamorate: "Io sono Aloisa e porto Amore e profumo alle Belle che donano il loro sorriso a Grazzano Visconti"; una specie di San Valentino in gonnella insomma, cui vengono recapitati messaggi e omaggi floreali da tutta Italia.
Suggestiva e, come sempre assai drammatica, la vicenda dalla quale prende spunto la storia di quest’anima inquieta.
Andata in sposa ad un Capitano di Milizia, Madonna Aloisa, non appena scoperto il tradimento del marito, si tolse la vita per gelosia e da allora il suo fantasma aleggia tra gli spalti del castello e, non di rado, si manifesta anche nel parco antistante, dove però sembra comportarsi in maniera decisamente meno offensiva.
Di questo fantasma birichino, negli anni Cinquanta la stampa si occupò spesso, sia in Italia che all’estero, e ci furono articoli sui quotidiani La Stampa e Il Corriere della Sera, poi ripresi dai giornali inglesi. Per citarne uno, il Sunday Express in particolare, dopo un servizio sull’argomento, incaricò il suo corrispondente italiano perché svolgesse una ricerca più approfondita.
Questo reporter, coadiuvato da parapsicologi e da esperti del settore (tra i quali un sensitivo piuttosto famoso), sottopose la statua, raffigurante la sfortunata Aloisa, ad una serie di esperimenti, prevalentemente basati sulla radioestesia e riuscì a dimostrare non solo l’esistenza di una misteriosa energia radiante ma mise anche in evidenza come le oscillazioni del pendolino indicassero che doveva trattarsi dell’effige di qualcuno “che aveva davvero molto amato, ma anche molto sofferto”.
Caratteristiche che certo non traspaiono dalla semplice osservazione della statua di Aloisa, le cui fattezze (che si dice siano state fedelmente riprodotte su indicazione del medium che la contattò per via spiritica…), ce la presentano come una dama paffutella e piccoletta, poco espressiva, ma nell’insieme con quel che d’inquietante e malevolo che ce la rende subito poco simpatica.
Nonostante non sia facile trovare in Grazzano qualcuno disposto a testimoniare di aver avuto a che fare con questo bizzarro fantasma femminile, ad interessarsi del caso di Aloisa sono stati anche, in tempi più recenti, un operatore televisivo di un’emittente privata ed un giornalista di un quotidiano locale che, con calcolato scetticismo, hanno tentato di ridicolizzarne la leggenda.
Il risultato del loro reportage è per certi versi davvero singolare. Mentre al primo riuscì assai difficoltoso riprendere, con una fotocamera, l’effige marmorea (si inceppò ripetutamente la macchina fotografica e più di una volta non funzionò il lampeggiatore…); all’altro capitò una cosa ancora più curiosa: dopo aver registrato su un nastro magnetico una serie di interviste a proposito del fantasma, ci si rese conto riascoltandole, che, si coglievano distintamente solo le affermazioni e le dichiarazioni che ne parlavano in modo positivo, proprio come se qualcosa avesse cancellato o disturbato tutto il resto.
Sul fantasma di Aloisa, donzella sfortunata, non resta molto altro da scrivere: nonostante ciò, un senso d’inquietudine, aleggia ancora tra quelle mura secolari e conferisce al simulacro della sfortunata Eloisa un’aria un po’ sinistra, da gnomo malevolo: monito silenzioso per chi osa sfidare il segreto di Grazzano, una semplice storia d’amore finita in tragedia…
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